Petizione contro l’allevamento intensivo di maiali a Suvereto
Il Comitato "No porci a Barbiconi”: attività non compatibile con l’ambiente ed il nostro territorio
[31 Maggio 2021]
Il Comitato cittadino “No porci a Barbiconi” ha lanciato su change.org la petizione “No allevamenti intensivi a Suvereto” che punta a stoppare sul nascere un progetto – per ora sembra non ancora presentato ufficialmente, con richiesta di licenza edilizia, al Comune di Suvereto (LI) – di un’impresa che ha acquistato dei ruderi di una vecchia porcilaia che fu chiusa moltia anni fa per problemi ambientali.
Il Comitato spiega che «A Poggio Forno, in una vallata magnifica ed incontaminata a pochissimi km dal mare, attraversata da un torrente, incorniciata dalle verdi colline della Costa Toscana, in un susseguirsi di boschi, verdi pascoli, olivete, cipressi, vigneti, un gruppo di aziende che rappresenta uno dei maggiori allevatori di suini in Italia vorrebbe avviare un allevamento intensivo di maiali. Sulla valle si affacciano agriturismi, aziende vitivinicole, olivicole, di produzione di erbe officinali, allevamenti di pecore con pascoli ridenti, case residenziali e seconde case di turisti italiani e stranieri. Lungo le strade contigue passa una delle arterie più belle delle Ippovie Toscane, piste di cicloturismo, numerosi e bellissimi percorsi di trekking».
“No porci a Barbiconi” fa notare che «Siamo a soli 2 KM dal centro di SUVERETO, paesino medioevale in pietra, tra i borghi più belli d’Italia, Città del vino, meta sempre più ambita dal turismo Nazionale ed Internazionale. La Vallata che comprende Poggio Forno risulta essere estremamente fragile da un punto di vista del suolo ed idrico ed ha trovato un equilibrio e un’armonia, tra pascoli, boschi, olivete, vigne e i tradizionali allevamenti di ovini, il classico paesaggio Toscano che tutto il mondo ci invidia».
Il Comitato non entra nel merito delle problematicheche riguardano l’allevamento intensivo dei suini (benessere animale, inquinamento, gas serra…) ma ribadisce «Questa attività non può essere in alcun modo compatibile con l’ambiente ed il nostro territorio, con l’evoluzione che questo ha avuto negli ultimi decenni» sottolinea «I sicuri e ingenti danni ambientali, le perdite economiche sul turismo locale e su tutte le attività ad esso connesse che questo progetto genererebbe, il sovraccarico determinato da mezzi pesanti su una viabilità locale inadeguata, i danni irreversibili che questo progetto avrebbe per l’immagine del paese e delle sue aziende e la conseguente la forte riduzione dei valori fondiari ed, infine, l’incongruenza con i progetti di sviluppo del territorio basati sulla valorizzazione del turismo di qualità legato anche al settore enogastronomico».
La petizione conclude: «Vogliamo unire tutti in una sola voce, senza colori, politica o interessi singoli, per dire NO, per chiedere all’amministrazione comunale nella sua interezza e agli altri soggetti coinvolti nella gestione del territorio di intraprendere ogni attività volta ad impedire questa assurdità, in modo tempestivo, chiaro, fermo ed univoco».