Lista Rossa Iucn: pesca e caccia insostenibili stanno portando all’estinzione numerose specie

Più a rischio scimmie, razze, pesci d’acqua dolce, lumache marine, alberi e funghi

[19 Luglio 2019]

Secondo l’ultimo aggiornamento della Lista Rossa dell’International union for conservation of nature (Iucn) delle specie minacciate «La pesca eccessiva ha spinto due famiglie di razze sull’orlo dell’estinzione, mentre la caccia alla selvaggina e la perdita di habitat hanno portato al declino di 7 specie di primati». L’aggiornamento presenta anche ulteriori prove del pericolo di estinzione che riguarda molte specie di pesci d’acqua dolce a livello globale, in particolare a causa delle dighe che impediscono ai fiumi di scorrere liberamente, al degrado dell’habitat, all’inquinamento e alle specie invasive in Giappone e Messico.

I cunei (Rhinidae) e i pesci chitarra giganti (Rhinobatidae), conosciuti come razze rinoceronte per il loro muso allungato, sono diventate le famiglie di pesci marini più in pericolo di estinzione del mondo, con 15 specie su 16 considerate in grave pericolo. Il False Shark Ray della Mauritania (Rhynchorhina mauritaniensis), avendo subito una diminuzione della popolazione di oltre l’80% negli ultimi 45 anni, è molto vicino all’estinzione. Strattamente imparentate con gli squali, le razze rinoceronte vivono in acque poco profonde nell’Oceano Indiano e nel Pacifico  occidentale, fino all’Oceano Atlantico orientale e al Mar Mediterraneo. L’Iucn dice che la causa del loro declino è la pesca costiera sempre più intensa e sostanzialmente non regolamentata e che la maggior parte di questi pesci viene pescata accidentalmente come “catture accessorie”. La carne dele razze rinoceronte viene venduta localmente, mentre le pinne finiscono nel lucroso mercato internazionale per la zuppa di pinne di squalo.

Colin Simpfendorfer, co-presidente dello Shark Specialist Group dell’Iucn Species Survival Commission, ricorda che «Per evitare di perdere queste famiglie di razze, è fondamentale che i governi stabiliscano e applichino immediatamente le protezioni delle specie, i programmi di attenuazione delle catture accidentali, le aree marine protette e i controlli sul commercio internazionale. Per implementare efficacemente le protezioni a livello locale, sono anche urgentemente necessarie iniziative educative incentrate sull’identificazione de definire lo status e i protocolli di rilascio sicuro delle razze rinoceronte per gli animali catturati incidentalmente.

Sei delle sette specie di primati spinte sull’orlo dell’estinzione da caccia e perdita di habitat vivono in Africa occidentale (solo l’aoto andino Aotus miconax  vive in Sudamerica) e l’aggiornamento della Lista Rossa Iucn  dice che «questo dimostra chiaramente come la caccia per la carne di animali selvatici e la deforestazione legata allo sviluppo stiano causando il declino delle popolazioni primate: il 40% delle specie di primati nell’Africa occidentale e centrale sono ora minacciate di estinzione».

Nella Lista Rossa il cercopiteco roloway (Cercopithecus roloway ) è passato da in pericolo di estinzione a in pericolo critico: ad un passo dall’estinzione. Endemico della Costa d’Avorio e del Ghana, ne sopravviverebbero meno di 2.000 individui. Le loro dimensioni corporee relativamente grandi e il valore della loro carne e pelle hanno reso queste scimmie il bersaglio preferito per i cacciatori, portando la popolazione a un livello precariamente basso. Il cercocebo dal collare (Cercocebus torquatus), una volta abbondante dalla Nigeria occidentale al confine con il Gabon e il Congo,  è passato da Vulnerable a Endangered, con la popolazione più consistente rimsasta che sarebbe quella del Gabon.

Queste specie di primati dell’Africa occidentale stanno subendo anche una grave perdita di habitat man mano che le foreste vengono convertite in terreni agricoli. Inoltre, l’apertura di nuove strade stradale facilita la caccia e il trasporto di carne di selvaggina verso i mercati locali e i centri urbani distanti. Secondo Carlo Rondinini, coordinatore Global Mammal Assessment all’università La Sapienza di Roma, aggiunge che «La conversione dell’habitat naturale per l’agricoltura e lo sfruttamento diretto delle popolazioni di animali selvatici sono le due principali minacce alla sopravvivenza di molti grandi mammiferi in tutto il mondo, e in particolare nell’Africa occidentale. Poiché la crescita della popolazione umana dovrebbe raggiungere il picco nella regione nei prossimi decenni, gli ambientalisti si sforzeranno di fornire alternative sostenibili per i mezzi di sostentamento se vogliamo riuscire a preservare questa biodiversità unica».

