Sesta estinzione di massa, i numeri e i dati che mancavano sono nel nuovo indice SKI

Grazie allo ZIMS di zoo e acquari, aumentano drasticamente le informazioni necessarie per aiutare a salvare le specie

[24 Aprile 2019]

Nonostante la mole di dati attualmente disponibili sugli esseri umani, è sorprendente quanto poco sappiamo di altre specie. Ora lo studio “Data gaps and opportunities for comparative and conservation biology”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), conferma che dai dati globali riguardanti oltre il 98% delle specie note di mammiferi, uccelli, rettili, e anfibi mancano informazioni essenziali come la fertilità e le percentuali di sopravvivenza.

E’ una grossa lacuna con conseguenze di vasta portata per il lavoro di ambientalisti de scienziati che cercano di limitare l’impatto della sesta estinzione di massa che è in corso sulla Terra. Gli scienziati che lavorano in tutto il mondo per la Lista rossa dell’Iucn, Species Survival Commission dell’Iucn, Convention on International Trade in Endangered Species of Flora and Fauna (Cites), Traffic, Monitor ed altre organizzazioni richiedono dati demografici per valutare le popolazioni di specie e intervenire dove necessario.

La principale autrice dello studio, Dalia A. Conde, direttrice di Species360 Conservation Science Alliance, sottolinea che «Sembra inconcepibile, ma gli scienziati incaricati di salvare le specie spesso devono basarsi sulle ipotesi migliori, sperando nella realtà approssimativa».

Il team multidisciplinare che a ha realizzato lo studio, guidato da ricercatori dell’Interdisciplinary Center on Population Dynamics (CPop) dell’università Oxford, Max-Planck-Institut für demografische Forschung Syddansk Universitet, San Diego Zoo Global e Species360 Conservation Science Alliance e che ha visto la partecipazione di 19 istituzioni, ritiene che «Possiamo sostanzialmente aumentare quello che sappiamo sulle dinamiche della popolazione delle specie applicando nuove analisi a dati che sono stati a lungo trascurati. Prevedere quando le specie sono a rischio e il modo migliore per sostenere diversità e quantità, richiede sapere a quale età le femmine si riproducono, quanti piccoli o giovani sopravvivono fino all’adolescenza e per quanto tempo vivono gli adulti».

Per capire quali dati sono attualmente disponibili e per misurare il gap, Il team di 33 scienziati, tra cui analisti di dati, biologi e specialisti di dinamica della popolazione, ha sviluppato il primo Species Knowledge Index (SKI) per mappare quanto sappiamo sulle specie in tutto il mondo e classificare le informazioni demografiche disponibili per 32.144 specie conosciute di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi. L’indice aggrega, analizza e mappa i dati provenienti da 22 database e dalla Lista rossa Iucn delle specie minacciate.

Uno degli autori dello studio, Oliver Ryder, direttore conservazione genetica di San Diego Zoo Global, spiega che «La conoscenza demografica dell’indice delle specie fornisce informazioni significative che, in combinazione con i dati genetici, consentono di stimare gli eventi che influenzano la vitalità delle popolazioni. Talvolta. le forti riduzioni della popolazione, chiamate strozzature genetiche, influenzano la sostenibilità delle popolazioni, come abbiamo scoperto nello studio sui rinoceronti in via di estinzione».

Attingendo innanzitutto alle fonti di informazione globali, l’indice SKI registra dati completi di nascite e morti  per appena l’1,3% di queste principali classi di specie. La mappa, che illustra la conoscenza demografica delle singole specie, dimostra che molte caselle rimangono vuote. Ma le cose sono cambiate quando i ricercatori hanno aggiunto dati da una fonte precedentemente non sfruttata: lo Zoological Information Management System (ZIMS) e le caselle chiave delle specie si sono cominciate a riempire di dati salienti.

La Conde evidenzia che «Aggiungere lo ZIMS è stato come accendere le luci in una stanza altrimenti molto buia. Classe per classe, dai mammiferi agli anfibi, abbiamo visto grandi gap riempirsi con i dati fondamentali necessari per aiutare gli ambientalisti a valutare le popolazioni e sostenere le specie minacciate, in via di estinzione e vulnerabili».

L’integrazione di ZIMS ha potenziato lo SKI di 8 volte per quanto riguarda le informazioni esaustive sulla tabella della vita utilizzata per valutare le popolazioni. Le informazioni sull’età della prima riproduzione per le femmine, un dato essenziale per stimare come una popolazione sarà in grado di sopravvivere nei prossimi anni, sono cresciute fino al 73%.

Lo ZIMS è curato da professionisti della fauna selvatica che lavorano in zoo, acquari, rifugi, centri di ricerca e formazione in 97 Paesi. È gestito da Species360, un’ONG che facilita la condivisione delle informazioni tra i suoi quasi 1.200 membri istituzionali, ed è il più grande dataset sulla fauna selvatica del mondo.

Il nuovo studio evidenzia un valore che va ben oltre i dati stessi: «Mentre Conservation Science Alliance e altri ricercatori applicano l’analisi ai dati aggregati attraverso fonti globali, tra cui ZIMS, raccolgono informazioni che incidono sui risultati per le specie in pericolo di estinzione. Inoltre, questo può fornire informazioni chiave per la biologia comparativa ed evolutiva, come la comprensione dell’evoluzione dell’invecchiamento».