La Cina prova a frenare il rapido scioglimento dei ghiacciai
Ma gli scienziati cinesi avvertono: è una sfida globale che riguarda anche gli altri Paesi
[2 Gennaio 2019]
La Cina ha annunciato un rafforzamento delle sue misure e di voler attuare «sforzi congiunti con la comunità internazionale per contrattaccare per quanto riguarda lo scioglimento dei ghiacciai nel mondo».
Cosa abbastanza inusuale, l’agenzia ufficiale Xinhua cita l’ultimo rapporto di Greenpeace per scrivere che «Dagli anni ’90, i ghiacciai cinesi si sono ritirati a un ritmo accelerato. In rapport agli anni ‘50, l’82,2% dei ghiacciai cinesi hanno conosciuto in ritiro e la loro superficie si è contratta del 18%. I piccoli ghiacciai che coprono meno di un Km2 sono più sensibili al riscaldamento del pianeta dei grandi ghiacciai».
Trend confermati dal rapporto “Studio sui ghiacciai cinesi sotto l’effetto del cambiamento climatico nel 2018”, redatto da Shen Yongping, uno scienziato dell’Istituto di ricerca sulle risorse dell’ambiente ecologico del Nord-Ovest, dell’Accademia delle scienze della Cina.
Xinhua spiega che «Shen e altri esperti di ghiacciai hanno condotto delle ricerche approfondite sul terreno durante il periodo da giugno a settembre 2018 sui 5 principali ghiacciai cinesi, tra cui i ghiacciai che costituiscono la principale sorgente del fiume Urumqi, il ghiacciaio del monte innevato Yulong che costituisce la principale sorgente del fiume Baishui, il ghiacciaio Hailuogou del Minya Konka e il ghiacciaio numero 12 della fosse della Tigre dei monti Qilian. I risultati dimostrano che lo scioglimento dei ghiacciai in Cina è diventato frequente. Tra l’altro, il ghiacciaio numero 1 dell’Urumqi, nella regione autonoma uigura dello Xinjiang (nord-ovest), ha visto la sua superficie diminuire dell’11,7% dal 2001. Però, questo ghiacciaio costituisce la principale fonte di acqua della città di Urumqi è il più grande ghiacciaio a monte del fiume Urumqi». Un bel problema, visto che Urumqi (ormai “cinesizzata) è la capitale della provincia ribelle dello Xinjiang, dove Pechino sta usando il pugno di ferro contro la minoranza musulmana e che uno dei punti del contendere sono proprio le risorse naturali, con gli uiguri che accusano – non a torto – i colonizzatori cinesi di volersene impadronire.
Intanto, anche il ghiacciaio numero 12 della fossa della Tigre, nella parte orientale dei monti Qilian, nella provincia nord-occidentale del Gansu, si è ritirato velocemente a partire dagli anni ‘90. Questo ghiacciaio, il più grande dei monti Qilian, è la sorgente che alimenta gli immissari occidentali del Fiume Giallo. Secondo i dati dell’osservatorio, «Il ghiacciaio numero 12 della fossa della Tigre, 2015 à 2017 si è ritirato di 30,95 metri».
Gli scienziati cinesi sottolineano che «Con l’impatto sempre più visibile del cambiamento climatico mondiale, l’aumento delle temperature, l’evoluzione delle precipitazioni e l’aumento della frequenza delle intemperie hanno portato a un arretramento continuo dei ghiacciai».
Xinhua assicura che «Il governo cinese adotta un’attitudine attiva di fronte alla situazione dello scioglimento dei ghiacciaia. I dipartimenti interessati del governo centrale e dei governi locali non risparmiano alcuno sforzo per conservare i ghiacciai. In questi ultimi anni, lo Xinjiang ha vietati completamente il turismo sui ghiacciai e messo fine alle attività suscettibili di distruggere l’ecologia dei ghiacciai delle zone vulnerabili. Anche il Gansu ha chiuso il ghiacciaio numero 12 della fossa della Tigre e ha vietato le visite sul ghiacciaio. Nel 2017 il governo dello Xinjiang ha istituito il meccanismo di compensazione e di preservazione per ricercare l’armonia tra l’uomo e i ghiacciai». Armonia che secondo i ribelli uiguri è stata rotta dal rapido sviluppo e dall’inquinamento della colonizzazione dei cinesi Han.
Yan Weitao, vicedirettore dell’Ufficio di protezione ambientale del distretto di Urumqi, evidenzia che nello Xinjiang «Il governo locale a rialloggiato 65 allevatori di 22 famiglie e accordato un’indennità permanente per 9.885 mu di pascolo per un valore totale di 37,86 milioni di yuan».
Gli scienziati cinesi ribadiscono che «Lo scioglimento dei ghiacciai costituisce una sfida alla quale l’umanità fa fronte insieme« e concludono con un appello ai Paesi che ospitano ghiacciai a «Dispiegare degli sforzi congiunti per economizzare l’energia e ridurre le emissioni, così come per tenere sotto controllo l’aumento delle temperature al fine di attenuare la ritirata dei ghiacciai».