Wwf: bilancio negativo della stagione venatoria 2017/2018. Un anno da dimenticare
Troppe vittime e blitz filo-venatori in Parlamento e Regioni. Rarissimi segnali positivi per la tutela della fauna selvatica e il rispetto della legalità.
[31 Gennaio 2018]
Il Wwf traccia un pessimo bilancio della stagione venatoria che si conclude oggi: «La situazione climatica, i drammatici incendi della scorsa estate, l’aumento dei morti per caccia, l’incremento del bracconaggio anche su specie protette, i provvedimenti delle Regioni sempre a vantaggio dei cacciatori e contro la tutela di animali, natura e normative europee e internazionali hanno aggravato la situazione, disegnando un quadro fortemente negativo per l’attività venatoria italiana».
Il Panda sottolinea che «Anche quest’anno le guardie volontarie del Wwf hanno dato il proprio contributo con migliaia di chilometri percorsi e centinaia di ore spese per assicurare la legalità e controllare il territorio in collaborazione con le forze dell’ordine ed in particolare con L’Arma dei Carabinieri con cui, dopo l’assorbimento del Corpo forestale dello Stato, il Wwf ha siglato un’importante accordo per la prevenzione e repressione dei reati ambientali e per l’informazione ed educazione ambientale. Proprio ai Carabinieri-Forestali per le attività in difesa dell’ambiente, della legalità e degli animali selvatici va un grande grazie da parte dell’associazione».
La stagione venatoria è stata segnata da numerosi e gravi incidenti di caccia, tanto che a novembre il Wwf ha richiamato l’attenzione del ministro dell’interno su queto problema, evidenziando come in meno di due mesi si erano già registrate 44 vittime a causa dei cacciatori (17 morti e 27 feriti, di cui 4 morti e 7 feriti tra non cacciatori come riportato da l’associazione Vittime della Caccia). Una situazione che a fine dicembre si era ulteriormente aggravata con 25 morti e 58 feriti.
Ma i pericoli per la fauna sono arrivati anche dall’interno del Parlamento: il Wwf denuncia che, come ogni anno ha dovuto «arginare proposte di legge finalizzate a deregolamentare ulteriormente il settore a tutto vantaggio della potente lobby dei cacciatori e dell’ancora più potente lobby dei produttori di armi. Proprio agli sgoccioli della legislatura, attraverso un emendamento alla Legge di Bilancio dal titolo “controllo faunistico”, esponenti della maggioranza di governo hanno provato ad introdurre la caccia indiscriminata: un vero e proprio Far West venatorio che solo grazie ad una mobilitazione popolare si è riuscito ad evitare».
Non va meglio sul fronte delle regioni che, secondo gli ambientalisti, «hanno fornito pessime prestazioni lungo quasi tutta la Penisola. Tutte le Regioni, ad eccezione dell’Abruzzo, hanno dato il peggio di sé all’inizio della stagione venatoria: invece di rinviare ad ottobre l’avvio della caccia per dare una tregua e consentire di riprendersi agli animali selvatici stremati dal caldo estremo, dagli estesi incendi e dalla siccità, hanno anticipato la stagione venatoria. Ma non basta. Solo nei mesi di dicembre 2017 e gennaio 2018 vi è stato un fiorire di leggi regionali non conformi alla legge quadro sulla caccia (Legge 157/1992): la Lombardia e la Liguria hanno stabilito regole sull’annotazione dei capi abbattuti che di fatto impediscono un reale controllo; il Veneto ha “regalato” 350.000,00 euro alle associazioni venatorie “per finanziare progetti di informazione e di sensibilizzazione dei cacciatori”, a vari scopi tra i quali “contrastare il deprecabile fenomeno del bracconaggio” (dimenticando che gli atti di bracconaggio non sono semplicemente fenomeni da deprecare, ma reati sanzionati dal codice penale che chi possiede una licenza di caccia dovrebbe conoscere bene); le Marche hanno finanziato iniziative delle associazioni venatorie, legate alla “cultura e tradizioni dei cacciatori” definiti “valorizzatori dell’habitat e dell’ecosistema”, lasciando invece senza fondi i centri di educazione ambientale regionali; ancora la Liguria ha approvato una legge che non rispetta il divieto nazionale di commercio di fauna selvatica; la Puglia ha ridefinito il concetto di “esercizio venatorio”, limitandolo al solo impiego di “armi pronte all’uso e cariche”. Tutti provvedimenti sempre e solo a vantaggio dei cacciatori, anzi a vantaggio di quei cacciatori/bracconieri che non vogliono controlli».
Poi c’è l’eterna piaga del bracconaggio, con le uccisioni di specie protette, detenzione illegali o gravi maltrattamenti ai danni di animali selvatici, molti dei quali durante la stagione di caccia. Il Wwf ricorda alcuni dei casi più eclatanti che ha seguito nel 2017: un lupo decapitato vicino Pesaro,due lupi uccisi e esposti sulla strada a Radicofani, un lupo ucciso e lasciato come trofeo a una fermata degli autobus vicino Rimini; il ferimento di unararissima Aquila reale in un Parco regionale vicino Fabriano, di una Aquila del Bonelli in Sicilia e di un Falco pescatore vicino Todi; l’uccisione di un Cervo sardo, specie particolarmente protetta; furti di piccoli o di uova di uccelli rapaci in tutto il Meridione (in Sicilia in particolare); numerosi casi di caccia illegale a Trento. «Tutti reati rispetto ai quali . dicono al Panda – grazie al sostegno volontario di decine di avvocati, il Wwf ha presentato denunce e esposti, costituendosi come parte civile nei procedimenti penali».
Di fronte a questo quadro sconfortante di una stagione venatoria che «ha dimostrato la difficoltà del nostro Paese ad allinearsi agli standard internazionali ed europei in materia di tutela della fauna selvatica e di prelievo venatorio» Secondo il Wwf «Va totalmente invertita questa situazione in cui l’unico elemento positivo è la costante diminuzione del numero dei cacciatori».
L’assovciuazione avanza alcune proposte per fare in modo che la stagione venatoria 2018/2019 non sia anche peggio di quella appena conclusasi: «È necessario migliorare e aumentare l’attività di vigilanza venatoria da parte delle Forze dell’ordine e delle Amministrazioni locali. Va agevolata la nomina di nuove guardie volontarie delle associazioni di protezione ambientale, favorendone le attività nell’affiancamento alle Forze di polizia. Vanno aumentati i controlli, vanno introdotte regole più severe sul rilascio e sul rinnovo delle licenze di caccia. Va ridotto il periodo di caccia, così come vanno ridotte le aree aperte a tale attività che costituisce un reale pericolo per agricoltori, escursionisti o altre categorie che sempre più spesso sono vittime di “incidenti” di caccia».
Al nuovo Parlamento che si insedierà a marzo, il Wwf Italia chiede «una riforma del sistema sanzionatorio penale per l’uccisione, le catture illegali, il commercio illecito di animali appartenenti a specie protette dalle normative nazionali, europee o internazionali con l’introduzione del “Delitto di uccisione di specie protetta”».
Ma sarà difficile, visto che anche i Partiti che si professano animalisti dell’ultimora sono zeppi di fan della deregulation venatoria e sono alleati a gente che vorrebbe abbattere tutti gli orsi e i lupi, far cacciare per tutto l’anno, anche nei Parchi Nazionali e nelle Riserve integrali e non rispettare le Direttive europee Habitat e Uccelli.