Vince la Spagna delle due sinistre. Crollo del PP, i neofascisti alleati della Lega non sfondano
Governo PSOE-Podemos possibile solo con l’astensione di Esquerra Republicana che stravince in Catalogna
[29 Aprile 2019]
Lo spostamento a sinistra del Partido Socialista Obrero Español (Psoe), voluto dal suo giovane leader Pedro Sánchez contro la vecchia nomenclatura centrista dal suo stesso partito, ha pagato e i socialisti tornano ad essere il primo Partito spagnolo con il 28,68% dei voti (123 seggi) mentre la destra del Partido Popular (PP – 16,70%) crolla a 66 seggi travolta dagli scandali e perde la sua ala neofranchista/fascista di Vox – alleata della Lega di Salvini – che si ferma al 10,26% (24 seggi), smentendo i pronostici dei soliti provinciali giornali italiani che la davano “sicuramente oltre il 15%”. Supera invece quella cifra il centro-destra liberista/europeista di Ciudadanos (15,86% – 57 seggi) che si è conteso fino all’ultimo il terzo posto con Unidas Podemos (UP, 14,31% – 42 seggi), l’alleanza di sinistra tra Podemos, Izquierda Unida, Equo e altre formazioni di sinistra radicali, che resiste e si appresta a fare un governo con i socialisti. Un governo che però non ha i numeri per stare in piedi da solo e dovrà contare almeno sulla benevola (e politicamente “costosa”) astensione di Esquerra Republicana de Catalunya (Erc – 3,89%), che stravince in Catalogna, dove si aggiudica 15 seggi e relega al secondo posto il Partit dels Socialistes de Catalunya e al terzo i moderati indipendentisti di JxCAT (1,91%, 7 seggi). Gli altri seggi se li aggiudicano l’Euzko Alderdi Jeltzalea (PNV- EAJ, 1,51% 6 seggi) il Partito nazionalista basco, moderato ma da sempre nemico della destra nazionalista spagnola, e piccole formazioni di sinistra radicale e/o autonomiste
Insomma. Come già avevano dimostrato il Portogallo, Olanda, Belgio, Svezia, Finlandia…. la Sinistra vince se è plurale e se fa la sinistra e se la sua componente socialdemocratica ritorna alle sue origini e dichiara di voler collaborare con quella radicale e ambientalista. Come scrive oggi El País, Sanchez, che era stato destituito dall’ala destra del Psoe e che ha stravinto le primarie con una piattaforma progressista e libertaria – come ha fatto Corbyn tra i laburisti britannici – «Ha vinto le elezioni con maggiore chiarezza di quella sperata», ma ha fallito per un soffio il suo obiettivo di poter fare un’alleanza con l’UP senza dover contare sugli indipendentisti catalani. Ma è lo stesso editoriale di El País a far notare che «Il presidente è ora in una posizione politica molto comoda, con l’opposizione politica molto debilitata, con l’opposizione fortemente indebolita dal crollo senza palliativi del PP, che ha quasi doppiato in seggi. Sanchez si è fermato a un seggio per aggiungere la maggioranza assoluta con Unidas Podemos, il PNV e qualche altro piccolo gruppo. In ogni caso, sarebbe sufficiente un’astensione dell’Erc per fare in modo che Sánchez venga dichiarato presidente in seconda votazione». Inoltre il Psoe avrà la maggioranza assoluta al Senato, conquistando quella che era la roccaforte del PP.
