Arera, a che punto è l’iter per il primo metodo tariffario nazionale sui rifiuti
Besseghini: «Le regole dell’Autorità e gli stimoli tariffari dovranno supportare tanto i cambiamenti comportamentali dei singoli utenti, quanto lo sviluppo tecnologico degli impianti di trattamento»
[11 Settembre 2019]
Sta proseguendo secondo le tappe previste il percorso avviato dall’Arera – l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente – per arrivare entro la fine dell’anno alla definizione del primo metodo tariffario condiviso in tutta Italia per la Tari, destinato ad unificare la complessità delle tariffe e delle imposte sui rifiuti urbani e assimilati, anche differenziati. Di fronte ad una platea con oltre 650 partecipanti – tra rappresentanti delle aziende di servizi pubblici, delle istituzioni, degli enti locali e dei consorzi nazionali ma anche dei titolari delle industrie, delle associazioni datoriali e sindacali della filiera dei rifiuti – Arera ha infatti illustrato oggi gli elementi di dettaglio delle proprie proposte, in particolare in tema di metodo tariffario e trasparenza.
«Gli obiettivi che la legge finanziaria 2018 ha affidato ad Arera in materia di rifiuti erano ambiziosi – afferma il presidente di Arera Stefano Besseghini – miglioramento del servizio agli utenti, omogeneità tra le aree del paese, valutazione dei rapporti costo-qualità e adeguamento infrastrutturale. Ben si comprende come sarebbe difficile portare a compimento qualsiasi riforma omogenea senza un consapevole e attivo contributo di ciascun segmento della filiera. Le regole dell’Autorità e gli stimoli tariffari dovranno supportare tanto i cambiamenti comportamentali dei singoli utenti, quanto lo sviluppo tecnologico degli impianti di trattamento, tenendo ben presenti che ad obiettivi sociali e ambientali occorre affiancare una pragmatica sostenibilità economica dei percorsi che si intraprendono».
Nella consultazione sono stati dunque coinvolti tutti i soggetti interessati dal ciclo dei rifiuti, in un processo che porterà l’Autorità a definire – entro il 2019 – i criteri tariffari per favorire la trasparenza delle informazioni verso gli utenti, l’efficienza e la selettività degli obiettivi da perseguire e le misure per la corretta allocazione degli incentivi nelle diverse fasi della filiera.
Un metodo tariffario destinato ad introdurre una graduale omogeneizzazione nel Paese, partendo da condizioni molto diversificate, sia a livello industriale che di governance territoriale: ad esempio il prezzo pagato attraverso la Tari per la gestione dei rifiuti urbani varia enormemente da una città all’altra, anche vicine tra loro, dai 558€ a tonnellata di Venezia ai 306 di Verona. Non esistono parametri condivisi per l’individuazione di costi standard per la gestione rifiuti lungo lo Stivale, né il principio di legge per cui la Tari dovrebbe essere a copertura integrale di tali costi è rispettato (ad esempio per gli ampi problemi portati dall’evasione, come documentato recentemente dal Sole 24 Ore).
A partire dall’anno prossimo invece eventuali variazioni tariffarie future saranno legate alla riscontrabilità di miglioramenti nella qualità gestionale oppure a modifiche del perimetro di intervento nei servizi (aggiunta di fasi del ciclo o sviluppo di nuovi servizi). Verso gli utenti i gestori dovranno implementare gli strumenti informativi, ad esempio predisponendo e rendendo accessibile sul proprio sito la Carta della qualità dei servizi. Saranno inoltre previsti specifici obblighi in materia di trasparenza dei documenti di riscossione della tariffa, che dovranno essere chiari e completi di tutte le informazioni utili.
Per garantire un confronto continuativo con i diversi attori coinvolti nella governance del settore rifiuti Arera ha inoltre istituito un tavolo permanente con Regioni e Autonomie locali, che si è riunito per la prima volta proprio in questa occasione.