Firenze Città2030: le città e la sfida del cambiamento

Le proposte di Legambiente per una mobilità sostenibile e a zero emissioni

[29 Febbraio 2024]

Approda anche a Firenze la campagna itinerante “Città2030: le città e la sfida del cambiamento”, l’iniziativa organizzata da Legambiente nell’ambito della Clean Cities Campaign per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni.

Ecco la scheda per Firenze:

 

Accelerare contro l’inquinamento

La sfida che attende Firenze, così come molte altre città italiane, va traguardata al 2030, anno in cui entrerà i vigore la prossima direttiva sulla qualità dell’aria. In soli 6 anni, infatti, il capoluogo toscano dovrà necessariamente ridurre le concentrazioni di PM10 del 16%, del 20% quelle del PM2,5 e del 32% l’NO2. Una sfida tutt’altro che semplice, soprattutto se si considerano le misure che, in maniera sinergica, dovranno essere varate, soprattutto in materia id mobilità, partendo dai divieti alla circolazione per i veicoli più inquinanti e agli investimenti per il potenziamento del TPL e della sharing mobility.

Traffico e incidentalità

Ancora troppe auto in città. Firenze, dovrebbe far propria la vocazione a divenire in breve tempo una città car free, seguendo le orme dei centri urbani nord europei come Oslo. Questa ambizione non è solo connessa alla riduzione del tasso di motorizzazione e al modal share ancora troppo sbilanciato sull’auto privata, ma anche alla necessità di ridurre l’inquinamento atmosferico e aumentare la sicurezza stradale, intervenendo anche attraverso pratiche di trasformazione dello spazio urbano. Infatti, sono ancora troppi gli incidenti registrati. Ricordiamo come nei primi due mesi del 2023 si sono registrati ben 578 incidenti (397 con feriti e 4 decessi, la metà dei morti registrati nell’intero 2022). Nell’estate 2023 l’amministrazione ha stanziato numerosi fondi per far fronte a questa emergenza. Un budget che è stato utilizzato prioritariamente per asfaltature, manutenzione dei marciapiedi e rifacimento degli attraversamenti pedonali. Si tratta certamente di interventi necessari, ma che non incidono in nessun modo sulle principali cause dei sinistri che sono la velocità eccessiva e distrazione alla guida. Per questo motivo, al fine di perseguire l’obiettivo del -50% di sinistri gravi fissato dal PNSS per il 2030, Firenze dovrebbe seriamente considerare l’adozione di tutte le misure necessarie al raggiungimento dello status di Città30. Un nuovo paradigma che, oltre al diffuso limite a 30km/h prevede che lo spazio venga ridisegnato per garantire la convivenza e la sicurezza di tutte le utenze, in particolar modo quelle deboli.

Trasporto pubblico

Buona l’offerta TPL del capoluogo toscano, che è riuscito ad assorbire l’importante domanda di mobilità con il progetto strategico del tram. L’amministrazione, a fine 2023, ha annunciato il progetto della stazione di ricarica per i 70 nuovi bus elettrici attesi, che alzerebbero notevolmente la quota del tpl a zero emissioni. Firenze si conferma anche una città sharing friendly, con un interessante combinazione di servizi, quasi tutti elettrici, a disposizione dei cittadini: 150 auto, 1650 monopattini, 2600 bici a pedalata assistita, 1900 bici muscolari e 150 scooter elettrici, per la maggior parte operativi con il sistema del free floating.

Città sicura e accessibile

BUONA l’estensione delle piste ciclabili, ma la città dovrebbe coltivare molto di più l’ambizione a divenire un centro urbano a mobilità prettamente ciclabile, soprattutto attraverso un incremento esponenziale dei percorsi disponibili e la trasformazione dello spazio al fine di incrementare la sicurezza delle utenze come pedoni e ciclisti. Buono lo sviluppo delle strade a velocità calmierata. Le strade 30 dovrebbero riguardare tutte le zone residenziali perché, oltre a incentivare la mobilità ciclopedonale, sono indispensabili per ridurre la gravità degli incidenti stradali: L’obiettivo à l’80% strade cittadine. quindi altri 6-700 km per diventare una “Città 30”. E avviare un ridisegno capillare degli spazi pubblici. a ben guardare, Firenze sembrerebbe fatta apposta per abbracciare questo nuovo paradigma, in grado di aumentare non solo la sicurezza, ma anche la vivibilità della città.

