I risultati del progetto “Se butti male… Finisce in mare!” di Legambiente e Corepla
In Campania e Puglia ci sono più di 11 rifiuti (soprattutto plastica) ogni metro di spiaggia
Ciafani: «I numeri della nostra indagine dimostrano ancora una volta che il marine litter è un problema che ci coinvolge da vicino»
[6 Maggio 2019]
Una media di 1.136 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia, ovvero più di 11 rifiuti ogni metro: è questo quello che si sono trovati di fronte gli oltre 4.000 tra studenti, educatori e volontari che hanno dato corpo a “Se butti male… Finisce in mare!”, la seconda edizione del progetto educativo di Legambiente e Corepla – il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica – che ha visto come protagoniste la Campania e la Puglia. Quindici gli arenili monitorati nelle due regioni, dove la plastica si conferma il materiale più trovato e rappresenta l’84,3% dei rifiuti monitorati; a seguire ci sono vetro/ceramica (4,3%) e gli oggetti in metallo (4%).
Oggi si è svolto l’appuntamento finale del progetto alla foce del fiume Sarno, tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia in Campania con la pulizia straordinaria della spiaggia di Rovigliano, offrendo l’occasione per divulgare i dati raccolti lungo questi mesi di intenso lavoro. «I numeri della nostra indagine dimostrano ancora una volta che il marine litter è un problema che ci coinvolge da vicino – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – Ridurre nei prossimi anni i rifiuti sulle nostre spiagge e nei nostri mari non è una sfida impossibile, ma va affrontata con determinazione. L’Italia da questo punto di vista sta facendo spesso da apripista, anticipando le direttive europee su questo fronte. C’è bisogno però dell’impegno di tutti noi».
Al momento c’è molto da fare, su più ambiti d’intervento. Come documentano da Legambiente nella top ten degli oggetti più trovati in spiaggia spiccano i pezzi di plastica con dimensione tra i 2,5 e i 50 centimetri (che rappresentano il 10,7% del totale): si tratta di rifiuti che sono il risultato della frammentazione di oggetti in plastica non più riconoscibili. Al secondo posto ci sono i mozziconi di sigaretta (9,7%) che rappresentano il 9,7% degli oggetti trovati, quasi un rifiuto ogni 10, e sono stati rinvenuti per la maggior parte (l’85%) nelle spiagge campane. Al terzo tappi, coperchi, anelli di plastica(7,5%). Non mancano al solito i classici bastoncini cotonati di plastica per la pulizia delle orecchie – che in Italia sono stati messi al bando dal 1° gennaio di quest’anno – che rappresentano il 7,2% sul totale dei rifiuti monitorati. I pezzi di polistirolo, non riconducibili ad alcun oggetto riconoscibile, sono presenti per il 6%, e la stessa percentuale è rappresenta dalle bottiglie per bevande. Seguono le calze per la coltivazione dei mitili con il 5,7% e plastica monouso (4,6%). A chiudere la classifica ci sono i materiali da costruzione (mattoni e mattonelle, ceramiche, calcinacci, fibra di vetro e materiale isolante, sono esempi dei rifiuti che rientrano in questa categoria) con il 3,2% sul totale dei rifiuti e infine buste e shopper con il 2,8%. Queste ultime due categorie di rifiuti sono state trovate per lo più sulle spiagge pugliesi.
Da dove proviene tutta questa spazzatura? La cattiva gestione dei rifiuti urbani resta la prima causa identificata della presenza di spazzatura sui nostri arenili, una categoria che include packaging post-consumo (imballaggi, 31%), rifiuti da fumo (12%), materiali da costruzione (3%) e buste di plastica (3%). La maggior parte dei rifiuti insomma sfugge a una corretta gestione o proviene dagli scarichi non depurati, dall’abitudine di utilizzare i wc come una pattumiera, ma anche dalla cattiva gestione dei rifiuti domestici data dalla negligenza dei cittadini. Per questo è importante incrementare le campagne di sensibilizzazione e informazione coinvolgendo anche le scuole e gli studenti.
«La lotta al marine litter inizia sui banchi di scuola – dichiara al proposito Antonello Ciotti, presidente di Corepla – Da 20 anni il Consorzio è in prima linea nella promozione della cultura del riciclo dei cittadini di domani per contrastare la dispersione dei rifiuti in mare o sulle spiagge e trasformarli in nuove risorse con evidenti vantaggi ambientali, sociali ed economici. I dati del 2018 confermano che la direzione presa è quella giusta: in Puglia la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è cresciuta di oltre il 20%, mentre in Campania ha raggiunto quasi 21 kg per abitante (dato di poco superiore alla media nazionale). Ci auguriamo che le azioni collettive e le sinergie tra il mondo industriale, associativo e la società civile possano contribuire a raggiungere risultati ancora più ambiziosi».
I dati sulla raccolta differenziata, sui quali comunque c’è ancora molto da migliorare, restituiscono infatti soltanto un quadro parziale della situazione: informano su quanti rifiuti da imballaggio (oltre all’organico, naturalmente) sono stati separati e raccolti correttamente, un passaggio che risulta fondamentale solo in rapporto al successivo avvio a riciclo di questi rifiuti. E il fatto che nel 2018 in Italia siano state trasformate circa 6,8 milioni di tonnellate di resine termoplastiche delle quali però solo il 15% circa, ovvero 1 milione di tonnellate, sono plastiche provenienti da riciclo, la dice lunga su quanto sia ancora distante la prospettiva di un’economia circolare. Anche alla luce dalla recente direttiva Ue che prevede il divieto di molti prodotti in plastica monouso al 2021 occorre ripensare l’intera filiera, favorendo – magari tramite l’introduzione di appostiti crediti d’imposta, come suggeriscono le imprese di settore – l’effettivo riciclo dei rifiuti in plastica, che devono diventare nuovi prodotti e non rifiuti sulle nostre spiagge.