Estrarremo le materie prime strategiche da discariche e depositi di scorie minerarie
Migliorare la sostenibilità delle attività minerarie nell'Ue e contribuire a un'economia più circolare
[10 Giugno 2019]
Secondo il rapporto “Recovery of critical and other raw materials from mining waste and landfills” pubblicato dal Joint research center (Jrc) della Commissione europea nelle discariche e nei depositi di scorie minerarie presenti in Europa c’è un potenziale inutilizzato di materie prime strategiche che aspetta solo di essere estratto. Per migliorare lo sviluppo di queste nuove pratiche minerarie il rapporto Jrc presenta informazioni sul contesto politico e sulle più recenti conoscenze e tecnologie, identificando le buone pratiche e le difficoltà da superare.
L’iniziativa sulle materie prime dell’Unione europea prevede una strategia basata su tre pilastri: Fornitura equa e sostenibile di materie prime dai mercati globali; Fornitura sostenibile di materie prime all’interno dell’Ue; Efficienza delle risorse e fornitura di “materie prime secondarie” attraverso il riciclaggio.
Il Jrc lavora a stretto contatto con diversi altri dipartimenti della Commissione Ue per fornire supporto scientifico alle politiche europee sulle materie prime. L’obiettivo è quello di facilitare la crescita industriale, il commercio, la sicurezza e la sostenibilità dell’approvvigionamento. Una delle priorità dell’Ue è quella di garantire un accesso affidabile e senza ostacoli alle materie prime. Ecco perché l’iniziativa Raw Materials si concentra sulla riduzione della dipendenza dalle importazioni e il mantenimento di un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime.
I ricercatori europei guidati da Giovanni Blengini che hanno redatto il nuovo rapporto, ricordano che «Oltre ad essere essenziali per l’industria, le materie prime permeano la nostra vita quotidiana e i mezzi di sussistenza – dalle dozzine di metalli, minerali e composti negli ultimi smartphone agli elementi delle terre rare utilizzati nei veicoli elettrici, dispositivi medici, pannelli solari e tecnologie aerospaziali. Tuttavia, molte materie prime sono caratterizzate da elevati rischi di interruzione dell’approvvigionamento dai Paesi su cui l’Ue fa affidamento per le importazioni e sono classificate come “critiche”». Tra questi materiali, usati dalla Cina come arma di contrattazione nella guerra dei dazi con gli Usa, co sono cobalto, niobio, terre rare, tantalio e vanadio.
Per far fronte a questa carenza e alle guerre commerciali che si annunciano in futuro, diversi Paesi europei stanno avviando (o riavviando) attività minerarie per rifornirsi di queste materie prime e il Jrc fa notare che «Molte di esse possono essere trovate nei rifiuti prodotti dalle attività minerarie, così come dalle discariche in tutta l’Ue. L’estrazione di questi materiali da questi flussi di rifiuti ha il potenziale per poter migliorare la sostenibilità delle attività minerarie nell’Ue, oltre a contribuire a un’economia più circolare. Può anche creare posti di lavoro e stimolare la crescita economica, oltre a incentivare l’innovazione tecnologica e ridurre la dipendenza dalle importazioni da altre regioni del mondo.
In oltre, il rapporto evidenzia che «Oltre agli evidenti benefici di sostenibilità derivanti dall’estrazione di materiali preziosi dai rifiuti, l’estrazione di materie prime (critiche) può anche aiutare a ripristinare l’ambiente e liberare lo spazio terrestre nelle aree minerarie abbandonate».
Ci sono anche potenziali benefici per le comunità locali. Il Jrc fa l’esempio della ex miniera di stagno di Penouta, vicino a un piccolo villaggio rurale in Spagna e dove le operazioni minerarie cessarono nel 1985 e l’area fu abbandonata: «E’ stato creato un nuovo progetto per recuperare quantità significative di materie prime dalla vecchia miniera, come il tantalio, un metallo raro utilizzato nella produzione di apparecchiature di laboratorio. Questo sta avendo un impatto positivo sull’economia e sull’ambiente della regione: Il progetto sta generando occupazione diretta e indiretta in un’area rurale, dopo decenni di declino economico e spopolamento. Attualmente sono stati creati oltre 70 posti di lavoro diretti, l’80% dei quali è occupato da residenti locali; Si prevede che il progetto della miniera di Penouta migliorerà la formazione dei lavoratori nell’area; Il progetto mira a ridurre l’impatto ambientale della miniera e i leader del progetto sperano di raggiungere un livello di qualità che consenta di designare l’area come spazio protetto Natura 2000. La miniera è adiacente ad un’area naturale protetta chiamata Red Natura 2000 “Peña Trevinca”». La relazione del JRC
Ma il rapporto Jrc avverte che «Il recupero delle materie prime dai rifiuti non è ancora una pratica comune nell’Ue e non è sempre economicamente sostenibile. Dati, informazioni e conoscenze consolidate su questi materiali secondari nonché un quadro legislativo armonizzato all’interno dell’Ue sembrano essere cruciali per il dispiegamento su larga scala delle pratiche di recupero».
Eppure non mancano esempi virtuosi che dimostrano il potenziale dell’estrazione di materie prime da discariche e scorie minerarie ma anche la a disponibilità di tecnologie e l’esistenza di un settore altamente innovativo. Il Jrc evidenzia che contributi importanti in questo senso vengono dal il progetto CHROMIC (che coinvolge i partner industriali per migliorare le tecnologie e aumentare l’energia, i materiali e l’efficienza dei costi del processo di recupero complessivo per estrarre i metalli importanti utilizzati negli impianti di produzione e hi-tech) e dal progetto SMART GROUND, che ha sviluppato una serie di strumenti avanzati per migliorare i dati e le informazioni sulle materie prime secondarie nei depositi di rifiuti nell’Ue.
Secondo lo studio, «Il recupero di materie prime strategiche e di altro tipo dai rifiuti estrattivi e industriali è più avanzato – e un’area più promettente da sviluppare – rispetto al recupero dalle discariche». Gli autori dello studio hanno analizzato diversi casi di studio ed esperienze riguardanti il recupero di materie prime strategiche e di altro tipo dai rifiuti minerari e industriali, cosa che è stata più difficile con le discariche urbane, nelle quali non hanno trovato esempi di successo di attività estrattive di materie prime, anche se ci sono progetti pilota e sforzi per migliorare le conoscenze in questo settore.
Al Jrc concludono «La tecnologia per i rifiuti estrattivi e industriali è più avanzata, ci sono più risorse disponibili per queste attività e i materiali presenti nelle scorie sono più omogenei e meglio conosciuti. Un altro limite è la probabilità di trovare quantità significative di materie prime strategiche e di altre materie prime nelle vecchie discariche. Molte materie prime attualmente strategiche vengono utilizzate solo da pochi anni in prodotti ampiamente utilizzati, quindi non avrebbero potuto raggiungere la fine del loro ciclo di vita prima degli anni ’90».