Coldiretti: «Il suolo risorsa non rinnovabile». La Giornata del Ringraziamento in Toscana
Geologi: «In Toscana pericolo da edilizia scellerata, ma anche da agricoltura disinvolta»
Consumo di suolo anche da opere pubbliche e industria che ignorano la geologia
[18 Novembre 2015]
Secondo un rapporto di Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), Cnr e Legambiente che evidenzia come la media nazionale di consumo di suolo sia al 7% con i picchi della Lombardia, 11%, Veneto, 10% e Campania, 9%, in Toscana il territorio cementificato è il 6,2% dell’intero suolo della regione. Il consumo maggiore si ha nell’area di Prato, oltre il 10%, e in provincia di Livorno, Lucca e Pistoia tra il 6-10%. L’area di Firenze, con Pisa e Arezzo hanno un consumo nella media regionale mentre Siena e Grosseto sono sotto la media, 2-4%.
Partendo da questi dati, Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana, sottolinea che «L’attenzione al consumo di suolo e ai rischi idreogeologici non sono soltanto legati alla cementificazione selvaggia. Anche una sola villetta su un pendio sensibile può farlo franare disastrosamente se i suoi scarichi non sono ben progettati, eseguiti e manutenuti. Ma anche una progettazione agronomica troppo disinvolta, vedi megamovimenti terra e colline artificiali, (tipici del menefreghismo degli speculatori dei “marchi DOP”) può devastare grandi territori. Non è la dimensione di un intervento né la sua finalità “agricola” che ne garantisce la sostenibilità a priori. Per prevenire e difendersi bisogna prima di tutto capire, e ricordiamoci che per capire e prevedere cosa succede sul suolo è indispensabile conoscere e capire ciò che ci sta sotto e cioè il “sottosuolo”».
I dati Ispra che confermano come anche in Toscana ci sia una scarsa considerazione dei rischi idrogeologici. «Mi duole dover notare – commenta la presidenza dei Geologi – che la tendenza sempre più chiara di molte pubbliche amministrazioni è quella di sottostimare la professionalità del geologo, e cercare di relegarne l’opera alla mera compilazione di schemi e tabelle in ottemperanza ”semplificata” (leggasi solo formale) a leggi regionali o nazionali peraltro ottime. E questo anche in una Regione come la Toscana che per norme su territorio ed ambiente è fra le migliori in Italia. Ma le norme poco possono se manca la consapevolezza del rischio e la sensibilità in materia di geologia ed ambiente».
La Fagioli ricorda che «di conoscenza e comprensione del suolo e sottosuolo è la geologia ad occuparsene. Non impermeabilizzare se non lo strettamente indispensabile è giusto e ragionevole, ma proibire l’impermeabilizzazione laddove i terreni affioranti sono già impermeabili per loro natura è semplicemente idiota. Non si deve consumare suolo certo, ma io andrei oltre, si deve liberare suolo inutilmente impermeabilizzato o occupato con opere inutili. Non ha alcun senso progettare difese che costano ordini di grandezza di più di quanto valga ciò che si vuol difendere, anche se l’operazione incrementa il Pil. Liberare quindi suolo per poterne impiegare altro in aree non a rischio è una questione da dibattere, ma non è da dibattere il fatto che spesso certe opere sono indifendibili ed oltre che consumare suolo consumano anche risorse spendibili più proficuamente. Certo, non esistono “soluzioni facili” o peggio ancora standardizzabili a largo raggio, quando si parla di un territorio di cui si è abusato per decine di anni e la situazione è generalmente degradata. Uno stop alla cementificazione è d’obbligo. Ma l’esperienza purtroppo insegna che i divieti generalizzati non reggono a lungo se non sono basati su conoscenza attenta e puntuale delle situazioni locali. Ad una legge di limitazione del consumo del suolo vanno affiancate altre iniziative che facilitino e spingano alla conoscenza delle problematiche geologiche, idrogeologiche, sismiche e geotecniche del territorio».
