L’inchiesta keu e il ruolo di Scapigliato per lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti conciari non pericolosi

La società si è impegnata nel 2019, sottoscrivendo un protocollo d’intesa con la Regione Toscana, ad accogliere parte degli scarti derivanti dalla lavorazione del cuoio

[20 Aprile 2021]

L’operazione keu, ovvero l’ultima inchiesta su presunti smaltimenti illeciti di rifiuti coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Firenze, è tornata a toccare un problema con cui la Toscana convive da sempre: la carenza d’impianti per gestire i fanghi di depurazione – un rifiuto speciale e a tutti gli effetti uno scarto dell’economia circolare, di natura sia urbana sia industriale.

In questo caso nel mirino della magistratura sono finiti i fanghi del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, che rappresenta oltre 500 aziende e 6mila addetti sfornano il 35% della produzione nazionale di pelli e il 98% di quella di cuoio da suola, con un fatturato pari a 2,4 miliardi di euro dovuto per il 70% all’export. In attesa che l’inchiesta faccia il suo corso, auspicabilmente chiarendo i fatti in tempi brevi – molte inchieste similari condotte in Toscana negli ultimi anni, la Demetra del 2016, la Dangerous trash del 2017 la Blu mais e la Stop stinks del 2020, non sono ancora arrivate a un punto fermo –, è indubbio che la gestione dei fanghi di depurazione provenienti dal comparto presenti criticità.

Tanto che nel marzo 2019 la Regione Toscana, insieme all’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno e l’allora Rea impianti (oggi Scapigliato srl, società al 100% pubblica di proprietà del Comune di Rosignano Marittimo) firmò il primo “patto sull’economia circolare” in Toscana. Il patto prevedeva investimenti pari a 80 milioni di euro da parte dei conciatori per rendere più sostenibile la gestione dei propri scarti dotandosi di un’infrastruttura impiantistica all’avanguardia.

Il quantitativo di rifiuti cui far fronte era ed è ingente: due anni fa dalla Regione precisavano che vanno annualmente nelle discariche 50mila tonnellate di scarti di lavorazione (prodotti da conciatori e pellettieri) alle quali si aggiungono altre circa 20/30mila tonnellate di scarti di pelli prodotte altrove nel territorio regionale; inoltre 20mila tonnellate di carniccio e rasature ad oggi usate per produrre concimi. A questi rifiuti si aggiungono 70mila tonnellate di fanghi.

In attesa che gli investimenti da 80 mln di euro per migliorare il ciclo di gestione di questi scarti – in merito ai quali però successivamente non sono stati forniti aggiornamenti puntuali relativi alla messa a terra –, già nel 2019 c’era da risolvere un’emergenza: permettere la continuità produttiva del distretto e al contempo garantire smaltimenti in sicurezza dei relativi scarti.

Il coinvolgimento di Scapigliato – spiegano oggi dalla società, rispondendo a «false affermazioni pubblicate sulla stampa» in merito a presunti “incontri segreti” – era finalizzato a trovare soluzioni, in termini di smaltimento in discarica, per alcuni flussi di rifiuto provenienti dal settore conciario, che fino ad allora erano destinati a recupero».  Un accordo pubblico dunque, definito «per garantire lo sviluppo dei processi fondamentali di economia circolare nel settore del cuoio e della concia, in fase di emergenza per lo smaltimento dei residui delle lavorazioni. La nostra società – ricordano da Scapigliato – si è impegnata ad accogliere, nel periodo necessario a realizzare i nuovi impianti da parte del settore conciario e, quindi, 3 anni, i quantitativi dei rifiuti (ovviamente ammissibili in discarica), derivanti dagli scarti delle lavorazioni».

Se parte di questi scarti non siano stati conferiti dai conciatori nella discarica di Scapigliato (o in altri impianti autorizzati a gestirli) sarà la magistratura a doverlo chiarire, ma in questi anni Rosignano ha messo a disposizione del territorio il proprio polo impiantistico per smaltire in sicurezza parte dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti dalle concerie, permettendo dunque di evitare smaltimenti impropri altrove.

Altre tipologie di rifiuti non avrebbero potuto essere smaltite a Scapigliato, perché l’accordo prende ovviamente le mosse dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dalla Regione nel febbraio 2019 a Scapigliato. Un’Aia che riguarda appunto i soli rifiuti non pericolosi e che «si caratterizza anche per il forte incremento del livello dei controlli e dei presidi di carattere ambientale, in grado di rendere Scapigliato l’impianto maggiormente monitorato della Toscana. Scapigliato – sottolinea il protocollo d’intesa regionale, ancora consultabile online – oggi si configura come un polo strategico di rilievo e con funzione regionale nella gestione del ciclo dei rifiuti in Toscana».