Rifiuti, nell’Ato Toscana Costa slitta la gara per il socio privato. Con quali prospettive?
Per favorire l'economia circolare e al contempo contenere i costi è necessaria una strategia industriale che sappia mettere a rete gli impianti sul territorio
[11 Gennaio 2017]
Il direttore dell’Ato Toscana Costa, Franco Borchi, durante l’ultimo Collegio dei sindaci del territorio ha comunicato «l’annullamento della procedura di gara in corso» per l’individuazione del socio privato di RetiAmbiente, il futuro gestore unico del servizio rifiuti nell’Ambito Territoriale Ottimale Toscana Costa – ente che rimarrà a maggioranza pubblica. Come anticipato sulle colonne del quotidiano locale La Nazione, Borchi si è comunque impegnato a «indire rapidamente una nuova gara», entro febbraio 2017, con l’aggiudicazione definitiva prevista per il prossimo ottobre. «È il tempo trascorso l’elemento di effettiva criticità dell’attuale procedura di affidamento. A distanza di tre anni – ha spiegato Borchi – appare necessario verificare l’interesse del mercato alla procedura».
Uno slittamento di qualche mese che di per sé – la Legge Regionale n°61/2007 prevede la necessità del gestore unico da 10 anni – non cambia granché le carte in tavola. Al contempo, a non cambiare sono però anche gli obiettivi previsti dal Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati (Prb): tutta la Toscana dovrà lavorare per avere al 2020 una raccolta differenziata dei rifiuti urbani al 70% con un recupero effettivo di materia al 60%, far avanzare il recupero energetico al 20% e far scendere i conferimenti in discarica a un massimo del 10%.
Si mira sostanzialmente a progredire con decisione sul fronte della sostenibilità ambientale, rendendo disponibili servizi più complessi (di cui la differenziata spinta è un esempio): servizi che creeranno a loro volta più occupazione sul territorio, ma richiederanno anche – proprio a fronte dell’accresciuta complessità – maggiori costi. Già il compianto biologo e marxista Barry Commoner stilò le quattro leggi fondamentali dell’ecologia sottolineando che non esistono pasti gratis, e con questa legge dobbiamo tutti confrontarci.
Da questa deriva come il dibattito politico non dovrebbe incentrarsi sul dire sì o no al gestore unico, ma su come elaborare una strategia industriale che rifugga dalla logica dei muri e al contrario sappia mettere a rete gli impianti sul territorio attivi nella gestione e trasformazione dei rifiuti; solo incrociando il mercato dal punto di vista impiantistico è infatti possibile promuovere concretamente un’economia circolare che possa massimizzare le ricadute ambientali e al contempo contenere l’incremento dei costi tramite economie di scala. Di un simile dibattito, purtroppo, continua però a non esservi traccia.