Sanzioni Usa contro il petrolio iraniano, Coldiretti: «effetto valanga sull’85% della spesa»
Sviluppare il biometano avanzato, prodotto da rifiuti, valorizzando gli scarti e sottoprodotti ottenuti dall’agricoltura e dagli allevamenti
[24 Aprile 2019]
La definitiva imposizione delle sanzioni volute dal presidente Usa Donald Trump contro le esportazioni di greggio dell’Iran – che riguardano anche le esenzioni per l’import in Italia già praticamente azzerato – sta facendo salire i costi del barile di petrolio: oggi il Brent viaggia sui 74,5 dollari al barile, il 2% in più in un giorno .
L’agenzia iraniana Pars Today scrive che «A questo punto è facile prevedere nuovi rincari dei carburanti dovuti proprio alla tensione fra gli Usa e i principali acquirenti di petrolio iraniano (Cina, l’India e Turchia), visto il quasi immediato riflesso del costo del greggio sul quello di benzina e diesel alla pompa. Per fare solo un paio di esempi basta osservare come le quotazioni del petrolio negli ultimi 12 mesi hanno toccato il picco a ottobre 2018, momento in cui il barile costava 85,92 dollari e la benzina aveva raggiunto in Italia gli 1,669 euro al litro. Allo stesso modo il minimo storico del Brent negli ultimi mesi era stato quello di Natale 2018 a quota 50,68 dollari al barile e poco dopo, a metà gennaio 2019, la benzina era scesa fino a 1,492 euro/litro. Da gennaio i prezzi dei carburanti per autotrazione non hanno fatto che aumentare senza sosta. Ad oggi, come riporta Prezzi Benzina, gli automobilisti italiani pagano in media 1,659 euro per un litro di benzina, l’11,1% in più che a gennaio quasi come a ottobre 2018, anche se il petrolio costa meno di sei mesi fa. Questo significa che altri aumenti della benzina sono alle porte e che per fare un pieno di benzina ad una Fiat Panda 1.2 si spendono oggi 61,383 euro contro i 55,204 euro di gennaio 2019, ovvero 6,17 euro in più. Allo stesso modo il gasolio che costa oggi in media 1,550 euro/litro impone una spesa di 93 euro per il pieno di una Jeep Compass 1.6 MultiJet II, mentre a gennaio 2019 si spendevano 85,6 euro per lo stesso pieno, 7,4 euro in meno».
I media iraniani riportano con grande evidenza la posizione di Coldiretti che in un comunicato ha spiegato che «In un Paese come l’Italia dove l`85% dei trasporti commerciali avviene per strada l’aumento dei prezzi dei carburanti ha un effetto valanga sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che di quelli di produzione, trasformazione e conservazione».
Secondo la più grande associazione agricola italiana, «L’aumento è destinato a contagiare l’intera economia perché se salgono i prezzi del carburante si riduce il potere di acquisto degli italiani che hanno meno risorse da destinare ai consumi mentre aumentano i costi per le imprese. A subire gli effetti dei prezzi dei carburanti è anche l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica arrivano ad incidere fino dal 30 al 35% sul totale dei costi per frutta e verdura secondo una analisi della Coldiretti su dati Ismea».
Coldiretti prende atto dell’inaffidabilità politica e climatica del petrolio e degli altri combustibili fossili e sottolinea che «In queste condizioni è importante individuare alternative energetiche come previsto dal primo accordo di collaborazione tra Eni e Coldiretti per sviluppare la filiera italiana del biometano agricolo e rendere più sostenibile la mobilità in un’ottica di economia circolare. Si tratta di sviluppare nel settore trasporti la filiera nazionale del biometano avanzato, prodotto da rifiuti, valorizzando gli scarti e sottoprodotti ottenuti dall’agricoltura e dagli allevamenti. L’obiettivo per Eni e Coldiretti è la creazione della prima rete di rifornimento per il biometano agricolo “dal campo alla pompa” per raggiungere una produzione di 8 miliardi di metri cubi di gas “verde” entro il 2030 e aiutare l’ambiente».
Tornando all’Iran, oggi la Guida suprema della Repubblica Islamica, l’ayatollah Seyyed Ali Khamenei ha avvisato f gli Usa che «I tentativi ostili da parte dell’amministrazione statunitense volti a bloccare le vendite petrolifere iraniane non porteranno da nessuna parte. La Repubblica islamica continuerà ad esportare il petrolio quanto ho bisogno e quanto vuole».
Intanto, pur adeguandosi all’ordine di Trump di rispettare le sanzioni, la Commissione europea ha fa sapere che l’Europa continuerà a rispettare l’accordo sul nucleare con l’Iran voluto da Barack Obama e che Trump, sostenuto da israeliani e sauditi, vuole annullare.
Tanto per essere coerente, Trump, che accusa l’Iran di essere un pericolo per il Medio Oriente per la sua partecipazione alla guerra in Siria, ha messo il veto sul voto del parlamento statunitense che chiedeva la fine della fornitura di armi all’Arabia Saudita per bombardare lo Yemen, dove è in atto la più grave crisi umanitaria del mondo e dove milioni di persone, soprattutto bambini, donne e anziani, rischiano di morire per le bombe (anche made in Italy), per la fame e il colera.