Dopo l’Accordo di Parigi, le banche globali hanno dato 1,9 trilioni di dollari ai combustibili fossili
C’è anche Unicredit. JPMorgan Chase la peggiore. Finanziamenti in aumento ogni anno
[21 Marzo 2019]
Il rapporto “Banking on Climate Change 2019”pubblicato da Rainforest Action Network, BankTrack, Indigenous Environmental Network, Oil Change International, Sierra Club, Honor the Earth, e approvato da oltre 160 organizzazioni di tutto il mondo, rivela che «Dall’adozione dell’Accordo di Parigi sul clima alla fine del 2015, 33 banche globali hanno fornito 1,9 trilioni di dollari alle compagnie dei combustibili fossili. L’importo del finanziamento è aumentato in ciascuno degli ultimi due anni». Di questi finanziamenti, 600 miliardi di dollari sono andati a 100 compagnie petrolifere che stanno espandendo più aggressivamente i combustibili fossili.
“Banking on Climate Change 2019” è il decimo rapporto annuale sui combustibili fossili e la prima analisi dei finanziamenti delle principali banche private mondiali all’industria dei combustibili fossili nel suo complesso. Ampliato nella sua portata, il rapporto tiene conto anche dei prestiti e delle sottoscrizioni a 1.800 compagnie nei settori del carbone, del petrolio e del gas a livello globale negli ultimi tre anni. Il rapporto tiene inoltre traccia dell’espansione dei combustibili fossili aggregando i dati su cui le banche finanziano le 100 aziende che stanno espandendo più aggressivamente i combustibili fossili.
Le associazioni che hanno redatto il rapporto evidenziano che «In modo allarmante, questi risultati rivelano che le pratiche commerciali delle principali banche mondiali continuano ad essere allineate con il disastro climatico e contrastano in modo netto con il recente Rapporto Speciale dell’Ipcc sul riscaldamento globale. Quel rapporto, Global Warming of 1.5 °C, ha chiaramente delineato la necessità essenziale di una rapida eliminazione dei combustibili fossili e stima che il fabbisogno di investimenti nel settore dell’energia pulita nel mondo sia di 2,4 trilioni di dollari all’anno fino al 2035».
Stephen Kretzmann, direttore esecutivo di Oil Change International, riassume così la situazione: «Sul clima siamo in una buca profonda. Ci sono persone che costruiscono scale e pensano che possiamo arrivare in cima, ma ci sono anche persone che costruiscono pale e ogni giorno scavano il buco più in profondità. Le persone con le scale non pensano di essere in grado di raggiungere la cima se il buco diventa molto più profondo. Le banche che sono in questo rapporto finanziano le persone con le pale, destinando miliardi all’espansione delle riserve di combustibili fossili che, una volta bruciate, garantiranno il fallimento dell’Accordo sul clima di Parigi. Il finanziamento dell’espansione di qualsiasi parte dell’industria petrolifera, del gas o del carbone è ora chiaramente negazionismo climatico e chiediamo che venga stoppato».
Anche secondo Johan Frijns, direttore di BankTrack, «Ci troviamo di fronte a sempre più gravi impatti dei cambiamenti climatici in tutto il mondo e l’ultimo rapporto dell’Ipcc prevede una dura deadline nel 2030 per i profondi tagli delle emissioni globali di CO2 necessari per evitare la completa disgregazione climatica. Eppure le banche continuano a spendere miliardi per l’industria dei combustibili fossili, annunciando piccoli aggiustamenti politici e l’approvazioni della più recente iniziativa “finanza responsabile” senza mordente. Ci si chiede che cosa debba accadere perché le banche cambino definitivamente rotta e abbandonino completamente il settore dei combustibili fossili. I campaigners chiederanno esattamente questo alle prossime AGM di quest’anno, armati con le nuove scioccanti scoperte di questo rapporto».
Il rapporto rivela che i 4 maggiori finanziatori privati globali dei combustibili fossili sono tutte le banche degli Stati Uniti: JPMorgan Chase, Wells Fargo, Citi e Bank of America. Anche Barclays (Regno Unito), Mitsubishi UFJ Financial Group (MUFG – Giappone) e RBC (Canada) finanziano massicciamente l’industria fossile. Tra le prime 33 banche globali attive compagnie attive nel ciclo dei combustibili fossili– al 29esimo posto – c’è l’italiana Unicredit che, in totale. negli ultimi 3 anni avrebbe finanziato con 17,061 miliardi di dollari (6,49 miliardi nel 2016 – 6,629 miliardi nel 2017 – 3,942 miliardi nel 2018)
Ma il rapporto denuncia che JPMorgan Chase è di gran lunga il peggiore banchiere di combustibili fossili e della loro espansione, e quindi il peggiore banchiere del cambiamento climatico del mondo: «Dall’accordo di Parigi, JPMorgan Chase ha fornito 196 miliardi di dollari in finanziamenti per i combustibili fossili, il 10% di tutti i finanziamenti sui combustibili fossili delle 33 maggiori banche globali. Il volume di finanziamenti di JPMorgan per i combustibili fossili per il periodo 2016-2018 è uno scioccante 29% in più rispetto alla seconda banca, Wells Fargo. La banca si distingue ancora di più dai suoi pari per il suo volume di finanziamenti per le principali società che espandono l’estrazione e le infrastrutture dei combustibili fossili: dall’Accordo sul clima di Parigi, i 67 miliardi di dollari di JPMorgan Chase per gli expander sono del 68% superiori a quelli di Citi, lontana al secondo posto. Con Morgan Stanley e Goldman Sachs rispettivamente all’11° e al 12° posto nella classifica dei finanziamenti per i combustibili fossili, tutti i 6 grandi colossi bancari statunitensi sono tra i primi banchieri “sporchi” del cambiamento climatico. Insieme, le banche Usa rappresentano il 37% di tutti i finanziamenti globali per i combustibili fossili. Collettivamente, le banche Usa sono la principale fonte di finanziamento per l’espansione dei combustibili fossili da quando è stato adottato l’Accordo di Parigi».
