Onu: per lo sviluppo sostenibile ci vogliono molti più soldi
La comunità internazionale rischia un clamoroso fallimento che colpirà giovani, poveri e ambiente
[16 Aprile 2019]
Nella sede delle Nazioni Unite a New Tork è in corso il Forum on financing for development, organizzato dall’Economic and social council (Ecosoc) e nel suo intervento di apertura il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha sottolineato; «Abbiamo bisogno di più denaro per mettere in opera gli Obiettivi di sviluppo sostenibile» (Sustainable Development Goals SDGs).
A Forum Ecosoc partecipano rappresentanti di governi, imprese e società civile e punta a ad accelerare l’azione a favore dello sviluppo sostenibile, per Guterres «Tutti questi protagonisti devono coordinare una risposta mondiale urgente per lottare contro le ineguaglianze e il cambiamento climatico.
Secondo un recente studio del Fondo monetario internazionale (Fmi) i Paesi in via di sviluppo scontano un deficit di finanziamento annuale medio di circa 2.600 miliardi di dollari di investimenti per quanto riguarda la salute, l’educazione e infrastrutture essenziali quali le strade, l’elettricità, l’acqua e i servizi igienici e il segretario generale dell’Onu ha ricordato che «Per i Paesi in via di sviluppo a basso reddito, questo significa delle spese annuali supplementari che possono raggiungere il 15% del loro prodotto interno lordo. L’aiuto allo sviluppo resta essenziale, in particolare per i Paesi più poveri, ma non bisogna dimenticare l’appoggio alla mobilitazione delle risorse a livello nazionale. Questo significa che bisogna aumentare le entrate fiscali. Questo esige anche che la comunità internazionale faccia molto di più per lottare contro l’evasione fiscale, il riciclaggio di denaro e i flussi finanziari illeciti che indeboliscono questi sforzi. Da sole queste misure, se coronate da successo, sarebbero sufficienti a finanziare i servizi pubblici essenziali per realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile in alcune delle economie di mercato emergenti».
Guterres ha chiesto di «Aumentare sia l’ammontare che l’impatto degli investimenti grazie all’azione del settore privato, all’aiuto pubblico allo sviluppo delle istituzioni finanziarie internazionali, della società civile e delle organizzazioni filantropiche. Le risorse delle istituzioni finanziarie internazionali possono aiutare a ridurre i rischi percepiti e incoraggiare altre parti interessate a investire, mentre i fondi provenienti dalla filantropia possono essere utilizzati in delle partnership pubblico-privato. Anche nuovi tipi di finanziamenti possono contribuire alla realizzazione degli SDGs, in particolare le obbligazioni verdi e gli investimenti sociali, il crowdfunding e l’imprenditoria sociale. Il potenziale è considerevole: per esempio, le obbligazioni verdi sono passate in un decennio da zero a più di 220 miliardi di dollari».
Guterres ha anche lanciato un appello per «migliorare l’accesso delle micro, piccole e medie imprese femminili al finanziamento« de ha evidenziato che «Le nuove tecnologie e le istituzioni e i mercati finanziari hanno un grande potenziale per ampliare l’inclusione finanziaria e facilitare l’investimento».
Nel 2018 Guterres aveva presentato una strategia che definisce i modi in cui l’Onu può sostenere «Il cambiamento fondamentale del sistema finanziario internazionale, necessario per allineare le politiche economiche e i sistemi finanziari mondiali con l’Agenda 2030» e ora dice: «Abbiamo già fatto qualche progresso». Ma ha anche avvertito che «Crescita irregolare, aumento dei livelli del debito, possibili riacutizzazioni della volatilità finanziaria e accresciute tensioni commerciali globali ostacolano i progressi nel raggiungimento degli SDGs e ha affermato che «Il cambiamento climatico, le emissioni di gas serra e le tecnologie che sconvolgono i mercati del lavoro sono stati una grande sfida. Siamo qui oggi come parte di uno sforzo per coordinare una risposta globale urgente per invertire queste tendenze.In poche parole, abbiamo bisogno di più soldi per implementare gli obiettivi di sviluppo sostenibile».