Russ Mittermeier, presidente del Primate Survival Group dell’Iucn Species Survival Commission spiega che «L’Africa occidentale è una delle aree con la priorità più alta della Terra per la conservazione dei primati. La combinazione di distruzione delle foreste e caccia pesante di selvaggina – probabilmente il livello più alto di quest’ultima minaccia in tutto il mondo – ha spinto un certo numero di specie di primati sull’orlo dell’estinzione. Mantenere l’incredibile diversità dei primati di questa regione richiederà la creazione di nuove aree protette, una migliore gestione di quelle esistenti, un’applicazione più efficace della legislazione di protezione e alternative economiche che valorizzino i primati come qualcosa di più di una fonte di carne, con, in cima alla lista, un ecoturismo primate-watching basato su modelli di successo sperimentati altrove in Africa».

Oltre la metà dei pesci endemici d’acqua dolce del Giappone e oltre un terzo dei pesci d’acqua dolce in Messico sono a rischio di estinzione. Le principali cause di questo declino sono la progressiva scomparsa dei fiumi che scorrono liberamente e l’aumento dell’inquinamento agricolo e urbano. La costruzione di dighe e barriere e l’introduzione di specie invasive hanno un effetto significativo sulle specie di pesci d’acqua dolce in entrambi i Paesi. In Messico, i pesci pescati nelle acque interne rappresentano un’importante fonte di proteine ​​per la popolazione e sono fondamentali per i mezzi di sostentamento e le economie locali. I pesci d’acqua dolce sono anche molto apprezzati in Giappone, sia come cibo che come specie ornamentali.

William Darwall, a capo dell’Iucn Freshwater Biodiversity Unit, spiega a sua volta che «Le specie di pesci d’acqua dolce del mondo, che sono quasi 18.000, stanno subendo un declino globale drammatico e in gran parte non riconosciuto, come è evidente negli alti livelli di minaccia di estinzione per le specie di pesci d’acqua dolce in Giappone e Messico. La perdita di queste specie priverebbe miliardi di persone di una fonte essenziale di cibo e reddito e potrebbe avere effetti a catena su interi ecosistemi. Per fermare questi cali, abbiamo urgentemente bisogno di politiche sull’utilizzo umano delle acque dolci che consentano di soddisfare le esigenze delle molte altre specie che condividono questi ecosistemi».

Con questo aggiornamento, entrano nella Lista Rossa circa 500 specie di pesci ossei di profondità come pesci lanterna bioluminescenti. Queste specie possono vivere a più di 1.000 metri di profondità e alcune sono esposte a potenziali minacce derivanti dall’attività della pesca di profondità e dall’estrazione offshore di gas e petrolio e dalle minacce ai camini sottomarini idrotermali poste dalle miniere di profondità. Per il 20% di tutte le specie di pesci di acque profonde inserite nella Lista Rissa c’è una carenza di dati e per questo sono essenziali ulteriori studi su queste specie. Inoltre, molte specie delle acque profonde vivono in aree al di fuori delle giurisdizioni nazionali, ponendo il problema di a chi spetti proteggerle. L’Iucn è convinta che il trattato per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina in discussione all’Onu nell’ambito della Law of the Sea Convention debba svolgere un ruolo significativo.

Il simbolo di questi rischi crescenti per la fauna degli abissi di cui sappiamo pochissimo è l’inserimento nella Lista Rossa del primo – e già in via di estinzione – mollusco che vive negli habitat dei camini idrotermali di  profondità, la lumaca Scaly-foot (Chrysomallon squamiferum) una specie finora conosciuta solo in tre località con una limitata estensione nelle creste oceaniche nell’Oceano Indiano, a profondità fino a 2.900 metri. In una di queste aree sono in corso prospezioni minerarie per ottenere licenze estrattive che, se concesse,  potrebbero distruggere o ridurre fortemente l’habitat delle lumache Scaly-foot. Attualmente, l’International Seabed Authority sta lavorando a regolamenti per la gestione delle attività estrattive in acque profonde internazionali, ma l’Iucn è allarmata: «Vi sono crescenti preoccupazioni circa il potenziale di impatti diffusi e duraturi delle attività minerarie dei fondali profondi, compresa la perdita di specie come la lumaca Scaly-foot».

