Erosione costiera: crisi climatica e cattiva gestione del territorio nell’entroterra i veri nemici della costa toscana

I risultati del seminario regionale a Bibbona: «Guardiamo anche cosa succede alle nostre spalle, non solo in mare!»

[9 Giugno 2022]

Grande successo di pubblico e grande livello dei relatori intervenuti al seminario “Erosione costiera: Che fare?” organizzato da Legambiente Toscana, col patrocinio e la collaborazione del Comune di Bibbona.

Aprendo i lavori, il sindaco di Bibbona, Massimo Fedeli, ha ricordato che «La località turistica di Marina di Bibbona è al quinto posto in Toscana per numero di presenze turistiche: questo, se da un lato ci rende orgogliosi, dall’altro rappresenta una sfida. Quella a difesa dell’ambiente e della natura che caratterizza i nostri soli 5 chilometri di costa. E’ una sfida iniziata da chi mi ha preceduto e portata avanti dalla mia amministrazione». .

Riferendosi anche alle celebrazioni del World Ocean Day, l’assessore all’ambiente di Bibbona, Enzo Mulè, ha sottolineato: «Abbiamo colto al volo l’occasione di ospitare questo confronto perché con Legambiente esiste un legame consolidato e, inoltre, coincide con una giornata importante quale quella dedicata agli oceani. La nostra costa, chiaramente, non è bagnata dall’oceano anche se, purtroppo, assistiamo a fenomeni di avanzamento verso la costa che devono preoccuparci e farci riflettere».

L’intervento di Alex Giuzio, caporedattore di Mondo Balneare che vede nelle nuove regole l’occasione per trasformare le concessioni in qualcosa di più sostenibile dal punto di vista ambientale ed energetico, ha dato il via a un’analisi seria e accurata della situazione Nazionale e Toscana, con il responsabile mare e turismo di Legambiente che ha illustrato alcuni dei più clamorosi casi di attacco alle coste e di distruzione di una risorsa ambientale, paesaggistica ed economica come le spiagge. Una cementificazione e la costruzione di strutture costiere che provacano ovunque disastri, a partire dalla Calabruia e dalla Sicilia, ma che vedono anche le coste toscane in forte e diffusa sofferenza e comunque in una posizione più critica rispetto alla Sardegna, alla Liguria e alla Romagna. E Marco Masi, responsabile acqua, territorio e costa della Regione Emilia Romagna ha presentato un grande progetto già in corso per il ripascimento e la rinaturalizzazione delle spie agge romagnole, una situazione molto diversa da quella illustrata per la Toscana da parte di Roberto Montanari, del settore difesa della costa della Regione Toscana che ha illustrato tutte le difficoltà degli interventi sulle spiagge e coste e antipcipato le linee programmatiche regionali che devono ancora fare molta strada per raggiungere il livello romagnolo.

Difficoltà illustrate da Angelo Ferrara, presidente di Legambiente Costa Etrusca, che ha evidenziato l’erosinone in atto lungo la costa livornese della Toscana, e da Roberto Sirtori che ha chiesto di rivedere con un’accuirata verifica ambientale il gigantesco progetto della Darsena Europa del Porto di Livorno che, secondo Legambiente Pisa, potrebbe avere un fortissimo impatto sia sulla costa pisana che sull’Area marina protetta delle secche della Meloria.

Massimo Celati, Comandante del reparto Carabinieri Biodiversità di Cecina ha illustrato come, grazie a un utilizzo intelligente della Posidonia oceanica spiaggiata, d si possano ricostruire rapidamente ambienti dunali scomparsi e favorire il recupero degli arenili, contrastando da terra l’erosione costiera.

Nel suo atteso intervento, Enzo Pranzini, docente di dinamica e difesa dei litorali dell’università di Firenze <, ha tenuto una vera e propria – affascinante – lezione sulle cause visibili e nascoste dell’erosione lungo le coste toscane, evidenziando che   non bisogna limitarsi alle usuali “soluzioni dure”, come barriere sovraflutto e sottoflutto, pennelli a mare e massicciate difensive, ma occorre avere un rapporto sistemico che tenga conto delle dinamiche entroterra/linea di costa, nell’ambito di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici più coerenti e coraggiose, non dimenticando il contributo naturale che ci possono dare le praterie di Posidonia oceanica nella prevenzione attiva dei fenomeni erosivi. Pranzini ha fatto l’esempio della spiaggia di Procchio, all’Isola d’Elba, dove l’abbandono dell’agricoltura e la cementificazione della fascia costiera prospicente uno degli arenili turisticamente più importanti dell’Elbaa, hanno innescato una rapidissima erosione.

«Inoltre – sottolinea Legambiente Toscana –  è risultata evidente la necessità di studiare e monitorare l’erosione in un quadro cronologico di più ampio respiro, cercando di immaginare scenari con diversa gradazione probabilistica, soprattutto nel lungo periodo. Con sfondo l’orizzonte 2100, diventerebbe così più agevole immaginare soluzioni organiche e durature, a vantaggio soprattutto del bene comune e delle generazioni future».

Uno scenario confermato anche da Carlo Brandini, del CNR e responsabile della Divisione oceanografica del LAMMA, che ha sottolineato l’impatto dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento del livello del mare sull’erosione costiera ma anche che i rischi più grandi non vengono dal mare ma dall’utilizza improprio e insostenibile che si fa del territorio alle spalle delle spiagge.

Il Direttore di Legambiente nazionale, Giorgio Zampetti, ha chiesto che dalle parole si passi ai fatti, che si integrino le politiche regionali, nazionali ed europee per la lotta all’erosione costiera, sottolineando però che, come ha dimostrato il convegno, ogni area ha una storia a sé e che, pur nel quadro generale del riscaldamento globale e della cementificazione delle coste, occorre dare risposte tarate sui problemi e i rischi locali. Insomma, anche per l’erosione costiera vale il vecchio slogan “Pensare globalmente e agire localmente” .

L’iniziativa si è conclusa con la premiazione degli studenti dell’ITC Carlo Cattaneo di Cecina che hanno partecipato al concorso “Se si alza il mare”, indetto da Legambiente Costa Etrusca, con un progetto di recupero delle acque piovane che ha anche sviluppato un modello che mostra sia il forte e rapido calo delle precipitazioni che il loro concentrarsi solo in alcuni periodi molto limitati.