La Germania uscirà dal carbone entro il 2038. Ambientalisti e studenti: troppo tardi (VIDEO)
Greenpeace, Wwf e Legambiente: passo avanti ma non basta per rispettare l’Accordo di Parigi
[28 Gennaio 2019]
La Germania, la quarta economia mondiale e il Paese che consuma più carbone in Europa, ha deciso che porrà fine all’uso del carbone tra il 2035 e il 2038. Infatti, a Commissione tedesca per l’uscita dal carbone ha concordato una proposta che prevede un percorso di uscita dal carbone, con: una data di scadenza per la produzione di energia elettrica a carbone, misure per compensare gli operatori delle centrali a carbone, supporto alle regioni minerarie colpite e misure per proteggere i consumatori dall’aumento dei prezzi dell’energia elettrica.
Secondo quanto prevede la Commissione, la Germania dovrebbe porre fine al carbone al più tardi nel 2038; la data di scadenza sarà riesaminata nel 2032 con la possibilità di anticiparla al 2035. Entro il 2022 saranno chiuse centrali a carbone che producono 12,5 GW, compresi 3 GW di lignite, il carbone più inquinante. Entro il 2030 saranno chiuse altre centrali a lignite per 6 GW e 7 GW a carbone fossile e rimarranno in funzione impianti per 17 GW. Nei prossimi 20 anni, le regioni colpite dalle chiusure di centrali a carbone e di miniere dovrebbero essere compensate dal governo con 40 miliardi di euro, Per i consumatori industriali e privati di energia elettrica, la Commissione tedesca per l’uscita dal carbone raccomanda compensazioni per circa 2 miliardi di euro all’anno. I gestori delle centrali a carbone dovrebbero essere compensati a partire dal 2020.
La Commissione tedesca per l’uscita dal carbone si è schierata con i difensori anti-carbone della foresta di Hambach che il governo aveva fatto sloggiare con la forza dai corpi speciali della polizia e ha definito «auspicabile la conservazione della foresta di Hambach».
Anche se la proposta della Commissione non è legalmente vincolante, è sostenuta da un’ampia maggioranza al Bundestag e la Grosse Koaliion della Merker tra democristiani e socialdemocratici dovrebbe accoglierla. Dato che della Commissione fanno parte anche rappresentanti dell’industria carbonifera, delle imprese energetiche, delle regioni minerarie, dei sindacati e del mondo scientifico e della società civile, molto probabilmente la proposta avrà un ampio consenso sociale.
Ma a Berlino 30.000 studenti, facendo proprio l’appello della giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, hanno chiesto alla Commissione tedesca per l’uscita dal carbone n misure più radicali e di farla finita con «Una politica climatica assolutamente irrazionale e irresponsabile», le cui conseguenze ricadranno sulle giovani generazioni.
Greenpeace Deutschland «prende atto della decisione della Commissione tedesca sul carbone che ha stabilito uno storico passo per la Germania, ovvero il phase-out dal carbone nel 2038». Ma l’associazione ambientalista sottolinea che la data scelta è incompatibile con le raccomandazioni dello Special Report dell’Ipcc, che afferma che i Paesi industrializzati devono ridurre il consumo di carbone entro il 2030 se vogliamo avere la possibilità di limitare il riscaldamento globale entro 1,5 gradi Celsius.
Comunque Greenpeace rivendica un successo: «Dopo 21 ore di trattative, Greenpeace e altre organizzazioni ambientaliste hanno dunque raggiunto un traguardo storico: la Germania dirà addio al carbone – di cui è ricca – e non verranno costruite nuove centrali alimentate con questo combustibile fossile». Secondo l’Ipcc, il consumo globale di carbone a livello mondiale deve essere ridotto di almeno due terzi entro il 2030, per essere poi azzerato entro il 2050. Questo vorrebbe dire che tutte le centrali a carbone tedesche dovrebbero essere chiuse al più tardi entro il 2030.
Jennifer Morgan, direttrice Esecutiva di Greenpeace International evidenzia che «La Germania ha finalmente deciso di accelerare e unirsi alla maggior parte degli Stati europei, fissando una data di uscita dal carbone, assicurando supporto ai lavoratori, e merita un plauso per questo. Ma l’aver fissato questo passo al 2038 non permetterà alla stessa Germania o ad altri Stati di mettersi al riparo dai pericolosi impatti dei cambiamenti climatici, né di rispettare gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Settimana dopo settimana raccogliamo sempre più testimonianze sulla crescita di fenomeni legati al clima che cambia, come incendi, violente bufere e altri eventi estremi. Questo dovrebbe spingere gli Stati ad aumentare le ambizioni e decidere più rapidamente e con maggiore incisività».
Greenpeace Deutschland ha fatto parte della Commissione sul carbone e continuerà ad impegnarsi a collaborare con tutte le parti interessate in Germania per apportare le modifiche necessarie per evitare il caos causato dai cambiamenti climatici estremi» e Martin Kaiser, direttore esecutivo di Greenpeace Deutschland, aggiunge: «Questo compromesso finalmente sveglia la Germania dal suo letargo in tema di azioni per il clima. Il livello di emissioni di CO2 è cambiato di poco nel Paese nel corso degli ultimi anni, a causa del consumo di lignite, quindi è una buona notizia che l’abbandono del carbone non sarà rimandato ulteriormente. Tuttavia, spegnere l’ultima centrale a carbone solo nel 2038 vuol dire non essere abbastanza rapidi per rispondere a quello che decine di migliaia di persone chiedono come soluzione all’emergenza climatica. Continueremo a spingere per un abbandono più veloce del carbone, per proteggere il Pianeta e la gente di tutto il mondo dagli impatti dei cambiamenti climatici».
