Legambiente: «Un caso limite quello di Muggia dove le criticità continuano a rimanere irrisolte. Non abbassare la guardia sulla depurazione che in Friuli presenta ancora molte criticità»

Goletta Verde: in Friuli Venezia Giulia: bene tutti i prelievi meno uno. Lo stesso da 6 anni

Maremonstrum: lungo la costa della regione 2,8 reati ogni chilometro

[26 Giugno 2019]

Dopo le analisi dei prelievi eseguiti lungo le coste del Friuli Venezia Giulia dall’equipe tecnica di Goletta Verde è arrivata una triste conferma: «Per il sesto anno consecutivo è stato giudicato fortemente inquinato il prelievo effettuato alla foce del canale di via Battisti a Muggia. Un punto che si conferma “malato cronico”, emblema della mala depurazione ancora presente anche in questa regione».  Legambiente sottolinea però che «Si tratta, però, dell’unico dei nove campionamenti realizzati da Goletta Verde lungo le coste del Friuli-Venezia in cui gli inquinanti hanno superato il limite di inquinamento previsto dalla legge. Un monitoraggio, è bene ribadirlo, che è stato sicuramente influenzato dalle condizioni climatiche e in particolare dalle piogge abbattutesi nei giorni precedenti l’arrivo dei tecnici di Legambiente. Una situazione che, per quanto nel complessivo positiva, non deve far abbassare la guardia».

Le acque sono state giudicate con inquinanti “entro i limiti di legge”: nel comune di Duino Aurisina (presso la spiaggia di Sistiana a sinistra del porto turistico); a Grado (foce del fiume Isonzo e presso la spiaggia di viale del Sole); a Precenicco (Foce del fiume Stella); a Lignano Sabbiadoro (presso lo scarico del depuratore, alla foce del fiume Tagliamento e alla spiaggia su lungomare Trieste). a Monfalcone (spiaggia libera di Marina Julia).

Sandro Cargnelutti, presidente di Legambiente Friuli Venezia Giulia, sottolinea: «Anche se in presenza di una situazione tutto sommata positiva, quello della depurazione è un tema strategico per la nostra regione e per alcuni aspetti ancora irrisolto Il prelievo effettuato a Muggia dimostra l’esistenza di veri e propri malati cronici, che monitoriamo da 6 anni per i quali non è stata trovata ancora una soluzione. Dobbiamo recuperare in fretta anni di inerzia negli investimenti in infrastrutture e nel contempo ridurre le pressioni. Una inversione c’è stata negli ultimi anni, bisogna accelerarla. L’ASVIS ci ricorda inoltre che in tema di acqua (efficienza distributiva, depurazione dei reflui) e suolo (impermeabilizzazione e frammentazione) la nostra regione ha indici compositi peggiori della media nazionale. Allargando lo sguardo ai molteplici fattori di pressione presenti in Laguna bisogna  sviluppare – aggiunge  Cargnelutti – strategie e obiettivi di medio periodo, coinvolgendo tutti i comparti economici e gli enti interessati, anche attraverso un processo negoziale, per garantire durabilità, resilienza e produttività dell’ecosistema nel tempo. Anche perché la qualità dell’ecosistema è uno dei più importanti indici indici di qualità di un territorio».

Occasione per la presentazione del monitoraggio di Goletta Verde è stata la tavola rotonda “Al confine tra terra e mare: la laguna di Marano e Grado fra minacce e azioni di tutela”, tenutasi a Lignano Sabbiadoro e alla quale ha partecipato anche il sindaco Sandro Cargnelutti. Legambiente ha ricordato che «Pressioni importanti, seguendo la linea di costa del Friuli-Venezia Giulia sono presenti all’interno del bacino scolante della Laguna di Marano e Grado, sotto forma di inquinamento microbiologico e chimico:  condotte fognarie che scaricano direttamente nel reticolo idrografico minore senza trattamenti, i comuni sotto infrazione comunitaria,  la presenza di fognature miste in aree collocate sotto il livello del mare (problemi idraulici, sfioratori di piena,..), il superamento di parametri registrati allo scarico del depuratore di Lignano. Sullo sfondo l’annosa questione sulla qualità di alcuni impianti di depurazione esistenti. Non solo inquinamento microbiologico, ma anche chimico insiste a monte del sistema lagunare: nitrati, pesticidi e metalli pesanti».

Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde, spiega che «Con il nostro monitoraggio non intendiamo rilasciare patenti di balneabilità, sostituendoci alle autorità competenti in materia di controlli e di balneazione ma, con “fotografie” istantanee, portare all’attenzione di amministratori e cittadini le criticità che minacciano la qualità e la salute dei nostri mari, affinché se ne individuino e risolvano le cause. E anche in questa regione non va abbassata la guardia perché è ora di intervenire in maniera decisa per porre fine alle emergenze che ancora attanagliano il mare e coste italiane e causano danni all’economia, al turismo e soprattutto all’ambiente a partire dalla gestione delle acque reflue e dall’adeguamento del nostro sistema depurativo. Non va dimenticato che sono già quattro le procedure di infrazione comminate all’Italia dall’Ue con un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia arrivato pochi mesi fa. Soldi che avremmo potuto spendere per progetti innovativi a tutela del mare».

Goletta Verde ha riscontrato anche criticità sulla cartellonistica informativa rivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria ormai da anni per i comuni, non viene ancora rispettata. Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, i dati delle ultime analisi, ecc. Solo in un caso (presso la spiaggia di Lignano Sabbiadoro, lungomare Trieste incrocio via Gorizia) i tecnici di Goletta Verde hanno segnalato la presenza di questo cartello. Non va meglio nei punti non campionati dalle autorità competenti: su 5 casi coincisi con il luogo di prelievo di Legambiente solo in due punti erano presenti cartelli di divieto di balneazione (alle foci dei fiumi Isonzo e Tagliamento).

Goletta Verde nel suo viaggio pone l’attenzione in generale al brutale assalto che continuano a subire il mare e le coste italiane. Reati che non risparmiamo il Friuli-Venezia Giulia, come dimostra la fotografia scattata come ogni anno dal dossier Mare Monstrum 2019 di Legambiente, basato sul lavoro delle Forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto. Anche se il Friuli-Venezia Giulia è tra le regioni dove i reati contestati restano tra i più bassi d’Italia, non va abbassata la guardia su un fenomeno costante negli anni. Nel 2018 sono state 315 le infrazioni accertate dalle forze dell’ordine per i reati legati al “mare illegale” con 362 persone arrestate e denunciate e 74 sequestri: in pratica 2,8 reati ogni chilometro di costa.

In testa alla classifica spiccano i reati commessi per il mare inquinato(da intendere in particolare per scarichi inquinanti e mala depurazione): 130 quelli accertati lo scorso anno con 162 denunce e 35 sequestri. A seguire quelli legati al “ciclo del cemento”: 86 reati; 98 persone denunciate e arrestate e 7 sequestri.

C’è poi il saccheggio della risorsa itticadove si contano 69 reati; 68 denunce e 7 sequestri per un totale di 5.389 kg di prodotti ittici (la quasi totalità pesce, caviale, salmone, tonno rosso, datteri).

Ultimo, ma non meno importante per la salvaguardia dell’ecosistema marino, è il contrasto alle pratiche illecite nella navigazione da diporto sanzionate in particolare dalla Guardia di finanza e dalle Capitanerie di porto. In Friuli sono stati censiti 30 reati con 34 persone denunciate e 25 sequestri.