Legambiente: «Il Governo recepisca subito la direttiva europea sulle plastiche monouso con obiettivi più ambiziosi per continuare ad essere in prima linea nella lotta al marine litter e alla prevenzione dei rifiuti»

Usa e getta no grazie, torna la campagna contro l’inquinamento da plastica monouso

Più dell’80% dei rifiuti censiti dai volontari di Legambiente sulle spiagge italiane è plastica

[11 Luglio 2019]

Secondo l’ultima indagine Beach litter 2019 di Legambiente che ha monitorato 93 litorali italiani, «Sulle spiagge italiane incrociamo ben 10 rifiuti ogni passo. L’81% è rappresentato da plastica e tra questi la maggior parte è composta da oggetti monouso come bottiglie, stoviglie, cannucce e buste». Il Cigno Verde dà qualche numero per aiutare a definire l’esatta dimensione di questa emergenza: «Ogni cento metri di spiaggia incrociamo 45 bottiglie e 34 stoviglie di plastica (piatti, bicchieri, posate e cannucce). Oggetti che utilizziamo per pochissimi minuti ma che, se non smaltiti correttamente, possono inquinare per sempre. Anzi il rischio è che, se dispersi nell’ambiente, si frammentino in miliardi di microplastiche che possono facilmente disperdersi in mare e altrettanto agevolmente contaminare la catena alimentare. Non è un caso che la recente direttiva Europea sul monouso di plastica prenda in esame proprio i 10 rifiuti (a cui aggiungere le reti da pesca) più diffusi sulle spiagge europee per imporre agli Stati membri entro il 2021 misure di prevenzione, dai bandi ai target di riduzione per arginare un problema di portata globale come il marine litter. Direttiva che l’Italia deve recepire al più presto, anche perché a livello normativo su questi temi il nostro Paese si è sempre distinto in positivo».

E, proprio per stimolare il cambiamento spontaneo di abitudini dei cittadini e chiedere un intervento più deciso da parte del Governo italiano, torna anche quest’anno la campagna di “Usa e getta? No, grazie” di Legambiente, presentata oggi a Monopoli, in Puglia, in occasione dell’arrivo della Goletta Verde.

Gli ambientalisti spiegano di aver scelto per la campagna 2019 lo slogan “Esagera solo nelle tue passioni” «per stimolare la riflessione a partire dal concetto di esagerato e sulla sproporzione tra l’impatto sull’ambiente dei prodotti monouso in plastica e il loro reale utilizzo. Parliamo infatti di oggetti pensati, creati e messi in distribuzione per essere utilizzati soltanto una volta per poi finire nella spazzatura o, come succede sempre più spesso, sulle nostre spiagge o nei mari a causa della cattiva gestione a monte dei rifiuti da parte dei comuni e peggio ancora per l’abbandono consapevole o ancora per sistemi di depurazione non funzionanti».

Ad accompagnare il viaggio di Goletta Verde ci saranno in ogni tappa dei flash-mob “esagerati”, come quello di stamattina a Lido Marina Grande a Monopoli, dove sono comparsi in spiaggia stoviglie giganti, una mega cannuccia e, ancora, ci saranno teli da mare giganti e altri oggetti che puntano a coinvolgere, in maniera divertente, i cittadini e i turisti e invitarli così a ripensare le loro scelte di consumo. «Un modo scherzoso, come testimoniano i soggetti scelti per la nostra campagna, per affrontare un tema molto grave, come quello del marine litter diventato tra le maggiori emergenze globali al pari dei cambiamenti climatici – spiegano a Legambiene –  La campagna si svolgerà anche online, a partire dal sito dedicato  www.usaegettanograzie.ite sui canali social (utilizzando l’hashtag #usaegettanograzie): Legambiente chiede a tutti di impegnarsi da questa estate a fare a meno dell’usa e getta e segnalarlo sul sito della campagna».

Il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, evidenzia che «La leadership normativa dell’Italia sul tema riguardo la riduzione nell’uso della plastica e la lotta contro la sua dispersione nell’ambiente, seppur encomiabile, non è sufficiente e occorre fare di più Accanto all’aspetto normativo è necessario promuovere l’innovazione e la ricerca nell’ottica dell’economia circolare, così come stimolare l’industria e le aziende a farsi carico di questa emergenza; aumentare la qualità della raccolta differenziata e del riciclo, e agevolare l’apertura del mercato dei materiali di seconda vita. Vanno guidati i cittadini e i consumatori a prevenire i rifiuti, a non abusare della plastica e adottare stili di vita più sostenibili, perché senza un cambio di passo culturale otterremo solo un piccolo risultato e sicuramente non saremo in grado di uscire dall’emergenza dei rifiuti in mare. È necessario che i governi nazionali e locali, l’industria e i consumatori, sostengano insieme la sfida che ci aspetta: salvaguardare i mari e le coste dall’enorme impatto dei rifiuti dispersi nell’ambiente».

