Nelle vene degli squali bianchi scorrono metalli pesanti

Negli squali bianchi trovati alti livelli di mercurio, arsenico e piombo che assorbono dalla catena alimentare, ma sembrano in salute

[4 Aprile 2019]

I ricercatori sudafricani e statunitensi che hanno pubblicato sul Marine Pollution Bulletin lo studio “Blood plasma levels of heavy metals and trace elements in white sharks (Carcharodon carcharias) and potential health consequences” hanno scoperto alte concentrazioni di mercurio, arsenico e piombo, in campioni di sangue prelevati da 43 grandi squali bianchi (Carcharodon carcharias) che sono stati catturati e campionati in Sudafrica durante la spedizione Ocearch del 2012. I campioni di sangue degli squali bianchi avevano livelli che sarebbero tossici per molti animali, ma lo studio «non ha rilevato apparenti conseguenze negative di questi metalli pesanti su diversi parametri di salute misurati negli squali, tra cui le condizioni fisiche, i globuli bianchi e i granulociti rispetto ai rapporti linfocitari, suggerendo che non c’è alcun effetto negativo sul loro sistema immunitario».

La principale autrice dello studio, Liza Merly  della Rosenstiel school of marine and atmospheric science dell’università di Miami, conferma: «I risultati suggeriscono che gli squali possono avere un meccanismo di protezione fisiologica intrinseca che attenua gli effetti nocivi dell’esposizione ai metalli pesanti».

Un altro autore dello studio, Neil Hammerschlag  della Rosenstiel school e dell’Abess center for ecosystem science and policy dell’università di Miami, spiega: «Come predatori, gli squali accumulano nei loro tessuti, attraverso la rete alimentare, bio-tossine dalla preda che mangiano. Quindi, misurando le concentrazioni di tossine, come il mercurio e l’arsenico, nel sangue degli squali bianchi, queste possono agire come “indicatori ecosistemici” per la salute dell’ecosistema, con implicazioni per gli esseri umani. Fondamentalmente, se gli squali hanno alti livelli di tossine nei loro tessuti, è probabile che anche le specie che mangiano che stanno sotto di loro avranno tossine, compresi i pesci che mangiano gli esseri umani».

Chris Fischer, capo spedizione e fondatore di Ocearch, sottolinea che «Per raccogliere i campioni, gli squali bianchi sono stati attentamente catturati su una piattaforma specializzata, mentre i campioni di sangue e le misurazioni corporee sono state prese dai biologi prima che gli squali venissero taggati e rilasciati».

Il sangue degli squali bianchi è stato sottoposto a screening per determinare le concentrazioni di 12 oligoelementi e 14 metalli pesanti e  i ricercatori dicono che «Questo studio fornisce il primo resoconto pubblicato delle concentrazioni ematiche di metalli pesanti negli squali selvatici. I dati servono a creare una baseline e un riferimento per i livelli di metalli pesanti presenti nel sangue degli squali bianchi in Sudafrica. Tenuto conto che molte popolazioni di grandi squali stanno sperimentando declini in tutto il mondo, è importante capire l’impatto dei metalli tossici, se ce ne sono, in questa popolazione. La possibilità che gli squali bianchi possano avere un meccanismo fisiologico che li protegga dagli effetti nocivi dell’esposizione dei metalli offre nuove opportunità per la futura ricerca sugli squali».

Ed Cara ricorda su Gizmodo che «I grandi bianchi sono noti per essere particolarmente abili nell’auto-guarigione e ad evitare i disturbi legati all’età, anche se restano sensibili a malattie come il cancro».

Ma questi antichissimi animali che sembrerebbero indistruttibili sono in realtà a forte rischio a causa della pesca eccessiva – commerciale e sportiva – e il 21 marzo l’International Union for the Conservation of Nature (Iucn) ha pubblicato un aggiornamento della sua Lista Rossa per 58 specie di squali e razze e ben 17 sono state classificate come minacciate di estinzione.