Cattive notizie dall’Australia: vincono i negazionisti climatici
L'inaspettata vittoria dei nazional-conservatori. Battuti i laburisti, quasi scomparsi i Verdi
[20 Maggio 2019]
Secondo gli ultimi dati, la coalizione nazionalista-conservatrice guidata dal primo ministro liberaldemocratico australiano Scott Morrison avrebbe ormai 77 seggi uno in più dei 76 necessari per la maggioranza assoluta, smentendo così tutti i sondaggi e gli exit poll che, dopo 6 anni di governi neo-liberisti ed ecoscettici, davano per certa una vittoria del Labour Party che invece si fermano a 68 seggi.
Sabato notte, di fronte ai suoi sostenitori increduli, Morrison ha detto: «Ho sempre creduto nei miracoli», mentre lo scialbo leader laburista Bill Shorten – probabilmente l’uomo sbagliato scelto nel momento sbagliato – si è dimesso dicendo che «E’ ovvio che il Labour non sarà in grado di formare il prossimo governo» e annunciando che non si ricandiderà a leader del partito.
Scompaiono quasi i Verdi ai quali resta un solo deputato, gli altri seggi se li dividono un piccolo partito locale e i candidati indipendenti, spesso ambientalisti.
L’elettorato australiano si conferma fortemente conservatore e la inaspettata vittoria di Morrison, amico e fan di Donald Trump, è una brutta notizia per il futuro dell’azione climatica globale. Si era quindi illuso che la svolta ambientalista del Labour – che ha sottratto voti e seggi ai Verdi – e le gigantesche e radicali manifestazioni studentesche e giovanili per il clima avessero spostato fette di elettorato a sinistra. Probabilmente hanno invece acuto l’effetto contrario e alla fine hanno impaurito l’elettorato più anziano, che teme di perdere il benessere economico anche se è consapevole che il cambiamento climatico è un grosso problema.
Come ha spiegato in una mail inviata a ThinkProgress l’australiano Stephan Lewandowsky, che insegna psicologia cognitiva alla School of Experimental Psychology dell’università di Bristol, «Gli australiani hanno eletto qualcuno che una volta ha portato un pezzo di carbone in Parlamento, esortandoci a respingere gli avvertimenti degli scienziati climatici e a scavare più carbone. Non c’è dubbio che il suo governo farà esattamente questo».
Michael Mann, un climatologo della Pennsylvania State University ha aggiunto: «Per ora, abbiamo perso l’Australia. Ora una coalizione di un piccolo numero di protagonisti cattivi minaccia la sopravvivenza delle nostre specie. Questi comprendono l’impero mediatico di Murdoch, alimentato dai combustibili fossili, che ha saturato il Paese con la propaganda disonesta della campagna elettorale della destra, lavorando con alcuni petro-Stati tra cui l’Arabia Saudita, la Russia, l’America di Trump e ora l’Australia».
Già nel 2011 lo scienziato australiano Michael Ashley denunciava il monopolio di Rupert Murdoch sui media australiani e il suo sostegno alla disinformazione climatica in tutto il mondo: «L’impero mediatico di Murdoch è costato all’umanità forse una o due decadi di tempo nella battaglia contro il cambiamento climatico». Ma è anche vero che di fronte a questa offensiva negazionista dei neoliberisti alleati dei sovranisti contro l’azione clima la controffensiva è ancora timida e non all’altezza delle “cannoniere” mediatiche messe in campo dalla destra e Murdoch e i suoi alleati hanno trionfato di nuovo, riuscendo a distrarre la stessa opinione pubblica conservatrice in un Paese come l’Australia dove gli effetti dei cambiamenti climatici sono terribilmente evidenti.
Morrison, un cristiano pentecostale integralista che è diventato primo ministro nel 2015 dopo un golpe nel Partito Liberaldemocratico contro l’allora primo ministro Malcolm Turnbull, colpevole di sostenere timidamente la necessità di politiche per il clima, è noto per essere un sostenitore del carbone e ferocemente anti-immigrati e viene riconfermato proprio mentre l’estate australe del 2019 è stata classificata come la più calda mai registrata in Australia, con temperature così elevate nell’Australia meridionale che i pipistrelli sono caduti morti dagli alberi. L’Australia è uno dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici e gran parte della sua popolazione vive lungo la costa, minacciata dal rapido innalzamento del livello del mare.
In Australia il voto è obbligatorio e i 16,4 milioni di elettori, «I pacifici australiani», come li ha definiti il guerrafondaio Morrison che non disdegna interventi militari all’estero al fianco degli Usa, hanno nuovamente scelto la coalizione – sempre più di destra – tra liberaldemocratici e nazionalisti.
Secondo tutti i sondaggi, economia, costo della vita, ambiente e salute erano le maggiori preoccupazioni degli elettori australiani, con i giovani che in particolare esprimevano frustrazione per le politiche anti-climatiche e la mancanza di alloggi a prezzi accessibili. Morrison ha ignorato le istanze dei giovani è ha condotto la campagna elettorale principalmente su questioni economiche, dipingendo le elezioni come un referendum tra lui e Shorten che voleva ridurre sia le agevolazioni fiscali per i ricchi che le emissioni di gas serra. Altri punti di scontro sono stati i diritti degli aborigeni australiani e il ruolo delle donne.
Alla fine l’elettorato anziano ha creduto alla campagna elettorale negativa e negazionista dei liberaldemocratici che sono riusciti a convincere la maggioranza degli elettori a temere l cambiamenti necessario.
Mettendo al centro l’economia, Morrison è riuscito a convincere gran parte degli australiani che dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale – e della giustizia sociale – se ne devono occupare gli altri Paesi e che le riforme laburiste avrebbero reso gli australiani meno ricchi, una campagna conservatrice che ha sfondato soprattutto nel Queensland, un grande Stato con molti elettori, dove il voto è andato ai conservatori soprattutto nei collegi vicino all’area dove è prevista la gigantesca miniera di carbone di Carmichael, che sarà realizzata a dalla compagnia indiana Adani, e che esperti e scienziati dicono avrà un impatto devastante sulla Grande Barriera Corallina. Una miniera emblematica di quel che è successo in Australia: gli ambientalisti sono ferocemente contrari, ma gran parte dell’opinione pubblica locale la vogliono perché garantirà posti di lavoro. Il governo nazional-conservatore sostiene la miniera, mentre i laburisti non avevano una posizione definita. Il Queensland era essenziale per vincere e Morrison lo ha ringraziato nel suo discorso della vittoria: «Quanto è buono il Queensland?».
Come scrive Joe Romm su ThinkProgress «La rielezione di Morrison è quindi un disastro per il futuro del Paese e del mondo, dal momento che evitare cambiamenti climatici catastrofici richiede uno sforzo collettivo». Mann conclude: «E così dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per fare in modo che il resto del mondo lavori ancora più duramente per agire sul clima. La posta in gioco è semplicemente troppo grande per rinunciare».