Inserita nello Sblocca cantieri una norma per superare l'impasse, senza successo

Economia circolare, per superare lo stallo End of waste si punta sulle Regioni (ma è un flop)

Le imprese di settore gelano l'esultanza M5S-Lega: «Le Regioni non hanno competenza sui criteri caso per caso per la cessazione del rifiuto. Il Governo dà una risposta assolutamente insufficiente al problema»

[6 Giugno 2019]

Sembrava finalmente una prima buona notizia per l’economia circolare italiana, a distanza di oltre un anno dalla sentenza del Consiglio di Stato che aveva negato alle Regioni la possibilità di individuare i casi e le condizioni in cui un rifiuto può essere considerato “End of waste” (ovvero la possibilità di rientrare sul mercato come prodotto, a seguito di un processo di recupero): grazie al pressing della Lega è stato inserita nel decreto Sblocca cantieri una norma che mira a superare il problema, ma dalle imprese di settore – ovvero quelle che concretamente devono confrontarsi con l’applicazione della normativa – arriva tutt’altro che soddisfazione.

«Torna alle Regioni la competenza ad emettere le autorizzazioni caso per caso agli impianti per il trattamento dei rifiuti», esultaal proposito la sottosegretaria all’Ambiente Vannia Gava, ringraziando «la relatrice, Antonella Faggi, il gruppo Lega in commissione Ambiente al Senato e il capogruppo Max Romeo che tenacemente hanno portato avanti questa battaglia». Superando evidentemente la resistenza finora opposta dal Movimento 5 Stelle sul tema, anche se la formulazione finale è quella di un compromesso tra le due parti: «Sono contento che sia stata trovata la sintesi parlamentare – commenta il ministro Costa – e che siano state accolte quasi tutte le proposte del ministero. Questa è la politica, smussare gli angoli per il bene comune. È un risultato su cui sto lavorando da quando sono diventato ministro iniziando con il costruire, con norma primaria, una specifica competenza in capo al ministero dell’Ambiente. Adesso al lavoro ed entro massimo tre mesi saranno pronte le linee guida che saranno applicate da tutte le regioni».

Un entusiasmo che non trova però riflessi nella posizione espressa da Fise Unicircular, ovvero l’Unione imprese dell’economia circolare, da mesi impegnata nella battaglia per l’End of waste: «La montagna ha partorito un topolino – dichiarano da Unicircular – Dopo quasi un anno e mezzo dalla sentenza del Consiglio di stato che ha bloccato il rilascio delle autorizzazioni sull’EoW caso per caso, dopo decine di appelli dal mondo dell’industria, come dell’ambientalismo, numerosi emendamenti presentati e subito dopo ritirati, il Governo dà una risposta assolutamente insufficiente al problema».

Con l’emendamento approvato è sì arrivato finalmente il tanto atteso chiarimento normativo, ma si è rivelato molto lontano dal pragmatismo auspicato. Di fatto «le Regioni non hanno competenza sui criteri caso per caso per la cessazione del rifiuto: così ha deciso il Governo. Nel rilascio delle autorizzazioni ordinarie, esse non saranno dotate della flessibilità necessaria per discostarsi dalle norme generali per il recupero presenti nel DM 5 febbraio 1998 e decreti analoghi – riguardanti rifiuti in ingresso, materiali in uscita, processi di recupero, limiti e condizioni gestionali – se non per aspetti relativi, come le quantità trattabili dall’impianto da autorizzare».

Questa decisione lascia aperti diversi problemi di non poco conto, spiegano le imprese di settore. Su tutti:

  1. Il DM 5 febbraio 1998 (e gli altri decreti a cui la norma approvata vincola le autorizzazioni sia nuove che in fase di rinnovo) è una norma incompleta, obsoleta, poiché superata dall’evoluzione delle norme tecniche di settore e di tecnologie vent’anni fa inesistenti, e, per certi versi, inapplicabile.
  2. Rimangono escluse dall’EoW (e quindi non potranno essere autorizzate come tali) tutte quelle attività e quelle filiere di riciclo non attualmente coperte dal dispositivo del vecchio decreto (ad es. pneumatici, molte materie prime strategiche ricavate dai Raee, processi e materiali innovativi…). Questi materiali, pertanto, dovranno essere gestiti come rifiuti e non come materie prime.

Si consacra pertanto il principio che «le regioni non hanno e non possono avere voce in capitolo sui criteri End of waste» e, a scanso di ulteriori equivoci, al Ministero viene data la facoltà di una ulteriore armonizzazione delle autorizzazioni già rilasciate.

«Francamente ci si aspettava qualcosa di diverso – conclude Andrea Fluttero, Presidente Unicircular – Ci sono settori, come la gomma e gli inerti da costruzione e demolizione, che attendono da anni un decreto EoW specifico, adeguato alle esigenze operative e tecnologiche: cosa succederà a questi impianti, che adesso rimangono inchiodati ad una norma vecchia, anzi stravecchia, ad oggi non è dato saperlo. Come associazione avevamo proposto in molte occasioni ed a tutte le forze politiche un emendamento che anticipasse in modo completo la disciplina Ue sull’End of Waste: purtroppo, non è stato accolto. Il pacchetto di Direttive europee per la transizione verso l’Economia circolare costituisce una grande opportunità di sviluppo per le industrie green del nostro Paese: serviva un’accelerazione e invece viaggiamo col freno a mano tirato. Le aziende innovative investiranno all’estero, molte imprese rischiano la chiusura e interi flussi di rifiuti, anziché essere riciclati, finiranno in discarica o a incenerimento. A completare il quadro, al ministero il tavolo di lavoro con gli operatori per il recepimento della nuova direttiva europea, che dovrà avvenire entro luglio 2020, non è neanche partito».