Questa volta l’Italia è molto avanti alla Germania: l’uscita dal carbone del nostro Paese è prevista per il 2025 sia dalla Strategia energetica nazionale (Sen) approvata dal governo Gentiloni che dal Piano Nazionale per il Clima e l’Energia inviato alla Commissione europea l’8 gennaio dal governo Conte. Anche se nessuno sembra aver avvertito il ministro degli interni Matteo Salvini che continua a dire che non si può rinunciare al carbone se non si vuole tornare a far luce con i fiammiferi. Però, cme hanno sottolineato le associazioni ambientaliste e gli esperti di energia, il Piano del governo M5S-Lega manca di proposte concrete per realizzare la transizione verso una economia low.carbon e per puntare ad un modello energetico centrato sul risparmio, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili.
Secondo Luca Bergamaschi, ricercatore dell’Istituto Affari Internazionali «La decisione tedesca di chiudere l’ultima centrale a carbone al più tardi nel 2038 è un primo passo necessario ma non sufficiente. Per rispettare l’Accordo di Parigi l’Europa deve uscire dal carbone entro il 2030. Il risulta mostra comunque che la trasformazione energetica sta procedendo su una scala senza precedenti, con 40 miliardi destinati alla transizione sociale nei prossimi 20 anni. Anche se con ritardo la prima economia europea si unisce ora a quei paesi che hanno già annunciato l’uscita dal carbone. L’Italia ha confermato alla recente COP24 la volontà di uscire dal carbone entro il 2025. Tuttavia, manca ancora un’indicazione di come il Governo intende raggiungere l’obiettivo. Uno dei rischi più grande, che vale anche per la Germania, è quello di rallentare la decarbonizzazione di medio e lungo periodo se si sceglierà di puntare su nuovo gas fossile invece di una più rapida introduzione delle rinnovabili, dell’efficienza energetica, delle reti elettriche e delle tecnologie intelligenti già disponibili in commercio per gestire la variabilità delle rinnovabili in modo sicuro e senza un aumento complessivo dei costi. Diversi studi mostrano che l’Italia può uscire dal carbone senza bisogno di nuovo gas ma sfruttando le infrastrutture esistenti».
Per Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, «La decisione della Commissione ad hoc in Germania di completare l’uscita dal carbone solo nel 2038 non soddisfa certamente chi conosce i pericoli climatici, sa che il combustibile fossile che maggiormente emette CO2 deve essere superato nel più breve tempo possibile e che l’Europa, e la sua maggiore economia, sono in grado di farlo ancor prima di altri. In questo senso, l’Italia potrebbe svolgere un ruolo virtuoso e di buon esempio in Europa: sia il precedente governo che quello attuale, infatti, hanno scritto nero su bianco che vogliono chiudere tutte le centrali a carbone entro il 2025. Però al momento mancano le politiche e misure che rendano questa uscita effettiva: tali strumenti vanno definiti nel Piano Nazionale Integrato Energia Clima, del quale è uscita una prima bozza, ma che andrà reso molto più robusto e deciso nell’accelerare la transizione energetica, assicurando il passaggio diretto alle energie rinnovabili e fornendo il modo per farlo. Gli scenari per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C ci dicono che vanno superati tutti i combustibili fossili, quindi l’Italia dovrà dare il buon esempio anche nel non sostituire fossile a fossile, carbone con gas: con le tecnologie già disponibili, oggi, si può, specie se a questo si accoppia risparmio ed efficienza energetica. Traendone anche un vantaggio sia nell’innovazione e nell’apertura di nuovi scenari economici che dal punto di vista occupazionale».
Mauro Albrizio, direttore dell’ufficio europeo Legambiente, conclude: «Si tratta una risposta inadeguata all’emergenza climatica. La Germania, in coerenza con la soglia critica di 1.5°C, deve abbandonare il carbone entro il 2030 senza sostituirlo con il gas e accelerando su efficienza energetica e rinnovabili per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040. Per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C il recente rapporto IPCC evidenzia, infatti, che è indispensabile raggiungere zero emissioni nette entro il 2050 a livello globale, con un maggiore impegno – secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi – da parte dei Paesi che hanno maggiori capacità economiche e responsabilità storiche per l’attuale livello di emissioni climalteranti. L’Europa è senza dubbio tra questi. E soprattutto ha il potenziale economico e tecnologico per impegnarsi a raggiungere zero emissioni nette entro il 2040. Pertanto tutti i governi europei devono impegnarsi a mettere in campo misure in grado di raggiungere questo obiettivo ambizioso ma possibile. A partire dall’Italia che nel Piano Nazionale Clima Energia, in fase di elaborazione, deve prevedere tutte le misure indispensabili per attuare concretamente il phasing-out del carbone già deciso per il 2025, senza continuare a puntare sul gas e investire invece nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040».