Inga Rhonda King, Presidente dell’Ecosoc, concorda con Guterres e ha aperto il Forum evidenziando che, «Nonostante i progressi compiuti, non abbiamo visto l’ampia trasformazione di cui abbiamo bisogno per raggiungere gli SDGs entro il 2030». Dopo aver indicato i rischi economici e di altro tipo, ha fatto il punto sul «Cambiamento climatico, dai Caraibi al Sahel che ha praticamente annullato i progressi fatti nello sviluppo; l’aumento dei livelli del debito, che soffoca gli investimenti nello sviluppo sostenibile; e l’aumento delle tensioni commerciali che frenano la crescita economica e le disuguaglianze all’interno dei Paesi» Per affrontare questi rischi, secondo la King «E’ necessario rinnovare gli impegni per la cooperazione multilaterale globale, allineare i quadri di finanziamento per integrare l’Agenda 2030 nelle strategie di sviluppo nazionali e accelerare il finanziamento dello sviluppo sostenibile».
La presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, María Fernanda Espinosa, ha osservato che «Mentre la crescita economica globale è rimasta costante, non è stata sufficiente a sostenere l’Agenda 2030. E’ necessario produrre 600 milioni di nuovi posti di lavoro decenti” entro il 2030, il che richiede che le politiche traggano vantaggio dai finanziamenti pubblici e privati agli SDGs, di mobilitare le risorse nazionali prendendo di mira le politiche fiscali e una maggiore cooperazione fiscale internazionale per affrontare l’evasione fiscale. Un futuro di sviluppo sostenibile richiede investimenti ora, nel presente. Il momento di agire è ora, per compiere passi decisivi per rendere una realtà la promessa di “liberare la razza umana dalla tirannia della povertà” e contribuire a rendere la nostra Organizzazione più rilevante per tutti».
Il vice amministratore delegato dell’Fmi, Tao Zhang. Ha ricordato che dagli incontri primaverili della scorsa settimana della Banca Mondiale e dell’Fmi a Washington è emerso che «L’economia mondiale sta attraversando un momento molto delicato: mentre l’espansione globale continua, lo fa a un ritmo più lento del previsto. Dobbiamo fare meglio. Una crescita a medio termine più forte sarà essenziale per i Paesi in via di sviluppo per raggiungere gli SDGs. Poi ha illustrato «Tre ambiti di azione politica complementari e di rinforzo per affrontare questo problema, vale a dire le politiche interne per costruire la resilienza e promuovere l’inclusione, potenziamento della cooperazione internazionale e l’impegno a lavorare insieme sulle sfide globali più ampie.
Mahmoud Mohieldin, vicepresidente senior della Banca Mondiale per la 2030 Development Agenda, relazioni con l’Onu e partnerships, ha detto che, «Come al solito, con le parole, non riusciremo a porre fine alla povertà estrema entro il 2030. Se il commercio rimarrà come lo facciamo noi oggi, entro il 2030 ci saranno centinaia di milioni di persone che soffriranno di povertà estrema, con 9 su 10 delle persone colpite in Africa. Le azioni sono necessarie oggi. Come risultato dagli incontri primaverili, per raggiungere opportunità di crescita occupazionale e sostenibilità nel prossimo decennio, abbiamo bisogno di riforme audaci e urgenti nelle politiche di sviluppo e di finanziamento».
harman Shanmugaratnam, vice primo ministro di Singapore e presidente del G20 Eminent Persons Group on Global Financial Governance, ha sottolineato l’importanza della mobilitazione dei giovani: «La dimensione della “bolla giovanile” nelle nostre popolazioni supera di gran lunga tutto quello che abbiamo visto prima. La sfida più grande è che non siamo disposti a creare i posti di lavoro richiesti per loro. Siamo mal preparati per ogni misura di istruzione, sviluppo delle competenze e capacità di fornire ai giovani posti di lavoro dignitosi». Quello dipinto da Shanmugaratnam è il quadro di un fallimento dell’economia liberista nel creare posti di lavoro per i giovani che «si intreccia con altre sfide globali, come il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità mondiale e la diffusione di malattie infettive, con conseguenze che supererebbero i soli costi economici».