Slow Food: un quasi-fallimento. Sierra Club: Trump resta ancora il solo a voler uscire dall'Accordo di Parigi
Cop24 Unfccc, gli ambientalisti: non è un successo ma evitato un clamoroso fallimento
Legambiente: risposta inadeguata. Wwf. rafforzare gli impegni. Greenpeace: non è abbastanza ambizioso
[17 Dicembre 2018]
Il miglior riassunto dei risultati della 24esima Conferenza delle parti dell’United Nations conference on climate change (Cop24 Unfccc), conclusasi a Katowice dopo due drammatiche notti suppletive di duro confronto negoziale, è forse quello di Greenpeace Polska: «E’ difficile parlare di successo, ma siamo riusciti a evitare un fallimento spettacolare, non grazie alla presidenza polacca, sfortunatamente».
Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, «la Conferenza sul Clima di Katowice si è conclusa senza una chiara e forte risposta dei governi all’urgenza della crisi climatica, evidenziata dal recente rapporto dell’Ipcc. La Cop24 non è infatti riuscita a concordare un chiaro impegno di tutti i paesi a rafforzare entro il 2020 gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con la soglia critica di 1.5° C, ad adottare un efficace quadro normativo, il cosiddetto Rulebook, in grado di dare piena attuazione all’Accordo di Parigi e a garantire un adeguato sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo che devono far fronte a devastanti impatti climatici. Risultato debole e in forte contrasto non solo con il grido di allarme lanciato dall’Ipcc, ma anche con la crescente mobilitazione dei cittadini, soprattutto giovani, che in ogni angolo del pianeta chiedono una forte azione globale in grado di fronteggiare la crisi climatica che stiamo vivendo. I prossimi due anni devono servire a costruire partnership capaci di raggiungere il livello di ambizione che la scienza ritiene indispensabile per superare la crisi climatica».
Legambiente sottolinea che «in questa Cop24 l’Europa ha tentato di costruire alleanze con altri paesi in grado di raggiungere un accordo ambizioso. Purtroppo senza successo, per l’incapacità di molti governi europei di fare significativi passi in avanti nel sostegno finanziario ai paesi più poveri e vulnerabili. Per l’associazione ambientalista il Rulebook adottato a Katowice se da una parte rappresenta un segnale importante, dall’altra parte presenta delle lacune che andranno colmate entro il 2020, in modo che l’Accordo di Parigi possa essere pienamente operativo alla sua entrata in vigore. Tuttavia, non va dimenticato che l’Europa, insieme a paesi emergenti e in via di sviluppo, ha promosso la Coalizione degli Ambiziosi che a Katowice si è impegnata ad aumentare entro il 2020 gli obiettivi di riduzione delle emissioni sottoscritti a Parigi, costituendo un importante esempio che va subito valorizzato ed esteso». Di questa coalizione fanno parte anche il sindaco di Londra, Sadiq Khan, che ha annunciato un’accelerazione perché la capitale del Regno Unito diventi carbon neutral al 2030, e il Canada ha annunciato un impegno più ambizioso per il clima entro il 2020.
Ciafani evidenzia che «ora non sono possibili ulteriori rinvii. Serve un forte protagonismo dell’Europa in vista del Summit sul Clima, convocato dal Segretario Generale dell’Onu Guterres per il prossimo settembre 2019 a New York, che deve valutare lo stato di avanzamento del processo di revisione degli attuali impegni, da concludersi entro il 2020 secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi. Ben prima del Summit l’Europa, con il pieno sostegno dell’Italia, deve rivedere il suo obiettivo al 2030, in coerenza con la soglia critica di 1.5°C, andando ben oltre il 55% di riduzione delle emissioni proposto già da diversi governi e dall’Europarlamento, in modo da essere per davvero il pilastro di una forte e sempre più larga Coalizione degli Ambiziosi in grado finalmente di tradurre in azione l’Accordo di Parigi».
Il Wwf «accoglie con favore i progressi verso l’adozione di un “Libro delle regole” per rendere operativo l’accordo di Parigi, e anche i segnali di volontà di aumentare le ambizioni venuto dalla Conferenza Onu, ma ancora non siamo al livello di accelerazione dell’azione necessario per affrontare l’emergenza climatica». Manuel Pulgar-Vidal, leader clima ed energia del Wwf International aggiunge: «I leader mondiali sono arrivati a Katowice con il compito di rispondere agli ultimi rapporti della scienza sul clima, da cui è emerso che abbiamo solo 12 anni per dimezzare le emissioni di CO2 e prevenire un riscaldamento globale catastrofico. Sono stati compiuti importanti progressi, ma ciò a cui abbiamo assistito in Polonia rivela una fondamentale mancanza di comprensione della nostra attuale crisi climatica da parte di alcuni Paesi. Per fortuna, l’Accordo di Parigi è disegnato per essere resiliente alle contingenze e tempeste geopolitiche. Abbiamo bisogno che tutti i paesi si impegnino a innalzare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2020, perché è in pericolo il futuro di tutti».
