Il ruolo dell’Eu Ets per ridurre le emissioni spiegato a Firenze
Non solo ambiente: con l’efficienza energetica il ritorno dell’investimento economico è sicuro
In Italia in particolare i maggiori interventi sono necessari per il settore residenziale, seguito da quello industriale e dal terziario
Un incontro organizzato da Fsr Climate dal titolo “Efficientamento energetico delle imprese: buone pratiche e casi concreti” si è tenuto presso la Camera di commercio di Firenze quando nel vicino Palazzo Vecchio i presidenti della Commissione europea e del Parlamento europeo stavano parlando sullo Stato dell’Unione europea a una platea di 600 partecipanti, intervenuti per la più grande Conferenza annuale dell’Istituto Universitario europeo. Ne riportiamo di seguito l’analisi.
L’efficienza energetica è considerata dall’Unione europea come una pietra miliare nella lotta contro i cambiamenti climatici e come priorità per diminuire l’impatto ambientale – ma anche per diminuire la dipendenza energetica dalle importazioni estere, che in Italia supera l’80% –, oltre a essere percepita come fondamentale per far ripartire molti settori dell’economia italiana che hanno subito le maggiori perdite a causa della crisi economica.
Simona Bonafé – Eurodeputata e membro della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare – è intervenuta a Firenze presentando un aggiornamento sull’attuale quadro legislativo europeo in tema di efficienza energetica, in particolare sul processo di revisione della Direttiva 2012/27/EU, che ha posto un target indicativo del 27% di risparmio energetico a livello europeo entro il 2030. In linea con il pacchetto clima ed energia 2030 la Direttiva è stata aggiornata nel novembre 2016 elevando il target al 30% e stabilendo il principio “energy efficiency first”, ossia che l’efficienza energetica debba venire al primo posto.
L’economista Simone Borghesi – direttore del gruppo di ricerca climatica della Florence school of regulation (Fsr Climate), e membro tra l’altro del think tank di greenreport – ha presentato i risultati del progetto Life Side condotto dal suo team di ricerca all’Istituto Universitario Europeo, spiegando il funzionamento del sistema europeo di scambio di quote di emissione (Eu Ets) come il primo e il più esteso mercato mondiale della CO2. L’Eu Ets, istituito nel 2005, copre oltre i tre quarti degli scambi internazionali di CO2 e interessa il 45% delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione europea: ha l’obiettivo di limitare le emissioni prodotte da oltre 11.000 impianti ad alto consumo di energia, tra cui centrali elettriche e impianti industriali nei settori del cemento, dell’alluminio, della ceramica, cartiere e industrie chimiche.
Nell’ambito del progetto Life Side, Fsr Climate ha condotto una valutazione complessiva dell’Eu Ets secondo alcuni criteri minimi proposti dalla Commissione europea. I risultati dell’indagine confermano la rilevanza dell’Eu Ets, data la necessità di ridurre le emissioni antropogeniche di gas a effetto serra per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici; la sua efficacia nel contribuire alla riduzione delle emissioni, sebbene al momento non esistano ancora solide evidenze rispetto all’ordine di grandezza di tale riduzione; l’efficienza della policy che è andata crescendo grazie alle riforme del sistema operate nel corso degli anni; la coerenza con altre politiche in favore di fonti di energia rinnovabile e misure di efficienza energetica, evidente soprattutto in termini di coerenza esterna essendo l’Eu Ets in linea con i target dell’Accordo di Parigi. Da ultimo, l’analisi presentata da Fsr Climate sottolinea il valore addizionale che l’Eu Ets europeo può apportare rispetto a singole politiche nazionali di riduzione delle emissioni.
Infine, l’intervento del verificatore Emas Francesco Baldoni si è concentrato su casi concreti nel settore dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili in Italia. Tali case history hanno coperto diversi settori, da quello della gestione dell’illuminazione interna (hotel) alla produzione “intelligente” (conceria), dalla produzione di energia da rifiuto organico fino a considerare l’impatto della diagnosi energetica nel settore dei trasporti di rifiuti urbani.
L’evento ha dimostrato come l’efficienza energetica possa costituire per le imprese un’opportunità economica con un ritorno dell’investimento sicuro e nel breve-medio periodo, e non solo un costo come spesso viene percepita: in Italia in particolare la maggior quota di investimento in efficienza energetica è richiesta da parte del settore residenziale (oltre 3 miliardi di euro di investimenti pari al 53% del totale), mentre il settore industriale è in forte crescita e richiede circa un terzo degli investimenti (circa 2 miliardi di euro). Da ultimo, il terziario (alberghi e uffici) richiede circa il 14% degli investimenti (800 milioni di euro).
di Isabella Alloisio, Research Associate, FSR Climate, EUI per greenreport.it
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