Per Legambiente «Va recepita al più presto la Direttiva Europea e alzare l’asticella con obiettivi e target di riduzione ancora più ambiziosi, approvando tra l’altro anche la norma sul fishing for litter per permettere ai pescatori di tutta Italia di fare gli spazzini del mare. Non basta mettere al bando piatti, posate, aste dei palloncini, cannucce e cotton fioc di plastica, ma lavorare per ridurre drasticamente anche le altre tipologie di rifiuto, in primis i bicchieri di plastica (sui quali non è previsto il bando ma solo un obiettivo di riduzione) prevedendo deroghe sui prodotti biodegradabili e compostabili, ma anche lavorando seriamente a campagne di sensibilizzazione contro l’abbandono nell’ambiente, le strategie di riduzione e il corretto smaltimento dei rifiuti che produciamo». Insomma le bioplastiche sostitutive sono un rimedio meno impattante su ambiente e fauna sul medio e lungo periodo, non la soluzione, visto che sempre di prodotti monouso si tratta.

Comunque, l’impatto del marine litter è testimoniato dai dati raccolti in questi anni da Legambiente. Solo nel 2018 i volontari dell’associazione hanno ripulito più di 600 spiagge italiane, rimuovendo un’incredibile mole di rifiuti: 200.000 rifiuti tra tappi e bottiglie, più di 100.000 cotton fioc e circa 62.000 tra piatti, bicchieri, posate e cannucce di plastica.

L’indagine Beach Litter 2019 del Cigno Verde permette anche di esaminare le 11 tipologie di rifiuto che saranno al centro delle misure legislative della Direttiva europea “sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente”, approvata il 27 marzo dall’Europarlamento, ed estrapolare percentuali e quantità relative alle 93 spiagge italiane monitorate da Legambiente: «Sono più di 10mila le bottiglie e contenitori di plastica per bevande, inclusi i tappi (e anelli) censiti sulle spiagge monitorate dai volontari di Legambiente, l’11,7% di tutti i rifiuti conteggiati. Vale a dire 11 ogni 10 metri, un’incidenza più elevata di qualunque altro tipo di rifiuto e un dato che racconta anche la sfiducia dei consumatori italiani nei confronti dell’acqua del rubinetto, vista l’amara classifica che posiziona l’Italia come primo consumatore in Europa e terzo al mondo per consumo di acqua imbottigliata».

Gli ambientalisti fanno notare che «Non a caso la campagna #Usaegettanograzie punta anche anche a incrementare questa fiducia: Legambiente ha prodotto una speciale bottiglia in vetro per incentivare il consumo dell’acqua “del sindaco” a casa e in ufficio. La bottiglia – realizzata da Assovetro (l’Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro) che sostiene in Italia la campagna Endless Ocean – sarà distribuita ai cittadini durante le iniziative di Goletta Verde, oltre ad essere disponibile online sul sito www.usaegettanograzie.it.

Tornando alla classifica dei rifiuti più trovati, il Cigno Verde spiega che «Ci sono gli onnipresenti mozziconi di sigarette (77 ogni centro metri). Per questi rifiuti, la Direttiva prevede obblighi per i produttori, che contribuiranno a coprire i costi di gestione e bonifica e i costi delle misure di sensibilizzazione. Ogni cento metri, inoltre, troviamo in media 72 bastoncini cotonati per la pulizia delle orecchie (in plastica) che da quest’anno sono fuorilegge, grazie alla denuncia e alla pressione di Legambiente anche con la campagna informativa #Norifiutinelwc. Una iniziativa che ha anticipato il divieto di commercializzazione di questi prodotti contenuto nella Direttiva europea così com’è accaduto per gli shopper in plastica (l’Italia è stato il primo Paese in Europa a farlo) registrando una diminuzione del 55% di buste di plastica dal 2013 a oggi, nonostante ancora oggi non manchino le illegalità.  Anche un banale cocktail in spiaggia può avere il suo impatto esagerato: 17 ogni cento metri i bicchieri di plastica che rappresentano la metà (il 49%) dei rifiuti generati dal consumo di cibi da asporto; a seguire 11 ogni cento metri le cannucce in plastica censite sui litorali monitorati da Legambiente. Da non sottovalutare l’impatto di “Reti e attrezzi da pesca e acquacoltura in plastica” (per il 70%, secondo l’indagine rappresentato dalle calze per la coltivazione dei mitili): 47 ogni cento metri quelli censiti».