Il seguente testo è stato redatto per il settimanale ambientale de "il manifesto", l'ExtraTerrestre, con cui greenreport ha attiva una collaborazione editoriale
Anche le piante hanno una coscienza? Ecco come le emozioni umane le influenzano
A Palazzo Strozzi è in corso The Florence Experiment: un avveniristico progetto italo-tedesco che unisce arte e scienza, al quale hanno partecipato finora oltre 40mila visitatori
Le piante respirano senza polmoni, si nutrono senza bocca, digeriscono senza stomaco: sono così lontane da noi animali da apparirci come qualcosa di radicalmente diverso, con cui sarebbe impossibile intessere un rapporto. Forse anche poco interessante: da Aristotele in poi siamo abituati a collocare il mondo vegetale in una posizione di subalternità rispetto a quello animale. Eppure le piante vivono con successo sulla terraferma da ben 520 milioni di anni, ovvero da molto più tempo di noi, e forse è arrivato il momento di osservarle sotto una luce diversa: è questa la proposta sottesa a The Florence Experiment, un avveniristico progetto italo-tedesco che unisce arte e scienza studiando l’interazione tra piante ed esseri umani, di cui sono stati appena resi noti i primi risultati.
Risultati che arrivano da uno dei più importanti edifici rinascimentali di Firenze, Palazzo Strozzi: qui fino al 26 agosto avrà sede una mostra-esperimento realizzata dal celebre artista tedesco Carsten Höller – un ex ricercatore di entomologia con un dottorato in fitopatologia – insieme a Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (Linv) dell’Ateneo fiorentino.
Finora oltre 40 mila persone hanno partecipato direttamente al progetto, composto di due parti: nella prima i visitatori sono chiamati a intraprendere una discesa di 20 metri di altezza dal loggiato del secondo piano al cortile rinascimentale – utilizzando due grandi scivoli appositamente installati da Höller – portando con sé una pianta di fagiolo per consegnarla poi a un team di scienziati, chiamato ad analizzarne i parametri fotosintetici e le molecole emesse come reazione alla discesa.
La seconda parte dell’esperimento ha luogo invece negli spazi della Strozzina, dove sono allestite due speciali sale cinematografiche: in una sono proiettate scene di film horror, nell’altra spezzoni di film comici. La paura o il divertimento dei visitatori producono composti chimici volatili differenti che, attraverso due condotti di aspirazione, sono trasportati sulla facciata di Palazzo Strozzi, influenzando la crescita di piante di glicine rampicanti disposte su grandi strutture tubolari.
I dati finora raccolti mostrano che le piante coinvolte nell’esperimento non rimangono indifferenti all’esperimento, tutt’altro: «I risultati paiono confermare l’interazione tra uomini e piante, proprio nella direzione del messaggio ecologico di comunione tra mondo umano e mondo vegetale che The Florence Experiment voleva portare», annuncia il curatore del progetto e direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino.
Sono tre i principali fattori emersi dall’interazione tra uomo e piante. Il primo: tutte le piante di fagiolo che hanno effettuato la discesa sullo scivolo, con o senza la presenza dell’uomo, presentano un livello fotosintetico alterato rispetto alle piante cosiddette di controllo, ovvero quegli esemplari che sono stati lasciati in laboratorio in un ambiente e in condizioni ottimali per la loro crescita; in particolare, le piante di fagiolo che hanno effettuato la discesa sullo scivolo con la presenza dell’uomo presentano la più bassa fotosintesi rispetto a quelle che hanno fatto l’esperienza in solitaria. Il secondo: in assenza dell’uomo si è accertato un aumento significativo dell’emissione da parte delle piante di fagiolo di alcuni composti volatili, rispetto agli esemplari che hanno effettuato la discesa con la presenza dell’uomo.
Il terzo: la crescita di ognuna delle otto piante di glicine posizionate sulla facciata di Palazzo Strozzi risulta influenzata dalla paura o dalla gioia dei visitatori presenti nelle due speciali sale cinematografiche allestite negli spazi della Strozzina, e la direzione dominante del glicine è stata quella della gioia per cinque piante, mentre le rimanenti tre hanno scelto la direzione della paura. «In conclusione, sembra confermato l’effetto che la presenza dell’uomo ha sulle piante – spiega Mancuso – la riduzione della fotosintesi e dell’emissione di composti volatili in presenza dell’uomo sono statisticamente significative, e denotano il fatto che le piante ci percepiscano».
In attesa di essere verificati con ulteriori dati sperimentali – in primis da quelli che verranno elaborati alla conclusione di The Florence Experiment – questi risultati già suggeriscono un dirompente cambio di paradigma. Le piante si sono evolute per sopravvivere rimanendo ferme, ed è per questo che tutte le funzioni che negli animali sono concentrate all’interno di organi specializzati – polmoni, bocca, stomaco, cervello, etc – nelle piante sono diffuse nell’intero corpo; gli organi singoli o doppi sono dei punti deboli, che un essere vivente non in grado di muoversi per sfuggire a predatori e pericoli non può permettersi di avere, se vuole sopravvivere. Eppure, pur non avendo neanche un cervello, le piante mostrano sia una certa intelligenza – intesa come l’abilità di risolvere problemi – sia possibilità di percezione, il che apre a una domanda di enorme portata: le piante sono esseri che integrano informazione, dotati di coscienza?
Esplorando quest’interrogativo, The Florence Experiment propone una riflessione moderna sul concetto di ecologia, mirando a creare una nuova consapevolezza di come gli esseri umani conoscono e interagiscono con gli altri esseri viventi. Un lavoro che, se portato alle sue estreme conseguenze, potrebbe aiutarci a capire non solo la vita delle piante, ma anche la nostra.