L’aggiornamento della Lista rossa ora comprende anche le valutazioni della maggior parte delle specie arboree delle foreste secche in Madagascar, comprese valutazioni aggiornate per 23 specie di palissandro e dalbergia, fortemente sfruttate per il loro legno prezioso, tanto che oltre il 90% è minacciato di estinzione. Il legname dei palissandri è uno dei prodotti selvatici più illegalmente trafficati al mondo. Le altre principali minacce sono la perdita di habitat dovuta alla deforestazione per uso agricolo e alla produzione di carbone. La sopravvivenza di queste specie arboree del Madagascar dipende da una maggiore applicazione dei piani di gestione locali, dalle leggi nazionali e dalla cooperazione internazionale.

Nella Lista Rossa è entrato per la prima volta anche l’olmo americano (Ulmus americana) un albero che era moto diffuso in Canada e Usa e che è in declino da decenni a causa della grafiosi dell’olmo, una malattia provocata da un fungo ascomicete  invasivo e che riduce la durata di vita di questi alberi, tanto che è difficile ormai trovare esemplari di grandi dimensioni. L’Iucn consiglia di indirizzare gli sforzi di conservazione verso la creazione di popolazioni selvatiche con una maggiore tolleranza alle malattie.

Quest’anno nella Lista Rossa sono state inserite più di 5.000 specie di alberi di 180 Paesi, contribuendo in modo significativo all’obiettivo del Global Tree Assessment  che punta a  valutare tutte le specie arboree nel mondo entro la fine del 2020.

Con 79 funghi aggiunti alla Lista Rossa, il numero di specie di funghi valutate è quasi raddoppiato. L’aggiornamento di rivela che almeno 15 specie fungine che crescono nelle praterie semi-naturali tipiche della campagna tradizionale in molti Paesi europei sono a rischio di estinzione. Tra queste c’è l’Hygrocybe splendidissima, un fungo  rosso che ha le sue più grandi popolazioni nell’Europa nord-occidentale, in particolare nel Regno Unito, in Germania, Svezia, Danimarca e Norvegia. La specie vive esclusivamente nelle praterie semi-naturali, che sono diminuite rapidamente negli ultimi 50 anni poiché sono sempre più convertite all’agricoltura intensiva o vengono abbandonate e ricoperte di vegetazione. Come molti funghi delle praterie, l’Hygrocybe splendidissima è minacciata dall’uso di fertilizzanti a base di azoto e dall’inquinamento atmosferico da azoto

Con questo aggiornamento la Lista Rossa ha superato le 100.000 specie e ora include valutazioni per 105.732 specie, di cui 28.338 a rischio di estinzione. Come fa notare la direttrice dell’Iucn Grethel Aguilar, «Con oltre 100.000 specie ora valutate nella Lista Rossa Iucn, questo aggiornamento mostra chiaramente quanto gli esseri umani stiano sfruttando eccessivamente la fauna selvatica in tutto il mondo. Dobbiamo capire che la conservazione della diversità della natura è nel nostro interesse ed è assolutamente fondamentale per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli Stati, le imprese e la società civile devono agire con urgenza per arrestare il sovrasfruttamento della natura e devono rispettare e sostenere le comunità locali e le popolazioni indigene nel rafforzare i mezzi di sussistenza sostenibili».

Jane Smart, direttrice globale dell’Iucn Biodiversity Conservation Group, conclude: «Questo aggiornamento della Lista rossa conferma i risultati del recente Ipbes Global Biodiversity Assessment: la natura sta diminuendo a ritmi senza precedenti nella storia umana. Sia il commercio nazionale che quello internazionale stanno guidando il declino delle specie negli oceani, nelle acque dolci e sulla terraferma. Per arrestare questo declino è necessaria un’azione decisiva su vasta scala; la tempistica di questa valutazione è fondamentale poiché i governi stanno iniziando a negoziare un nuovo global biodiversity framework per tale azione».