La feroce campagna anti-indipendentista, xenofoba e anti-femminista della destra neofascista di Vox ha finito per favorire il Psoe e gli indipendentisti di sinistra catalani dell’Erc, che diventa per la prima volta il primo Partito della Catalogna, seguita da vicino dai socialisti e poi dagli altri indipendentisti di JxCAT. In Catalogna la destra non sembra avere più cittadinanza e anche nel resto della Spagna non se la passa bene: «Con questo risultato – spiega El País – demolitore per una destra frazionata in tre, il Psoe è l’unico che ha in mano la possibilità di costruire una maggioranza per formare il governo. Il successo di Ciudadanos, che è andato molto vicino a strappare la leadership della destra al PP, permetterebbe di raggiungere una maggioranza assoluta ai socialisti, ma lo stesso Rivera (il leader di Cidadanos, ndr) ha escluso questa possibilità, che lo condanna a rimanere all’opposizione». E se c’era una qualche possibilità di accordo con i centristi a escluderla sono stati subito i militanti socialisti che, mentre festeggiavano euforici la vittoria, stanotte in Calle Ferraz gridavano rivolti a Sánchez: «Con Rivera no! Con Rivera no!».
Nonostante in Italia ci si sia subito affrettati a parlare di risultato incerto e caotico e a esaltare il successo dell’estrema destra alla quale alla vigilia del voto aveva mandato gli auguri Matteo Salvini, il risultato delle elezioni spagnole è chiaro: ha vinto la sinistra e il Psoe e Podemos insieme hanno 20 seggi in più di PP, Cs e Vox. La destra spagnola è a pezzi e priva di leadership: il povero Pablo Casado ha portato il PP al peggior risultato della sua storia, molto peggio delle peggiori previsioni, e la strategia di spostare ulteriormente a destra il Partito per contendere i voti a Vox non ha pagato, proprio come per Forza Italia con la Lega. L’estrema destra sovranista/leghista di Vox e il suo leader Santiago Abascal, con la loro aggressiva campagna elettorale contro migranti, indipendentisti e donne, si ritrovano in mano un risultato molto peggiore di quello in cui speravano e non potranno influenzare in alcun modo la formazione del prossimo governo. Come fa notare El País «La Spagna perde poi l’eccezionalità di essere l’unico grande Paese europeo senza la presenza di un partito di estrema destra forte in Parlamento, anche se lo mantiene lontano dal potere, al contrario di quel che succede in Italia», dove i giornali e le televisioni sembravano molto più preoccupati dell’avanzata dei neofascisti spagnoli che dello strapotere della destra leghista, loro ispiratrice e alleata, al governo in Italia.
Quella che si è celebrata stanotte nelle strade spagnole è la festa di un risorto Psoe e il funerale di un retrogrado PP, mentre la Catalogna festeggia l’incredibile vittoria di Erc, passata in pochi anni dall’essere un partitino di estrema sinistra a forza leader dell’indipendentismo catalano che, insieme, nelle urne supera il 40% dei voti.
Il Psoe ritrova l’egemonia a sinistra staccando Podemos di Pablo Iglesias di quasi 60 deputati, ma Up è riuscito a smentire i peggiori pronostici che lo davano in caduta libera, conquista 42 seggi, è il quarto partito spagnolo e ha un risultato enormemente più alto dell’uno virgola qualcosa al quale si era rassegnata la sinistra identitaria post-comunista e, con tutta probabilità, per la prima volta dal ritorno della democrazia in Spagna al governo ci saranno ministri di un Partito a sinistra del Psoe: Iglesias, dopo aver parlato con Sánchez, ha annunciato di credere che «Questo è un risultato sufficiente per costruire un governo di coalizione delle sinistre». E anche qui la devastata e balbettante sinistra italiana avrebbe molto da imparare dalle risorte e rinnovate sinistre iberiche, che cercano l’unità nella diversità.
Il Partido Popular (spalleggiato all’estrema destra da Vox) aveva dichiarato una guerra senza quartiere alla sinistra che ha risposto trovando una sintonia finora sconosciuta tra Psoe e Podemos e che ha portato alla fine a una vittoria insperata dei progressisti contro una destra sempre più xenofoba, retrograda e misogina. Alla fine ha vinto una moderna sinistra plurale che però non ha paura di salutare con il pugno chiuso. (Non) vi ricorda qualcosa?