End of waste, dal ministero dell’Ambiente arriva il decreto sui pannolini. E per il resto?
Il dicastero è al lavoro su recupero degli pneumatici, carta e cartone, plastiche miste e rifiuti da costruzione e demolizione. Ma occorre una soluzione organica
[16 Maggio 2019]
Dopo oltre un anno di gravi difficoltà per la filiera nazionale dell’economia circolare è arrivata ieri dal ministero dell’Ambiente una prima buona notizia in merito all’End of waste, ovvero le normative necessarie per stabilire le condizioni alle quali un rifiuto – al termine di un processo di recupero – è trasformato nuovamente in un normale bene economico, non più assoggettato alle rigorose disposizioni della normativa sui rifiuti: il ministro Costa ha firmato il decreto per il riciclo dei pap, i prodotti assorbenti della persona come i pannolini, fornendo così un indirizzo normativo per il settore da cui il problema è partito paralizzando l’intero comparto del riciclo.
Attraverso l’ormai nota sentenza 28 febbraio 2018 n. 1229 – che vedeva contrapposta la Regione Veneto e Contarina spa, che in collaborazione con Fater ha realizzato il primo impianto per il riciclo dei pannolini – il Consiglio di Stato ha infatti stabilito che spetta allo Stato, e non alle Regioni, individuare i casi e le condizioni in cui un rifiuto può essere considerato “End of waste”. Da lì il caos che, per quanto riguarda almeno i pap, sembra adesso sanato: «Un passaggio epocale per l’economia circolare – lo definisce soddisfatto il ministro Costa – Si potranno quindi recuperare e non mandare a incenerimento o discarica ben 900 mila tonnellate l’anno di rifiuti», naturalmente se verranno realizzati tutti gli impianti industriali necessari per farlo (l’impianto Fater mira a trattare 10mila ton/anno).
La grana dell’End of waste rimane però ad oggi tutt’altro che risolta. A livello europeo sono stati emanati appena tre regolamenti Eow, e solamente tre – con quello di ieri – decreti a livello nazionale, mentre ne servirebbero decine. Ma dal ministero dell’Ambiente ne annunciano altri.
Il dicastero informa infatti che sta per inviare all’Ispra la versione definitiva del decreto sui rifiuti da costruzione e demolizione, che rappresentano una fetta preponderante della produzione italiana di rifiuti speciali: circa 51 milioni di tonnellate annue, comprese le terre e rocce da scavo. Il testo prevede che gli aggregati di recupero possano essere utilizzati per usi analoghi a quelli dello stesso materiale ottenuto da aggregati naturali. All’Ispra spetta il parere definitivo.
Sempre all’Ispra è stato inviato, la settimana scorsa, per l’acquisizione del parere tecnico, lo schema di decreto sulla carta da macero, che consente l’utilizzo di carta e cartone recuperati come materia prima nella manifattura di carta e cartone ad opera dell’industria cartaria e in industrie che utilizzano come riferimento la norma Uni En 643.
È al vaglio dell’ufficio legislativo del ministero anche il decreto sulle plastiche miste, che – spiegano sempre dal dicastero – ammontano a circa 450 mila tonnellate annue (che derivano dalla raccolta differenziata). Il provvedimento prevede numerose applicazioni delle plastiche miste recuperate: come aggregati nelle malte cementizie, nei bitumi e negli asfalti, come sostituti di materiale vergine in diverse tecnologie di trasformazione secondo la norma Uni 10667-16 e in processi di riduzione in impianti siderurgici.
Sarà a breve predisposto l’invio al Consiglio di Stato, che ha richiesto il parere dell’Ispra e dell’Istituto superiore di sanità dopo le prescrizioni della Commissione europea, il decreto sulla gomma vulcanizzata granulare, che consentirà che il materiale ottenuto dal trattamento sia utilizzato in processi manifatturieri per la produzione di articoli, o componenti di articoli, in gomma, materiali compositi bituminosi, asfalti o conglomerati cementizi alleggeriti, materia prima per l’industria chimica. In Italia vengono raccolte ogni anno circa 350 mila tonnellate di pneumatici fuori uso. Parallelamente, il ministero invierà alla Commissione europea un’informativa che illustri le modifiche apportate al decreto.
E per le altre filiere dell’economia circolare italiana? Visti i tempi biblici (oltre 1 anno) che sono serviti per emanare il singolo decreto sul pap, rimane valida la proposta avanzata dalle imprese di settore poco tempo fa: in attesa dei decreti nazionali sull’End of waste potrebbe essere consentito alle Regioni di intervenire sulla questione.