La nuova normalità degli incendi boschivi “mangia tutto”: i “pyroCbs” che è impossibile prevedere
In tutto il mondo gli incendi boschivi stanno diventando più grandi, veloci e mortali
[25 Febbraio 2019]
In pieno inverno, spinto dal forte vento e dalla siccità, il fuoco sta incenerendo centinaia di ettari in Corsica e nel Mediterraneo e un po’ in tutto il mondo i cambiamenti climatici e la cattiva gestione delle foreste stanno causando incendi di intensità maggiore e più veloci, che possono generare abbastanza energia da evolversi in “pyroCbs”, vere e proprie tempeste di fuoco di fronte alle quali le squadre antincendio possono inizialmente fare ben poco. Come spiega su Horizon il catalanoMarc Castellnou, della Fundación de Ecología del Fuego y Gestión de Incendios Pau Costa Alcubierre (Pcf) «Tradizionalmente potremmo prevedere il comportamento del fuoco e la direzione dell’incendio, ma in quelle condizioni e in quei momenti non è possibile».
Castellanu è un analista dei vigili del fuoco che ricostruisce gli incendi utilizzando simulazioni, satelliti, dati raccolti sul terreno e altri elementi insieme ai servizi antincendio catalani e dice che i grandi incendi che hanno colpito recentemente Spagna, Portogallo, Grecia e Italia «Mostrano un comportamento diverso rispetto a quelli del passato. Sono “Mangia tutto”».
Se è vero che i “pyroCbs” sono rari (ma sempre meno), quando se ne sviluppa uno può generare 100.000 kilowatt di energia per metro. E alla Pcf fanno notare che «In termini di lotta antincendio, questo è 10 volte quello che un pompiere può gestire, ma anche a 4.000 kilowatt, i vigili del fuoco non possono avvicinarsi alle fiamme e devono richiedere il supporto aereo». Castellnou aggiunge: «Il vecchio modo di combattere gli incendi con l’invio di vigili del fuoco non esiste più. E’ dagli anni ’90 che ci sono segnali di questo problema. Questo cambiamento sta avvenendo da molto tempo, ma la prima volta che ci siamo resi conto che stava accadendo qualcosa di sbagliato è stato negli anni 2009 e 2012».
L’esperto catalano si riferisce agli incendi boschivi del Black Saturday nello stato australiano del Victoria, nei quali morirono 173 persone e ai colossali incendi in Spagna, Portogallo, Cile e California. «Nella comunità dei vigili del fuoco, molti inizialmente pensavano che si trattasse solo di eventi anormali – dice Castellnou – Ma poi gli incendi in Cile e Portogallo nel 2017 hanno indicato che quelli non erano semplicemente anni estremi. Era la nuova normalità che arrivava. Il 2018 lo ha confermato», con i micidiali incendi in Grecia e in California.
Il 15 ottobre 2017, Castellnou era nel Portogallo centrale per condurre analisi e supportare i servizi antincendio locali mentre degli incendi locali si erano trasformati in tempeste di fuoco regionali e ricorda: «Quello che ho visto è stato il ritmo del fuoco … pensi: “Beh, questo non può essere reale”. Quando vai lì (e vedi il danno) capisci che questa è la realtà».
Castellnou, che è entrato a far parte dei servizi antincendio catalani quando era un adolescente, ha parlato del futuro della lotta agli incendi boschivi al Security Research Event 2018 dell’Ue che si è tenuto a Bruxelles il 5 e 6 dicembre e ha sottolineato che «In passato, dice, un incendio che distruggeva 25.000 ettari al giorno era considerato estremo. Secondo i miei dati, gli incendi di ottobre in Portogallo hanno incenerito 220.000 ettari di foresta, un’area 22 volte più grande di Lisbona e ucciso più di 40 persone. Al loro apice, incendi boschivi bruciano ad una velocità di 10.000 ettari all’ora per 7 ore. Questo è qualcosa che mi ha sconvolto e non si può usare la tecnologia per simularlo perché i modelli non possono prevederlo. Ora, la sfida è quella di prevedere come si comportano. Non ci siamo ancora., Ci stiamo lavorando».
