I più attrezzati in campo ambientale?
[18 Settembre 2013]
I più attrezzati in campo ambientale? Renzo Piano (Nella foto), parlando del nostro paese, ha detto che «non esiste una nazione meglio attrezzata per affrontare un futuro di economia sostenibile. Siamo il paese più bello del mondo e la bellezza è oggi la merce più ricercata. Abbiamo immensi giacimenti culturali, una miscela unica di meraviglie naturali costruite nei secoli, una posizione centrale nel Mediterraneo ….eppure». Eppure non riusciamo a mettere a frutto questo ben di Dio. Intanto sulla sostenibilità si sta discutendo approfonditamente anche sul piano internazionale perché il rischio è che essa – come ha scritto Robert Engelman – diventi un insopportabile blablablà.
La domanda di fondo quindi è se sono ancora possibili politiche di sostenibilità e che cosa ciò comporti rispetto a concezioni, visioni e pratiche che di fatto non hanno permesso e non permettono di mettere a frutto quel patrimonio di cui parla Piano.
Questione che ci riguarda in maniera diretta perché chi dispone di un patrimonio ambientale come il nostro deve chiedersi se e a quali condizioni esso possa essere ricondotto a quella sostenibilità che rischia di diventare anch’essa chiacchiera retorica. E i segni allarmanti sotto questo profilo non mancano e da tempo.
Da anni ormai la tutela della natura, del paesaggio, del suolo fanno acqua e non metaforicamente. Eppure si è continuato da più parti a considerare l’ambiente un ostacolo, un impedimento tanto da giustificare abusivismo, condoni, consumo distruttivo del territorio con effetti perversi non soltanto su l’ambiente ma anche sulla sicurezza del paese e dei cittadini.
La politica nel suo insieme ossia il governo delle istituzioni si sono rivelati colpevolmente inadempienti, inadeguati, ‘sordi’ come è stato detto. Ed ecco venire in soccorso il blablablà vago e a buon mercato sulla economia verde. Il caso più emblematico riguarda sotto questo profilo proprio i parchi e le aree protette da anni nelle peste per lo stato di abbandono a livello nazionale ma sempre più anche regionale che dovrebbero essere rilanciate a nuova vita diventando soggetti primari di una nuova politica economica appunto verde ed ecosostenibile.
Il compito e ruolo primario delle aree protette –per legge – è salvaguardare e valorizzare il patrimonio dei beni comuni che non sono quisquiglie e bazzecole. Tanto è vero chi ha rimesso mano alla brutta legge del Senato a questo mira: fare dei parchi un’altra cosa, grazie alla presenza di categorie che a rigor di logica non potrebbero e non possono prendere il posto di quelle istituzionali e scientifiche.