Disuguaglianza, in Italia il 5% dei cittadini possiede quanto il 90% più povero

Oxfam: «È il risultato di precise scelte politiche. Scegliamo il bene pubblico, non la ricchezza privata»

[21 Gennaio 2019]

Dopo aver pubblicato il rapporto che fa il punto sui maggiori rischi che l’umanità dovrà fronteggiare nel corso dell’anno appena iniziato – e le tematiche ambientali sono in cima alla lista –, il World economic forum è pronto ad aprire le porte a leader politici ed esponenti del mondo economico internazionale che a partire da domani si riuniranno a Davos, in Svizzera: Oxfam non avrebbe potuto trovare pubblico migliore cui rivolgere il suo nuovo dossier “Bene pubblico o ricchezza privata?” in cui l’associazione denuncia come la crescente disuguaglianza economica costituisca un freno a mano tirato sullo sviluppo sostenibile del mondo.

I dati della Banca mondiale rivelano che dal 2013 il tasso di riduzione della povertà si è dimezzato, e che la povertà estrema sta aumentando nell’Africa sub-sahariana (da dove proviene larga parte dei migranti che rifiutiamo di accogliere); eppure negli ultimi dieci anni il numero di miliardari nel mondo è quasi raddoppiato, e solo lo scorso anno le fortune dei super-ricchi sono aumentate del 12%, mentre 3,8 miliardi di persone – la metà più povera dell’umanità – hanno visto diminuire quel che avevano dell’11%. «Tutto ciò – spiegano da Oxfam – è risultato diretto della disuguaglianza e del fatto che da decenni la prosperità affluisce in misura sproporzionata verso il vertice della piramide sociale», anche perché i super-ricchi e le grandi imprese sono soggetti ad aliquote fiscali più basse registrate da decenni.

Un trend che danneggia l’economia e alimenta la rabbia sociale anche in Italia, e non a caso: «A metà 2018 il 20% più ricco dei nostri connazionali possedeva circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale. E il 5% più ricco degli italiani – sottolineano dall’associazione – possedeva da solo la stessa quota di ricchezza del 90% più povero». Con ricadute ad ampio raggio: nei Paesi con un maggiore livello di disuguaglianza il clima di fiducia è più scarso e la criminalità è più elevata, ad esempio.

La conclusione per Oxfam è chiara: per sconfiggere la povertà bisogna combattere la disuguaglianza, anche se il tema non è all’ordine del giorno del Governo gialloverde che – secondo il vicepremier Di Maio – avrebbe già “abolito” la povertà, nonostante il perseguimento di politiche come la flat tax che al contrario aumenta la disuguaglianza.

Sono altre le proposte politiche che andrebbero perseguite, usando la leva dei servizi pubblici. Mentre i servizi pubblici sono sistematicamente sottofinanziati o vengono esternalizzati ad attori privati, con la conseguenza che ne vengono esclusi i più poveri, la soluzione al problema della disuguaglianza «è semplice – commenta Gro Harlem Brundtland, che trent’anni fa ha definito il concetto stesso di sviluppo sostenibile – Servizi pubblici universali forniti a titolo gratuito dall’ente erogatore. Purtroppo, spesso i potenti interessi politici si oppongono a questo sicuro strumento di riduzione della disuguaglianza. Per superare tale opposizione e promuovere servizi pubblici equi è necessario un forte investimento, sia in termini di finanziamento pubblico che di capitale politico, da parte dei governi e dei leader politici».

Le risorse necessarie ci sarebbero già, se solo venissero redistribuite: nel mondo la ricchezza è particolarmente sotto tassata, visto che solo 4 centesimi per ogni dollaro di gettito fiscale provengono da imposte patrimoniali; e nei Paesi ricchi, in media, la più alta aliquota di imposta sul reddito delle persone fisiche si è, in media, passata dal 62% nel 1970 al 38% nel 2013, mentre nei Paesi in via di sviluppo è pari al 28%. «Non ha alcun senso che così tanta ricchezza sia concentrata in così poche mani, quando tali risorse potrebbero invece essere usate per aiutare l’intera umanità. La disuguaglianza non è inevitabile – concludono da Oxfam – è il risultato di precise scelte politiche».