Anche secondo il Panda «i negoziati di quest’anno hanno in effetti mandato un segnale positivo sulla possibilità che i Paesi rivedano al rialzo i propri obiettivi climatici entro il 2020, rispondendo all’ulteriore allarme lanciato degli scienziati con il rapporto speciale dell’Ipcc 1,5° C. Paesi chiave, sia di più antica industrializzazione sia in via di sviluppo, hanno manifestato il loro appoggio all’accelerazione degli sforzi globali per garantire un futuro climatico sicuro. L’esito della Cop indica nel Summit sul clima del Segretario Generale delle Nazioni Unite (programmato per il 23 settembre 2019) il momento in cui sarà chiesto ai leader di rispondere all’appello, annunciando o impegnandosi con obiettivi climatici nazionali aggiornati e più ambiziosi entro il 2020».
Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia sottolinea che «questa conferenza ha assegnato una responsabilità diretta ai leader che devono presentarsi al summit sul clima di settembre con obiettivi climatici più in linea con le indicazioni della comunità scientifica o con l’impegno di adeguarli comunque entro il 2020. Qualcosa di meno sarebbe una dichiarazione di incapacità nel fronteggiare l’emergenza climatica e garantire un futuro ai propri cittadini, al proprio Paese, al Pianeta. E questo proprio quando in tutti il mondo si moltiplicano le iniziative dei ragazzi adolescenti che sanno, forse più di chi li governa, cosa rischiano».
Anche per il Wwf il “Libro delle regole” per rendere operativo l’accordo di Parigi è un passo avanti, «ma permangono lacune critiche da affrontare nei futuri negoziati. Sono arrivate al traguardo molte regole per gestire la trasparenza e la contabilità sui progressi climatici dei paesi, offrendo una certa flessibilità ai paesi in via di sviluppo. La conferenza si conclude, però, con poca chiarezza su come si debba contabilizzare il finanziamento sul clima fornito dai paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo, su come si raggiungerà l’obiettivo dei 100 miliardi entro il 2020 o su come sarà concordato l’obiettivo finanziario globale dopo il 2025».
Per Bohdan Pękacki, direttore di Greenpeace Polska, «i negoziati sul clima hanno superato queste due settimane a Katowice con un progresso, è stato qualcosa di lento, non è abbastanza ambizioso e, in aggiunta, con un ritardo politico da parte di Paesi come la Polonia. È difficile capire come si possa rimanere così sordi di fronte sia alla voce della scienza che della società. Mentre i giovani scioperano a scuola, sempre più cittadini e cittadini scendono in piazza e le organizzazioni sociali ci ricordano costantemente la necessità abbandonare i combustibili fossili, i nostri politici sono fermi al passato si aggrappano e ostinatamente alla loro arcaiche visioni carbonifere che avrebbero dovuto seppellire da tempo».
Anche secondo Paul Szypulski, coordinatore del clima ed energia di Greenpeace Polska, «i governi hanno deluso le persone che chiedono sforzi ambiziosi per abbandonare la combustione di combustibili fossili. Le voci di coloro che stanno già soffrendo gli effetti del cambiamento climatico non sono state ascoltate. Di fronte alla minaccia dei cambiamenti climatici, il semplice riconoscimento che il mondo ha bisogno di un intervento urgente e di adottare le regole per l’attuazione dell’Accordo di Parigi non è sufficiente».
Pękacki conclude: «Sia durante la Cop24 che nei mesi precedenti, è successo qualcosa di importante: abbiamo visto che il re di carbone polacco è nudo. E, proprio come nella favola di Andersen, i giovani – a Katowice e Gliwice, Varsavia e Żychlin, in Pless e Sucha Beskidzka, così come in molti altri luoghi in tutto il paese – durante lo sciopero della scuola hanno avuto il coraggio di dirlo più forte. Lo sciopero riguarda un enorme problema: la crisi climatica è la minaccia più seria che abbiamo mai affrontato. Il movimento per il clima, di cui Greenpeace fa parte, è cresciuto in Polonia e non cederà fino a quando non saranno finalmente apportati i cambiamenti necessari».
