Gli impatti non letali dell’ingestione di plastica sugli uccelli marini

Le berte piedicarnicini hanno un aspetto sano, ma in realtà sono malate. Qualsiasi ingestione di plastica è sufficiente ad avere un impatto

[1 Agosto 2019]

Lo studio “Clinical Pathology of Plastic Ingestion in Marine Birds and Relationships with Blood Chemistry”, pubblicato su Environmental Science & Technology  da Jennifer Lavers e Alexander Bond, dell’Institute for marine and antarctic studies (Imas) dell’università della Tasmania, e da Ian Hutton del Lord Howe Island Museum e del Natural History Museum britannico ha scoperto che l’ingestione di plastica può avere anche un significativo impatto negativo non letale sulla salute e fisiologia di uccelli marini che hanno un aspetto sano.

I ricercatori neozelandesi sottolineano che «Mentre le morti di uccelli marini dovute all’ingestione di detriti di plastica o al loro intrappolamento hanno ricevuto attenzione a livello globale, gli effetti non letali sugli uccelli marini che sopravvivono all’ingestione di plastica sono meno noti».

I ricercatori hanno analizzato campioni di sangue e plastica delle berte piedicarnicini (Ardenna carneipes) che vivono a Lord Howe Island. La Lavers  spiega che «Le popolazioni di berte piedicarmicini stanno diminuendo in tutto l’Oceano Pacifico sud-occidentale e nella costa meridionale dell’Australia occidentale. L’ingestione di plastica è implicata in questo declino, ma i meccanismi con cui colpisce le berte piedicarnicini  sono poco compresi. Il nostro studio ha scoperto che gli uccelli che ingerivano plastica avevano subito una riduzione dei livelli di calcio nel sangue, della massa corporea, della lunghezza delle ali e della lunghezza della testa e del becco. La presenza di plastica danneggia anche la funzione renale degli uccelli, causando una maggiore concentrazione di acido urico, nonché di colesterolo ed enzimi».

La Lavers evidenzia che «Lo studio ha scoperto che la semplice presenza di plastica era sufficiente a causare conseguenze negative, indipendentemente dalla quantità. I nostri dati non hanno mostrato una relazione significativa tra il volume di plastica ingerita e la salute degli individui, suggerendo che qualsiasi ingestione di plastica è sufficiente ad avere un impatto. Fino ad ora c’erano scarse informazioni sulla composizione del sangue degli uccelli marini in natura, molti dei quali sono stati identificati come specie minacciate. Comprendere in che modo i singoli uccelli marini sono colpiti è inoltre complicato dal fatto che trascorrono poco tempo a terra o nelle colonie riproduttive e la maggior parte delle morti si verificano in mare dove le cause della morte sono spesso sconosciute».

La scienziata neozelandese conclude: «La complessa gamma di problemi che gli uccelli marini devono affrontare – dalla perdita di habitat e dai cambiamenti climatici alla pesca e all’inquinamento marino – rendono essenziale comprendere meglio l’impatto di particolari sfide come i detriti di plastica».