Gli esperti affermano che il cambiamento climatico, provocando a lungo termine un aumento a lungo termine e una minore quantità di precipitazioni, sta creando condizioni favorevoli agli incendi senza precedenti e che fanno bruciare le foreste con maggiore intensità. Come dimostra quel che sta succedendo nei dintorni di Calenzana in Corsica, gli incendi ora avvengono in inverno e colpiscono regioni a latitudini oltre i paesi a rischio di incendio in Spagna, Grecia, Italia, Portogallo e Francia. Castellnou dice che «Gli incendi boschivi dovrebbero interessare aree altamente popolate come l’Europa centrale. L’estate scorsa è stata la prima volta nella storia che abbiamo avuto incendi in quasi tutti i Paesi europei. Non è che il cambiamento climatico creerà questi nuovi scenari. No, no. Il nuovo scenario è già qui ed è arrivato molto più rapidamente del previsto».
Secondo gli esperti, anche l’urbanizzazione e la scarsa gestione delle foreste sono la causa dei “pyroCbs”. David Caballero, anche lui intervenuto al al Security Research Event 2018, valuta i rischi di incendi boschivi nelle aree popolate, concentrandosi sull’interfaccia tra aree urbane e selvatiche, dove le infrastrutture e sviluppo urbano si mescolano con le foreste e altre aree selvagge e che sta contribuendo al progetto Clarity che punta ad unire diversi sistemi IT per proteggere le città e le infrastrutture dagli effetti dei cambiamenti climatici, ha detto che «Stiamo assistendo a incendi in rapida crescita e ad alta energia che colpiscono aree popolate. Dobbiamo essere preparati. Dove in Europa abbiamo delle foreste, alla fine avremo incendi boschivi».
Caballero è andato a Mati, in Grecia, subito dopo gli incendi più micidiali che hanno colpito l’Europa del 2018, che hanno ucciso 99 persone nella regione dell’Attica, e parlando con i pompieri e i sopravvissuti, ha capito che molte persone non si aspettavano che il fuoco attraversasse l’autostrada che corre parallela alla costa. In l’autostrada aveva rappresentato una barriera insormontabile per il fuoco, ma questa volta gli incendi sono “saltati” dall’altra parte, bruciando tutto- «C’era un’enorme quantità di carburante a causa della mancanza di gestione per 40 anni – ha denunciato Caballero – Il fuoco ha attraversato il villaggio e ha raggiunto la costa in soli 20 minuti. Lungo tutta la costa del Mediterraneo, le costruzioni non regolamentate, con scarsa attenzione per la sicurezza e le vie di evacuazione e la scarsa gestione della vegetazione significano che più luoghi sono a rischio. Le autorità locali e regionali non possono più permettersi di essere negligenti. Viviamo circondati da carburante».
La Fundación Pau Costa Alcubierre ha l’ambizione di essere una sia una piattaforma di informazione sulla gestione degli incendi boschivi, per accelerare la condivisione di informazioni e know-how tra i vigili del fuoco e la società, che uno strumento di diffusione e ricerca sull’ecologia del fuoco, anche attraverso il progetto Heimdall che punta a realizzare , un sistema informativo a livello europeo sugli incendi e altre emergenze e che prevede il contributo essenziale dell’opinione pubblica
Castellnou spiega ancora: «Uno degli scopi della Fondazione è cambiare la percezione sociale degli incendi. La tendenza a combattere ogni fuoco, piccolo o grande, ha permesso ai territori di prosperare artificialmente. Non tutto il fuoco è cattivo. Eliminando gli alberi vecchi, gli incendi possono far spazio alla crescita di nuove foreste adattate ai cambiamenti climatici. Anche gli incendi più piccoli, attraverso attività come il fuoco prescritto, hanno un ruolo nel creare cicatrici nel territorio che spezzano il percorso di un incendio più grande. Un mosaico di paesaggi di epoche diverse e fuochi a bassa intensità è la migliore protezione contro i grandi incendi».
Il direttore della Pcf Oriol Vilalta, che è un pompiere volontario, conclude: «In Europa, negli ultimi 3 anni gli incendi hanno ucciso più persone, causando oltre 200 morti, è ora che impariamo a convivere con loro. Dobbiamo creare una cultura del rischio. I giapponesi sanno molto bene cosa fare in caso di terremoto, ma in Europa non sappiamo cosa fare con gli incendi. In passato, la tendenza era quella di evacuare le persone, ma l’opinione pubblica deve diventare parte della soluzione attraverso l’autoprotezione. Sapere cosa fare e cosa non fare, dove stare e dove non stare in caso di incendio».