Riceviamo e pubblichiamo
Sul regionalismo differenziato e le politiche ambientali
[28 Gennaio 2019]
Il referendum non aveva ‘punito’ le regioni come auspicato dai promotori ma chiuso i battenti sulle riforme istituzionali. Venuto meno il secessionismo bossiano le uniche ad uscirne ringalluzzite erano state le regioni speciali, al cui modello erano tornate a richiamarsi alcune di quelle confinanti con tanto anche di referendum.
A trarne vantaggio da questa situazione che aveva visto fallire il tentativo di rendere concorrenti le competenze tra Stato e regioni era stata l’accresciuta conflittualità costituzionale e istituzionale. Il tutto aveva consentito allo Stato di riprendersi buona parte di quelle competenze che sono tornate così a Roma. Che le regioni non speciali tornino alla carica con la richiesta in alcuni casi di un bel numero di competenze non può quindi sorprendere. Quello che sorprende o che comunque solleva più di un dubbio è che si proceda per tavoli separati come se le regioni non fossero una realtà nazionale, non frammentata e frammentabile. Come non ricordare che alla base di questa condizione costituzionale la Commissione bicamerale per le questioni regionali degli anni ottanta promosse una indagine parlamentare sulle regioni speciali di cui si avvertiva l’esigenza di una riflessione critica perché quelle regioni non risultassero estranee se non contrapposte allo Stato.
Sotto questo profilo non è un caso che, ad esempio, il rapporto con gli enti locali risultò più improntato ad una efficace collaborazione Regione-enti locali nel Friuli colpito dal terremoto – voglio rendere così un omaggio doveroso a Zamberletti – la cui ripresa poté avvalersi di questa politica di coinvolgimento degli enti locali che non si registrava nelle altre regioni speciali.
È un tema o meglio un problema che riguarda anche le regioni di oggi, specie dopo la legge Delrio. Questa esigenza – tanto per fare un esempio che in questi giorni è alla ribalta delle cronache – è particolarmente evidente per le politiche ambientali che fanno acqua da tutte le parti e da tempo. Ricordo che in un incontro con il ministro dell’Ambiente Orlando parlammo e convenimmo sull’esigenza di una conferenza nazionale Stato-regioni per affrontare finalmente questi problemi. I suoi successori manco se ne sono ricordati. Vogliamo pensarci prima che le regioni ci pensino ognuna per sé?
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