Perché nel mondo muoiono ancora decine di migliaia di persone a causa di morsi di serpenti?

Molte morti sarebbero prevenibili, ma mancano medicinali e trattamenti giusti

[21 Gennaio 2019]

Secondo un’indagine realizzata per la BBC da  Nicholas Casewell e  Stuart Ainsworth, del Centre of snakebite research and interventions (Csri) della LiverpoolsSchool of tropical medicine, ogni mese nel mondo muoiono circa 11.000 persone per morti di serpent, più o meno quanti ne sono morti in Africa Occidentali per l’epidemia di ebola del 2014 – 2016. Ogni anno almeno altre 450.000 persone a causa dei morsi di serpente subiscono lesioni che cambiano la vita come l’amputazione di un arto e l’invalidità permanente. Casewell e  Ainsworth dicono che «La scala del problema significa che i morsi di serpente vengono ora classificati come una malattia tropicale prioritaria trascurata».

Infatti, se in Europa i morsi di serpente non sono certo un grave problema di salute pubblica, in alcune arti del mondo sono un rischio quotidiano, possono essere letali o cambiare per sempre la qualità della vita di molte persone. Spesso le vittime non ricevono in tempo (o del tutto) il trattamento di cui hanno bisogno in tempo, in altri casi, viene somministrato  alle vittime un medicinale per curare un danno causato da una specie di  serpente diversa da quella che ha sferrato l’’attacco.

Se si esclude l’Europa, nei Paesi sviluppati del Nord America e in Australia – dove vivono numerose specie di serpenti velenosi – i morsi di serpenti uccidono poche persone, nell’Africa subsahariana le vittime sono almeno 32.000 all’anno, nell’Asia meridionale il doppio. Nelle comunità rurali dei tropici le categorie più a rischio sono i giovani agricoltori maschi e i bambini, ma chiunque lavori nei campi, si sposti durante il tramonto o dorma in casa la notte può trovarsi di fronte a un serpente velenoso.

Uno dei fattori di rischio è certamente quello di una consistente popolazione rurale umana, ma i, diverse aree dell’Africa e dell’Asia i sistemi sanitari sono spesso mal preparati per far fronte ai morsi di serpente. Come spiegano Casewell e  Ainsworth, «La formazione clinica, il trasporto di emergenza e i medicinali a prezzi accessibili sono spesso scarsamente disponibili, con tragiche conseguenze. Solitamente i morsi di serpente velenoso causano tre tipi principali di sintomi potenzialmente letali: sanguinamento incontrollabile, paralisi e distruzione irreversibile dei tessuti. Per le vittime di morsi di serpente è essenziale prendere la medicina giusta il più presto possibile».

E questa medicina di solito è un antiveleno progettato per il trattamento del morso di una certa specie di serpente. Dato che in tutto il mondo ci sono cobra, mamba, crotali e vipere , questo che sono necessarie molte versioni diverse di antiveleni: «Le tossine presenti nel loro veleno differiscono da un gruppo di serpenti all’atro – spiegano ancora i due scienziati del Csri –  o anche tra lo stesso gruppo di serpenti in una regione diversa. Ciò significa che l’antiveleno corretto è spesso difficile da identificare e può essere molto costoso». Inoltre l’antiveleno deve essere somministrato in ospedale, perché i pazienti mostrano spesso intolleranza al medicinale e possono morire per shock anafilattico.

In diversi Paesi dell’America Latina l’antiveleno viene prodotto localmente e sovvenzionato dai governi, ma  nell’Africa sub-sahariana un flaconcino di buon antiveleno costa da 14 a 300 dollari e di solito ne vanno somministrate da 3 a 10 dosi per salvare la vita di una vittima, una cifra impossibile da sostenere per un contadino africano che in media guadagna 600 dollari all’anno.

E’ quindi la povertà la principale causa dell’invasione, negli ultimi dieci anni,  del mercato dei medicinali dei Paesi in via di sviluppo (in particolare quello africano) di antiveleni di cattiva qualità , deboli e inappropriati. L’indagine pubblicata dalla BBC sottolinea che «Questi antiveleni costano spesso circa 30 dollari per flacone: una frazione del costo di prodotti testati. Alcuni ministeri della salute africani hanno capito che questa situazione era vantaggiosa per tutti, con più farmaci disponibili e ad un costo inferiore. Questi prodotti vengono utilizzati negli ospedali di gran parte del continente. Tuttavia, ora ci sono diversi rapporti secondo cui alcuni di questi medicinali potrebbero essere pericolosamente inefficaci. Casi di studio su piccola scala condotti negli ospedali del Ghana e della Repubblica Centrafricana suggeriscono che quando vengono usati questi farmaci meno costosi, i tassi di mortalità aumentano dal 2% o meno, fino a oltre il 10%. Spesso questi antiveleni vengono  fatti usando veleni di serpente provenienti da una regione diversa da quella dove viene venduto il prodotto, ad esempio un antiveleno fatto con veleno di serpente indiano che viene usato in Africa. Altri vengono fatti con il veleno giusto, ma con una bassa concentrazione di anticorpi per dose e conseguentemente i farmaci sono molto deboli. Questo significa che il numero di flaconcini necessari per trattare con successo il paziente passa da 3 – 10, fino a 20 o 30». Ironia della sorte, questa invasone degli antiveleni a basso costo ha spinto alcuni noti produttori a diminuire la produzione  di antiveleni efficaci perché ormai sono fuori mercato».

Inoltre. c’è un altro grave problema: la mancanza di test anti-antiveleno. «La maggior parte dei farmaci deve essere testata in modo completamente indipendente, con prove cliniche per dimostrare la loro efficacia – evidenziano  Casewell e  Ainsworth – Ma questo spesso non avviene con l’antiveleno. A volte, le agenzie farmaceutiche nazionali approvano i prodotti senza una forte evidenza della loro efficacia o il confronto con i trattamenti esistenti.

Per far fronte a ciò, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un  pre-market testing scheme , con risultati che dovrebbero essere pubblicati entro la fine dell’anno. Ciò dovrebbe consentire ai ministeri della salute, ai farmacisti e ai clinici di capire meglio quali antiveleni  sono adatti alla loro regione, identificando al contempo produttori responsabili e antiveleni convenienti. Tuttavia, in base ai risultati, i produttori non devono partecipare allo schema e i Paesi non sono obbligati a togliere dal mercato i prodotti». Resta solo da sperare che il “marchio di garanzia” Oms riesca a influenzare le decisioni di acquistare partite di antiveleno in tutta l’Africa.

Ma per risolvere la tragedia nascosta dei morsi di serpente non basta l’antiveleno: bisogna  lavorare di più per identificare le comunità maggiormente  rischio e garantire che vengano rifornite costantemente di medicinali a prezzi accessibili, intanto, per ridurre molto il numero dei morti, occorre formare più medici e operatori sanitari su come trattare efficacemente le vittime dei morsi di serpenti. «Infine – concludono i due scienziati britannici – educare le comunità locali riguardo ai morsi di serpente aiuterebbe a ridurre il rischio di essere morsi e questo significa che sarebbe più probabile che dopo un  morso venga attuato un intervento appropriato».