Un ragionamento che si lega alla legge sul consumo del suolo della quale discute il Parlamento e i geologi evidenziano che «Nell’ultimo cinquantennio in Italia si è costruito e “consumato” suolo a ritmi vertiginosi e certe Regioni, in questa corsa suicida, si sono meritate la betoniera d’oro. I dati CNR –ISPRA –Legambiente sul consumo del suolo sono chiari e preoccupanti». Il suolo non è una risorsa rinnovabile ed «è un chiaro dovere civico e politico arrestare la tendenza a consumarlo. Quindi è benvenuta una legge che ponga argine all’ingordigia palazzinara privata, ma anche alle megalomania di pubblici amministratori dall’asfalto e dal cemento facile (e magari interessato), le cui cattedrali nel deserto non sono da meno in ambito di soil consuming. La legge sul consumo del suolo (quando e se ci sarà) è solo un primo tassello. Certamente aiuta ma da sola è assolutamente insufficiente a riportare in carreggiata una politica del territorio deragliata da decenni. Quando per oltre cinquant’anni si sono cementificati integralmente tratti di costa ed alvei torrentizi, si sono lottizzate ed edificate aree in frana e si è condonato non soli i piccoli abusi di necessità, ma interi quartieri, aree industriali, finanche grandi centri commerciali, non si ha più diritto di stupirsi né indignarsi per i prevedibili e previsti disastri».
Gli agricoltori non si sentono colpiti dalle accuse dei geologi che riguardano anche loro. Oggi anche Coldiretti Toscana fa una sua analisi sulla base dell’indagine “Il consumo di suolo in Italia” dall’Ispra in vista della 65esima Giornata del Ringraziamento che coinvolgerà tutte le province, e denuncia che «In Toscana più della metà della superficie (56%) è alterata dal consumo del suolo. Rispetto al 1990 gli ettari “occupati” da edifici, strade ed infrastrutture sono aumentati del 28% passando da 106.000 ettari a 135.800 del 2008. Ogni giorno il cemento si è divorato 5 ettari di suolo. 30.000 in 18 anni. Si stima che, nel 2013, la superficie compromessa e non recuperabile abbia raggiunto il 5,7%; Livorno e Pistoia le province con le percentuali più alte con l’8,2%. Ma a preoccupare è il suolo consumato nelle aree con pericolosità idraulica che catapultano la Toscana al quarto posto a livello nazionale dietro Emilia Romagna, Veneto e Piemonte con 26.000 ettari (11,2%).
La riflessione attorno al tema del consumo del suolo è il messaggio della Giornata del Ringraziamento dei Vescovi italiani che quest’anno ha come tema a “ Il suolo, bene comune” che s’ispira all’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che invita tutti gli uomini che abitano la terra alla “cura della casa comune”. Colf diretti Toscana evidenzia che «L’uomo ha infatti il compito ed il dovere di custodire la fertilità del suolo, prestare attenzione alle destinazioni d’uso della terra, arginare il fenomeno del land grabbing – l’accaparramento di terra da parte dei soggetti con maggior disponibilità economica –, garantire il diritto di accesso alla terra e alle risorse ittiche e forestali».
Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana, spiega che «E’ attorno a questo delicatissimo che si svolgeranno le celebrazioni caratterizzate da sfilate per le vie cittadini di trattori, liturgie e la benedizione dei frutti e dei mezzi agricoli. “La Giornata del Ringraziamento è un momento gioioso, per ritrovarci e per stare insieme ma anche per riflettere su quelli che sono i punti di forza e debolezza del nostro settore. Affidiamo ogni giorno la nostra vita alla provvidenza che decide i nostri raccolti ed i frutti di cui potremo predisporre, però non dobbiamo dimenticarci che il suolo, la terra, sono risorse non rinnovabili e pertanto da salvaguardare perché preziose. Il consumo del suolo è rallentato in Toscana anche in seguito ai gravi effetti del maltempo che ha evidenziato tutte le fragilità del nostro territorio. Per proteggere il territorio ed i cittadini occorre partire difendendo il nostro patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile dall’avanzare della cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali: la strada che ha preso la Toscana è ora quella giusta».
Ecco i prossimi appuntamenti della Giornata del Ringraziamento: Basilica di Sant’Agata a Asciano di Siena (22 novembre), alla Cattedrale di San Romolo di Fiesole a Firenze (29 novembre), alla Cattedrale di Monsummano Terme (29 novembre), al Duomo di Castelnuovo Garfagnana (29 novembre), al Santuario della Madonna dei Quercioli a Massa (6 dicembre), alla Basilica Romanica di San Piero a Grado a Pisa (13 dicembre) e via via in tutte le altre frazioni.