Firenze a 30Km/h? Il Tom Tom city index ci aiuta a superare la percezione circa l’impossibilità di poter percorrere le strade urbane a 30km/h, mantenendo inalterate le nostre abitudini e aumentando enormemente la sicurezza stradale. Firenze non fa eccezione: attualmente la velocità media nelle ore di punta è di 23 km/h, dunque prossima al limite suggerito. Tempo medio di percorrenza di una distanza di 10 km: 21 min Velocità media: 23 km/h.

Traffico a Zero emissioni

LA ZTL comprende il centro storico, una parte oltre Arno, precluso alle auto dei non residenti e del lungo Arno nelle ore serali e notturne. L’estensione totale è di circa 9 km quadrati, circa il 20% dell’abitato denso. Limitazione alla circolazione dei veicoli più inquinanti (LEZ): dal 31 marzo 2021 è vietato l’accesso e il transito, alle auto e ai veicoli merci delle classi diesel Euro 3 ed Euro 4, nell’area della ZTL e nell’area dei viali di circonvallazione tra viale Amendola-Giovine Italia e piazza della Libertà. Inspiegabile deroga ai residenti sino a settembre 2024.

 

Le proposte

ZTL LEZ e ZEZ, trasformare la città per salvaguardare la salute e la qualità della vita. Misure come ZTL ambientali, Low Emission Zone o, addirittura Zero Emisson si stanno dimostrando determinanti nell’abbattimento drastico degli inquinanti atmosferici prodotti dai trasporti. Londra, Bruxelles, Parigi, ovunque impiegate le LEZ garantiscono una riduzione di polveri sottili e biossido d’azoto da traffico del 30 o 40%. Non solo, contribuiscono anche a ridurre le emissioni climalteranti, l’inquinamento acustico e a ridisegnare lo spazio urbano a misura di cittadino. Sono strumenti semplici, relativamente economici e di grande efficacia che vanno applicati in maniera capillare e strutturata e senza un eccessivo ricorso a deroghe.

Investimenti massicci nel TPL e incentivi all’uso del trasporto pubblico. Certamente ridurre le emissioni prodotte dal traffico significa limitare la circolazione dei veicoli più inquinanti. Ma solo grazie alla creazione di una efficiente e capillare rete composta da TPL, in grado di assorbire la domanda di mobilità, sarà possibile rimodulare il modal share in favore del trasporto collettivo e a zero emissioni. Inoltre, accanto ad una nuova dotazione trasportistica, è fondamentale incentivare l’uso del TPL. Abbonamenti integrati, flessibili, calibrati non solo su base annuale, mensile e settimanale ma anche su un nuovo concetto di “orario” e giornata lavorativa, con prezzi differenziati, accessibili per tutti – o gratuiti, ad esempio, per studenti o redditi bassi – possono rappresentare un efficace incentivo all’uso del TPL. Per far questo, è necessario potenziale il Fondo Nazionale per il trasporto pubblico e dirottare almeno parte degli incentivi per l’acquisto di nuove auto che, negli ultimi anni, si sono dimostrati inefficaci nel risollevare il mercato dell’automotive e incrementare il numero di veicoli elettrici circolanti. Anzi, hanno assecondato i trend nocivi nel mercato dell’automotive, sempre più spostati a favore dell’acquisto di SUV e veicoli generalmente più pesanti ed ingombranti, con crescita dei consumi di combustibili e aumento della frizione a carico di pneumatici e freni, che hanno neutralizzato gran parte dei miglioramenti emissivi conseguiti dalle nuove motorizzazioni.