Durissimo il commento di Slow Food: «In altri tempi e in un contesto ambientale meno preoccupante, avremmo forse potuto considerare positivamente l’accordo raggiunto a conclusione della Conferenza. Tuttavia, tenuto conto degli allarmi dell’Ipcc, che si fanno ogni giorno più drammatici, e sapendo quanto i Governi tendano a stare al di sotto di quanto previsto da questo tipo di accordi, non possiamo dirci né soddisfatti né ottimisti. A questo punto occorre fare pressione su tutti i Governi affinché si mettano immediatamente al lavoro per rispettare almeno gli impegni assunti a Katowice, con la speranza che questo possa creare condizioni migliori per gli accordi che si dovranno raggiungere alla prossima COP (che si terrà nel novembre 2019 in Cile). Al contempo è fondamentale che i cittadini, le imprese, la società civile, siano sempre più protagoniste della transizione urgente dall’attuale modello di sviluppo fondato sulle energie fossili verso un modello di economia decarbonizzata. Slow Food, anche attraverso la campagna Food for Change, invita a considerare il cibo, a partire dalle nostre scelte quotidiane, come primo strumento per il cambiamento: il nostro attuale sistema alimentare è tra le principali cause di emissione di gas clima-alteranti (e l’agricoltura è tra le prime vittime del cambiamento climatico), per cui attraverso scelte più consapevoli e responsabili possiamo tutti contribuire concretamente alla rapida inversione di rotta di cui ha bisogno il genere umano per garantire la propria sopravvivenza».
Sierra Club, la più grande e autorevole associazione ambientalista statunitense, ricorda che dopo la conclusione della Cop24 Unfccc «Donald Trump è ancora l’unico leader mondiale ad annunciare la sua intenzione di recedere dall’Accordo di Parigi. L’accordo di Parigi, che è entrato in vigore il 4 novembre 2016, è stato firmato da tutte le nazioni del mondo. Per primo, Trump sarà in grado di completare il suo ritiro dall’Accordo il 4 novembre 2020, un giorno dopo le prossime elezioni presidenziali americane».
Sierra Club fa notare che, nonostante l’inazione dell’amministrazione Trump sul clima, Stati e città Usa sono stati protagonisti alla Cop24: oltre 300 amministratori locali e parlamentari provenienti da 40 Stati Usa hanno rilasciato pubblicato una lettera con la quale chiedono un Green New Deal e la fine dell’uso di combustibili fossili. Cincinnati, Ohio, è diventata la 102esima città Usa a decidere di diventare 100% energia pulita e attualmente oltre il 15% della popolazione statunitense vive in un’area che è pronta ad abbandonare i combustibili fossili. 1.000 tra imprese, fondi di investimento e confessioni religiose Usa hanno annunciato che stanno disinvestendo 8 trilioni di dollari dai combustibili fossili. Il Governatore dello Stato di Washington, Jay Inslee, ha firmato una nuova legge per la transizione al 100% di energia pulita entro il 2035. La Xcel Energy del Colorado ha annunciato piani ambiziosi per eliminare le emissioni di carbonio entro il 2050.
Il direttore esecutivo di Sierra Club. Michael Brune, è convinto che «semplicemente il dibattito non esiste: i combustibili fossili non hanno posto in un futuro vivibile. Mentre Donald Trump potrebbe cercare di isolare ulteriormente gli Stati Uniti sulla scena mondiale, i leader di tutto il mondo continuano a lavorare insieme per affrontare la crisi climatica. In un momento in cui la scienza chiarisce che abbiamo solo 12 anni per tagliare fortemente l’inquinamento da carbonio per evitare il caos climatico, i negoziati sul clima hanno continuato a riunire il mondo per andare verso un clima sostenibile e comunità sane. Dopo un altro anno di devastanti e storici uragani, incendi, inondazioni e siccità, è stata la forza inarrestabile delle persone che ha continuato a guidare il progresso climatico, dalla chiusura oltre la metà del parco delle centrali a carbone degli Stati Uniti, alle città che stanno andando verso il 100% energia pulita, il popolo americano si unisce al resto del mondo nel segnalare che non tollererà più la vergognosa inattività di Trump, e si sono assunti il ruolo dell’azione per il clima mentre Trump abdica a qualsiasi parvenza di leadership globale. Sierra Club è orgogliosa di continuare a unirsi ai suoi alleati nel movimento nel guidare i progressi e assicurando che la transizione verso l’energia pulita non lasci dietro nessuno».