Cnr: il turismo italiano vale 100 miliardi di euro
Nel 2016 negli esercizi ricettivi 117 milioni di arrivi e 403 milioni di presenze
[13 Febbraio 2018]
Secondo il XXI Rapporto sul turismo italiano dell’Istituto di ricerca su innovazioni e servizi per lo sviluppo del Consiglio nazionale delle ricerche (Iriss-Cnr), presentato oggi alla Borsa internazionale del turismo di Milano (Bit 2018), «L’Italia, grazie ai suoi 53 siti Unesco, è il primo Paese al mondo per disponibilità di patrimonio artistico-culturale e risulta tra i primi tre migliori Paesi dove si consiglia viaggiare nel 2018, a conferma del ruolo strategico che il turismo occupa nell’economia italiana. Nel 2016, infatti, i consumi turistici in Italia sono stati pari a 93,9 miliardi di euro, di cui 36,4 miliardi riconducibili alla domanda straniera (38,7% del totale) e 57,6 miliardi a quella interna (61,3%). Il valore aggiunto generato si è attestato su 103,6 miliardi di euro, oltre tre volte quello prodotto nel settore agro-alimentare e oltre quattro volte la ricchezza generata da tessile e abbigliamento. Il numero degli occupati ha superato i 3,2 milioni, pari a circa il 13,2% dell’occupazione nazionale».
La XXI edizione del rapporto sul turismo italiano raccoglie 51 contributi alla cui redazione hanno partecipazione circa settanta autori, tra i maggiori esperti di turismo e Il direttore del Iriss-Cnr, Alfonso Morvillo, curatore del rapporto insieme ad Emilio Becheri e Roberto Micera, spiega che «Si configura quale strumento di supporto per le scelte strategiche di tutti gli attori, pubblici e privati, che direttamente o indirettamente sono coinvolti nel settore del turismo italiano. E pone il ‘dato’ al centro dell’analisi, fornendo informazioni che si caratterizzano per essere autorevoli, confrontabili e agevoli da leggere; esso, inoltre, adempie ad una funzione educativa/didattica, proponendosi come guida all’accesso e alla lettura dei fenomeni più significativi che investono il turismo italiano; riporta, altresì, riflessioni e spunti per intraprendere nuovi progetti e/o approfondimenti sul settore e, infine, fornisce un ampio ventaglio di indicazioni di policy».
All’ Iriss-Cnr sottolineano che «I dati confermano la fase di sviluppo italiano del settore: nel 2016 gli esercizi ricettivi hanno raggiunto la cifra record di 117 milioni di arrivi – 3,5 milioni in più rispetto all’anno precedente, con un incremento del 3,1% – e hanno registrato circa 403 milioni di presenze – 10 milioni di presenze in più, pari a +2,6%. Il trend positivo è confermato dai dati provvisori del primo semestre 2017 che ha registrato incrementi di arrivi e presenze rispettivamente pari al 5,5% ed al 7% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, variazioni che si sono attestate nei primi dieci mesi dello scorso anno al 3,5% per gli arrivi ed al 5% per le presenze. Su una tendenza analoga si collocano le previsioni per il 2018, che indicano un ulteriore progresso degli arrivi del 4%. Le presenze straniere mostrano un trend positivo costante con un tasso medio annuo nel quinquennio 2011-2016 pari a +2,5% (tra 2015 e 2016 +3,5%). In particolare, i tedeschi, con circa 56 milioni di presenze detengono la quota più rilevante (28,4%), seguiti da francesi e turisti provenienti dal Regno Unito che con circa 13 milioni di presenze si attestano su 6,7% e 6,5%. Da sottolineare che circa il 70% delle presenze straniere si concentra in sei regioni: Veneto (22%), Toscana (12%), Lombardia (11,2%), Provincia di Bolzano (10,8%), Lazio (9,8%) ed Emilia-Romagna (5%). La crescita del turismo domestico, dal picco delle presenze registrato nel biennio 2014-2015 (+4,5%), è passata tra il 2015 ed il 2016 a un incremento molto più contenuto, pari al 1,6%».
Morvillo conclude: «Queste dinamiche rappresentano la risultante dell’effetto congiunto di fattori esogeni, legati alle crisi economiche, alle catastrofi naturali o agli attentati terroristici, e dei cambiamenti strutturali del settore. Tra questi ultimi si registrano l’affermazione di nuove forme di ricettività nel mercato turistico come riflesso della diffusione della sharing economy; l’affermazione della reintermediazione attraverso le Online Travel Agency; l’implementazione di strategie a supporto dei borghi per la valorizzazione delle aree interne e per la ripresa delle aree colpite dal terremoto; l’emergere di nuovi segmenti, sia come evoluzione di mercati tradizionali (turismo dei paesaggi e turismo fandom), sia come fenomeni di nicchia, in via di sviluppo (turismo dei nuovi gruppi familiari, shopping tourism, Lgbt e turismo di lusso). Infine, il consolidarsi del ruolo delle istituzioni e delle politiche pubbliche per orientare l’attività degli operatori».