Digitalizzazione dei servizi della Pubblica Amministrazione e home working. Ridurre la domanda di mobilità. L’esperienza della pandemia ha accelerato i processi di digitalizzazione in atto e creato nuove modalità di lavoro e interazione. Secondo un noto studio realizzato dalla Cornell University e da Microsoft, chi lavora a distanza può arrivare ad avere un’impronta di carbonio inferiore del 54% rispetto a chi si reca in sede. Continuare ad investire nello smartworking e nel potenziamento dei servizi digitali della PA, quindi, garantirebbe una notevole riduzione degli spostamenti, in ambito urbano ed extraurbano, del consumo di energia e dei combustibili fossili. Tali evidenze si avevano già da tempo. Infatti, secondo uno studio ENEA sull’impatto ambientale dello smart working a Roma, Torino, Bologna e Trento, elaborato nel quadriennio 2015-2018, il lavoro a distanza permette di evitare l’emissione di circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno per lavoratore (-40%) con notevoli risparmi in termini di tempo (circa 150 ore), distanza percorsa (3.500 km) e carburante (260 litri di benzina o 237 litri di gasolio).

Sharing mobility e mobilità on demand. Incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) anche nelle periferie e nei centri minori, realizzare 5.000 km di ciclovie e corsie ciclabili pensate come una rete che si integra nel sistema urbano di mobilità sostenibile, rendere l’80% delle strade condivise tra cicli e veicoli a motore, predisporre programmi di incentivazione alla mobilità attiva (bike to work, bike to school). Inoltre, è necessario accelerare nell’implementazione del MAAS (mobility as a service), così da garantire un accesso immediato ed integrato a tutti i servizi di trasporto pubblico e in sharing disponibili nelle aree urbane. L’approccio MAAS garantirebbe un servizio di mobilità “su misura” rapido e facilmente modulabile in base alle necessità dell’utente, garantendo un’ottima alternativa all’uso dell’auto privata.

Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura di persona. “Città dei 15 minuti” (in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita), sicurezza stradale (Vision Zero incidenti gravi, a cominciare dai minori), “Città 30” all’ora anche ridisegno delle strade obbligando la moderazione della velocità (urbanismo tattico, parklets), con quartieri car free, slow streets, strade scolastiche, smart city, incentivazione della ciclopedonalità, micromobilità elettrica. In Italia, oltre alle note Olbia e Bologna, altre grandi città, come Torino ad esempio, mirano a seguire l’esempio di Amsterdam, Copenaghen, Londra e Parigi, dove nell’80% circa delle strade non si potrà superare i 20 o 30 all’ora.

Tutto elettrico in città, anche prima del 2035. Grazie alla progressiva estensione delle ZEZ (Zero Emission Zone), alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici per il trasporto pubblico, già oggi più convenienti nel costo totale (acquisto + gestione). Anche il trasporto delle merci nell’ultimo miglio deve diventare solo elettrico, promuovendo anche per queste il trasporto condiviso che riduce il numero di percorsi e di mezzi in circolazione. Indispensabile istituire distretti ZED (Zero Emissions Distribution), come a Santa Monica (California) o ad Oxford, dove possono entrare solo veicoli merci elettrici (dalle cargo bike ai camion). In Olanda una trentina di comuni hanno delimitato le aree urbane in cui saranno consentiti solo mezzi e camion a zero emissioni entro il 2025, si sono assunti la responsabilità di preavvisare cittadini e operatori con 4 anni di anticipo, mentre il governo centrale ha assegnato 185 milioni di contributi per le imprese di trasporto che convertono la propria flotta per tempo, anche con cargo bike elettriche. Amsterdam ha già definito un’area ZEZ (Zona a emissioni zero) di 70 chilometri quadrati. In Italia si spende oltre 1 miliardo all’anno di bonus auto (anche diesel) con risultati deludenti.