Il gassificatore non è un impianto di coincenerimento
[13 Settembre 2013]
Il gassificatore è un impianto diverso da quello di coincenerimento. Lo afferma il Tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia (Tar) – con sentenza dello scorso mese – che dichiara illegittima, una deliberazione adottata dalla Provincia di Udine. Una delibera che pur avendo autorizzato l’impianto, risulta essere incompatibile con la domanda presentata dall’interessato alla costruzione. Perché l’istanza è relativa a “un impianto termico di recupero energetico rifiuti, mediante gassificazione e produzione di energia” anche da fonti rinnovabili. L’interessato ha richiesto in zona Pannellia del Comune di Sedegliano, l’autorizzazione alla realizzazione di tale impianto per il quale fra l’altro aveva già ottenuto l’autorizzazione ministeriale, ormai in via di scadenza. Mentre dall’autorità pubblica autorizza l’impianto come impianto di coincenerimento, non consentendo in tal modo il conseguimento dei certificati verdi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Ma il procedimento volto a ottenere l’autorizzazione provinciale, è un tipico procedimento a istanza di parte, dove l’amministrazione non ha altra possibilità se non di accogliere, magari con prescrizioni, o rifiutare la domanda. Non è consentito che qualsiasi procedura avviata a istanza dell’interessato, consegua, se giunta a buon fine, un risultato diverso da quello proposto. L’amministrazione non può modificarla o provvedere su qualcosa di diverso da ciò che le è stato chiesto, altrimenti trasformerebbe il procedimento in parola in procedimento d’ufficio, il che non le è consentito. In pratica non può modificare l’oggetto della domanda, sopratutto quando l’autorizzazione richiesta fa riferimento a due impianti diversi e incompatibili fra loro. Infatti, l’impianto di coincenerimento ammette soltanto rifiuti, mentre il gassificatore, oltre a trattare rifiuti, può produrre energia, anche attraverso le fonti rinnovabili non fossili.
L’impianto di coincenerimento è – così come definito dal decreto in materia di incenerimento dei rifiuti (Dlgs 133/2005) – un impianto, fisso o mobile, la cui funzione principale consiste nella produzione di energia o di materiali e che utilizza rifiuti come combustibile normale o accessorio o in cui i rifiuti sono sottoposti a trattamento termico ai fini dello smaltimento. La definizione comprende il sito e l’intero impianto, così come le linee di coincenerimento, la ricezione dei rifiuti in entrata e lo stoccaggio, le installazioni di pretrattamento in loco, i sistemi di alimentazione dei rifiuti, del combustibile ausiliario e dell’aria di combustione, i generatori di calore, le apparecchiature di trattamento, movimentazione e stoccaggio in loco delle acque reflue e dei rifiuti risultanti dal processo di coincenerimento, le apparecchiature di trattamento degli effluenti gassosi, i camini, i dispositivi ed i sistemi di controllo delle varie operazioni e di registrazione e monitoraggio delle condizioni di coincenerimento. Dunque se il coincenerimento avviene in modo che la funzione principale dell’impianto non è la produzione di energia o di materiali, bensì corrisponde con il trattamento termico ai fini dello smaltimento dei rifiuti, l’impianto è da considerato un impianto di incenerimento.
Il gassificatore, invece può rientrare nella definizione – fornita dal Dlgs 398/2003 – di centrali ibride. Dove per centrali ibride si intende quelle che “producono energia elettrica utilizzando sia fonti non rinnovabili, sia fonti rinnovabili, ivi inclusi gli impianti di cocombustione, vale a dire gli impianti che producono energia elettrica mediante combustione di fonti non rinnovabili e di fonti rinnovabili”. Non a caso la disciplina del 2003 – che attua la direttiva del 2001 relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità – cerca di promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità nel relativo mercato italiano e comunitario. Inoltre cerca di favorire lo sviluppo di impianti di microgenerazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili, in particolare per gli impieghi agricoli e per le aree montane.