Nuova strage mineraria in Brasile. Stesso scenario della tragedia del Rio Doce del 2015 (VIDEO)
Il cedimento di una diga di scorie di Vale provoca una strage e un disastro ambientale
[26 Gennaio 2019]
Ieri in Brasile è crollata un’altra diga per le scorie del gigante minerario Vale: quella di Feijão, nei distretti di Mário Campos e Córrego do Feijão, nel municipio minerario di Brumadinho della regione metropolitana di Belo Horizonte. Mentre scriviamo i dispersi sono 200 è l’entità dei danni sembra enorme.
Greenpeace Brasil spiega che «La diga crollata veniva utilizzata per contenere sterili in occasione di eventi di emergenza». Secondo l’Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis (Ibama), la diga avrebbe avuto una capacità di un milione di metri cubi. La diga Fundão di Mariana, il cui crollo che nel novembre 2015 provocò un’altra strage e il disastro ambientale del Rio Doce, la Fukushima mineraria del Brasile, era in grado di contenerne 50 milioni di m3.
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro si è recato sul luogo del disastro e ha deciso di «mobilitare il governo federale ad agire nel caso in collaborazione con il governo del Minas Gerais»-
In una nota l’Agência Nacional de Águas ha comunicato che sta l’ondata delle scorie durante la sua discesa a valle e che sta coordinando le azioni per rifornire di acqua potabile l’area colpita e controllare la qualità dell’acqua nei centri abitati lungo il Rio Paraopeba che captano l’acqua del fiume.
Il governo dello stato di Minas Gerais ha comunicato che «Ogni apparato statale viene mobilitato e trasferito nella regione di Brumadinho per monitorare da vicino le attività e collaborare a ciò che è necessario». Le operazioni di soccorso si svolgono sotto il comando dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile Statale.
Greenpeace Brasil sottolinea che «Questo nuovo disastro è un triste risultato della lezione non compresa dal governo brasiliano e dalle società minerarie con la tragedia della diga Fundão di Samarco, a Mariana (Minas Gerais), anch’essa gestita da Vale. La prima tragedia dimostra come gli impatti si estendano oltre lo sversamento: influenzano le persone e l’ambiente in vari modi e per anni e anni dopo il crollo».
Gli ambientalisti brasiliani sottolineano che «I minerali sono una risorsa limitata che deve essere sfruttata in modo strategico e con un rigoroso regime di licenze e controlli. Il riciclaggio e il riutilizzo devono essere prioritari. Sfortunatamente, i gruppi economici, con una forte lobby tra i parlamentari, insistono nell’allentare le regole del rilascio delle licenze ambientali. Non c’è quindi da meravigliarsi del fatto che stiamo costantemente avvertendo che questo significherebbe creare una “fabbrica di Marianas”».
Nel marzo 2018, Greenpeace Brasil aveva organizzato una protesta a Brasilia di fronte alla Câmara dos Deputados perché il suo presidente Rodrigo Maia non cedesse a quelle pressioni. Ma l’attuale governo del neofascista Bolsonaro, e in particolare il ministro dell’ambiente Ricardo Salles, si è incontrato con la bancada ruralista e ha promesso maggiore flessibilità nel rilascio delle autorizzazioni ambientali.
Il Ministério Público Federal e l’Agência Nacional das Águas dell’acqua hanno riferito che molte dighe brasiliane, in particolare nel Mias Gerais, sono ad elevatissimo rischio come quelle di Brumadinho e Mariana «Quindi – evidenzia Greenpeace Brasil – quando si verificano casi come questi, non possono essere considerati come incidenti, ma i crimini ambientali derivati dall’avidità e dalla negligenza, che devono essere rigorosamente investigati, puniti e risarciti».
Ma l’associazione ambientalista ricorda che «Ad oggi, più di tre anni dopo la frana che ha distrutto il bacino del Rio Doce, le persone colpite non solo stanno ancora battendosi in tribunale per essere adeguatamente compensate e perché l’ecosistema venga ripristinato, ma continuano a risentire di problemi di salute e perdite economiche. La società brasiliana non può continuare a essere danneggiata tragedie come queste».
Anche il Wwf Brasil, dopo aver espresso la sua solidarietà alle vittime del crollo della diga di Feijão, sottolinea che «Questa è davvero una tragedia, ma non un incidente. Un disastro di queste proporzioni poteva – e doveva – essere evitato grazie a leggi ambientali che garantiscono la sicurezza delle comunità e della natura».
Il Panda brasiliano dice che ad essere colpita dalla nuova tragedia mineraria è tutta la vita del bacino del Rio Paraopeba: «Le popolazioni che vivono intorno alla diga, i lavoratori dell’impresa che erano nei locali durante la pausa e tutta la natura intorno al fiume, un affluente del São Francisco, il più grande bacino fluviale del Paese».
Il Wwf Brasil conclude: «Tre anni dopo il disastro di Mariana, delle vite sono state nuovamente perse perché persistiamo nell’errore di non impedire che simili tragedie accadano. Il Brasile deve aumentare i suoi controlli. Dobbiamo rafforzare la strutturazione delle agenzie governative che hanno l’importante compito di sorvegliare le attività ad alto impatto sociale e ambientale». Che però è il contrario di quel che sta facendo il governo Bolsonaro, impegnato a rottamare leggi e vincoli ambientali per consentire a fazendeiros e multinazionali minerari di penetrare nella foresta amazzonica e di impadronirsi dei territori indigeni.