Ben Cushing, responsabile della campagna Beyond Dirty Fuels di Sierra Club, denuncia: «In un momento in cui la scienza ci dice che dobbiamo passare rapidamente all’energia pulita, le principali banche americane si stanno mettendo dalla parte sbagliata della storia continuando a offrire un assegno in bianco all’industria dei combustibili fossili. il finanziamento della distruzione del clima diventerà sempre più forte e più potente fino a quando queste banche non riceveranno il messaggio e cesseranno il loro sostegno per i combustibili fossili sporchi una volta per tutte»
Barclays, il principale banchiere europeo del fracking e del carbone, è la peggiore banca europea con 85 miliardi versati ai combustibili fossili e 24 miliardi per la loro espansione. La peggiore banca giapponese, MUFG, ha finanziato per 80 miliardi di dollari i combustibili fossili e per 25 miliardi la loro espansione. La RBC canadese è il più grande banchiere al mondo per il petrolio più sporco del mondo, quello delle sabbie bituminose di sabbie bituminose, con finanziamenti per 101 miliardi. Nonostante l’impegno del governo di Pechino a costruire una società ecologica, dal 2016 al 2018, Bank of China, la più grande banca del mondo ha investito 17 miliardi di dollari nell’espansione dei combustibili fossili.
Alison Kirsch, climate and energy lead research di Rainforest Action Network, commenta: «Allarmante è un eufemismo, questo rapporto è un allarme rosso: l’enorme livello a cui le banche globali continuano a pompare miliardi di dollari nei combustibili fossili è assolutamente incompatibile con un futuro vivibile: è un insulto sia alla logica, alla scienza e all’umanità che dall’innovativo Accordo sul clima di Parigi, il finanziamento ai combustibili fossili continui ad aumentare: Se le banche non abbandonano rapidamente il loro sostegno all’energia sporca, il collasso planetario dei cambiamenti climatici causati dall’uomo non è solo probabile, è imminente».
Il rapporto valuta anche le future politiche delle banche riguardo agli specifici settori di combustibili fossili e ai combustibili fossili in generale e sottolinea che «Nel valutare le restrizioni sul finanziamento per l’espansione dei combustibili fossili, nessuna banca ha ottenuto un punteggio superiore al grado C-range, e la maggior parte delle gradi banche erano nel D-range. Nessuna banca si è impegnata a eliminare gradualmente il finanziamento dei combustibili fossili in linea con una traiettoria conforme all’allineamento con gli all’1,5° C di Parigi, nonostante numerose banche e banchieri – tra cui il CEO di JPMorgan Chase Jamie Dimon – abbiano dichiarato il proprio sostegno all’Accordo di Parigi.
Il rapporto analizza anche l’inaccettabile scarsa performance elle banche sui diritti umani, in particolare per i diritti degli indigeni, per quanto riguarda l’impatto di specifici progetti sui combustibili fossili e il cambiamento climatico in generale. I casi studio dettagliati nel rapporto – dall’opposizione guidata dagli indigeni a ciascuno dei tre principali oleodotti di sabbie bituminose proposte nel Nord America, al fragile Arctic National Wildlife Refuge minacciato dalle trivellazioni, ai piani dell’utility tedesca RWE di espandere un open-pit della miniera di carbone di lignite distruggendo la foresta di Hambach che ha 12.000 anni – evidenziano tutti che le banche mancano di efficaci politiche energetiche e dei diritti umani che impediscano loro di finanziare questi progetti altamente problematici e le compagnie che ci stanno dietro».
Tom Goldtooth, direttore esecutivo dell’Indigenous Environmental Network, che lotta per la giustizia ambientale ed energetica e contro l’economia estrattiva, attacca: «Queste banche stanno finanziando un futuro che costerà il benessere delle prossime 7 generazioni di vita e oltre. La profezia indigena ora incontra la previsione scientifica. Madre Terra e Padre Cielo sono fuori equilibrio. La conoscenza indigena e la scienza occidentale richiedono chiaramente che dobbiamo disinvestire rapidamente dai combustibili fossili per evitare un disastro climatico completo. Qualsiasi istituzione finanziaria che si rifiuta di agire dovrebbe essere privata della sua licenza sociale per operare e essere ritenuta responsabile dei suoi investimenti».
Tara Houska, direttrice delle campagne di Honor The Earth, un’organizzazione indigena guidata dalle donne e incentrata sulla protezione della Madre Terra attraverso le arti, la musica, la difesa attiva, il sostegno al lavoro di base e il rafforzamento delle nazioni tribali con soluzioni di energia rinnovabile, conclude: «Le istituzioni finanziarie stanno finanziando la distruzione del nostro pianeta. La crisi climatica è una realtà che sarà condivisa da ogni essere vivente: abbiamo bisogno di cambiamenti, ne abbiamo bisogno ora. E’ una questione di sopravvivenza condivisa a cui le banche devono rispondere. Non possiamo bere denaro».