Usa e Arabia Saudita: l’attacco agli impianti petroliferi è un atto di guerra dell’Iran

Gli Usa inaspriscono le sanzioni contro Teheran. Iran: una lezione dello Yemen ai sauditi

[19 Settembre 2019]

Il segretario di stato Usa, Mike Pompeo, ha detto che l’attacco sferrato dai droni il 14 settembre contro le due gigantesche raffinerie saudite di Abqaiq e Khurais sono un atto di guerra del quale sarebbe responsabile l’iran.

Il ministro degli esteri saudita, Ibrahim Abdulaziz Al-Assaf, ha subito rilanciato via Twitter la dichiarazione di Pompeo che è in visita nel Regno assoluto wahabita per incontrarsi con il principe ereditario Mohamed bin Salman, «per discutere del recente attacco contro gli impianti petroliferi del Regno e coordinare gli sforzi bper controbattere all’aggressione iraniana nella regione

Il presidente Usa  Donald Trump ha ordinato al Dipartimento del Tesoro statunitense di inasprire le già durissime sanzioni economiche contro l’iran e il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha risposto: «L’escalation della guerra economica degli Stati Uniti con la nazione iraniana è una confessione che gli Stati Uniti stanno deliberatamente prendendo di mira i cittadini iraniani, infatti il terrorismo economico è  illegale e anti umano dunque l’America dovrebbe fermare la guerra ed il terrore affinché tutti possano avere la sicurezza».

Secondo zarif, «La campagna di massima pressione di Washington contro Teheran è fallita» e poi ha consigliato a Trump di «Tornare a rispettare l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 (il Piano d’azione congiunto globale – JCPOA, BARJAM in farsi). se vuole un posto al tavolo dei negoziati. La politica iraniana è sempre stata coerente e continueremo questa politica. Continueremo a rispettare i nostri impegni internazionali».

Ma l’Arabia Saudita dice di avere le prove del coinvolgimento dell’Iran negli attacchi contro le sue raffinerie e il portavoce del ministero della difesa di Riyadh, Turki al Malki,  ha detto che «le offensive sono state indubitabilmente patrocinate dall’Iran» visto che per attaccare gli impianti dell’Aramco sarebbero stati utilizzati 25 droni e missili da crociera. Secondo al Malki, «nonostante gli sforzi dell’Iran perche sembri così», gli attacchi non hanno avuto origine nello Yemen ma, «Nell’attacco sono stati utilizzati veicoli aerei senza pilota iraniani Delta Wing, così come missili da crociera. L’attacco è stato lanciato da nord e indubbiamente è stato patrocinato dall’Iran. E’ stato un attacco all’economia globale».

Per corroborare le sue accuse al Malki ha mostrato anche dei resti di droni e missili che sarebbero «l’evidenza innegabile del coinvolgimento iraniano». Accuse abbastanza spericolate, visto che vengono da un Paese in guerra che sta bombardando da anni un altro Paese e che ha fornito armi ai peggiori gruppi jihadisti siriani e irakeni e alle fazioni libiche. Ma chiunque abbia colpito gli impianti petroliferi ha anche ferito profondamente l’autostima saudita, tanto che al Malki ha sottolineato. «Voglio riaffermare la capacità del regno di proteggere le sue infrastrutture».

Il consigliere alla presidenza dell’Iran, Hesameddin Ashena  ha risposto che «L’Arabia Saudita ha dimostrato di non saperne nulla e le dichiarazioni del portavoce militare saudita sono un disastro mediatico. L’Arabia Saudita ha dimostrato di non sapere dove sono stati fabbricati e da dove sono stati lanciati i missili e i droni, mostrandosi, così, incapace di spiegare perché il sistema di difesa anti-aerea del Regno non ha potuto intercettarli».

Il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha detto che «Gli attacchi contro gli impianti petroliferi della compagnia saudita Aramco, del 14 settembre scorso, possono essere giustificati e rappresentano un avvertimento da parte del popolo yemenita. Si è trattato di operazioni yemenite che mirano ad invitare l’Arabia Saudita a porre fine al conflitto in Yemen. Non hanno colpito un ospedale, una scuola o un mercato per suscitare rabbia ma hanno colpito un centro industriale per avvertirli e per far sì che imparino la lezione».

La Russia qualche giorno fa aveva avvertito che il mondo non è stato mai tanto vicino a una guerra nucleare, nemmeno ai tempi della Guerra fredda, e nI ” è stato riferito da Rohani,  ha confermato di non volere intraprendere un conflitto nella regione ma si è chiesto: «Chi ha iniziato la guerra?. La risposta comprenderebbe Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, alcuni Paesi europei e l’entità sionista [Israele, ndr] che hanno innescato una guerra e distrutto lo Yemen. Ora, però, il popolo yemenita ha voluto esprimere la propria rabbia, in quanto obbligato a rispondere alla violenza e al flusso di armi proveniente da Stati Uniti e Europa e perché non si può non reagire in un quadro di legittima difesa, di fronte ad un Paese distrutto».

Insomma, se l’Iran è colpevole di aver fornito armi agli sciiti Houti yemeniti, non sono certo da meno statunitensi ed europei – Italia compresa – che forniscono ai sauditi e agli emiratini le armi con le quali colpiscono da anni lo Yemen, compresi scuole e ospedali.

Secondo Rohani, «Le accuse rivolte contro l’Iran da Washington, circa il suo coinvolgimento negli attacchi contro Aramco, sono infondate e mirano a fare pressione su Teheran. Tuttavia, se davvero gli Stati Uniti vogliono negoziare con il nostro Paese, non sarà possibile dialogare in un contesto caratterizzato da sanzioni e pressioni».

In una nota ufficiale iraniana riportata dall’agenzia Irna si legge che «Nella medesima cornice, il 18 settembre, l’Iran ha altresì annunciato di aver inviato un memorandum ufficiale agli Stati Uniti, mettendoli in guardia da qualsiasi eventuale misura che si intende intraprendere contro Teheran e ha negato ogni implicazione negli attacchi del 14 settembre. Il memorandum è stato inviato il 15 settembre all’ambasciata svizzera, posta alla salvaguardia degli interessi statunitensi in Iran».

La missiva respinge le accuse di Pompeo e Trump e avverte che se Washington prenderà ulteriori misure contro la Repubblica islamica. «La risposta dell’Iran sarà immediata e non si limiterà alla mera fonte della minaccia».

L’agenzia iraniana Pars Today ricorda che «Nelle ultime settimane, alcune fonti avevano affermato che i due presidenti si sarebbero potuti incontrare in sede Onu, durante il prossimo incontro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tuttavia, di fronte alle accuse statunitensi sull’attacco in Arabia Saudita, anche la guida suprema dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, ha escluso la possibilità di un meeting, alla luce delle nuove crescenti tensioni».