Oms: 5 miliardi di persone rischiano di restare senza cure sanitarie entro il 2030

I Paesi del mondo devono investire almeno l’1% in più del Pil nell’assistenza sanitaria

[23 Settembre 2019]

Secondo il nuovo “Universal Health Coverage Monitoring Report”, dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e di altre agenzia Onu, «I Paesi devono dedicare almeno l’1% in più del loro Prodotto interno lordo (Pil) alle cure sanitarie primarie per  fare in modo che, a livello mondiale, le evidenti lacune della copertura siano colmate e che gli obiettivi fissati nel 2015 in campo sanitario siano raggiunti. I Paesi devono anche raddoppiare gli sforzi per estendere i servizi a livello nazionale».

Le rapporto evidenzia che «Entro il 2030 la copertura sanitaria dovrà raddoppiare a livello mondiale« e segnala però che «se prosegue il trend attuale, fino a 5 miliardi di persone non avranno ancora accesso alle cure sanitarie nel 2030, la deadline che i leader mondiali hanno fissato per la realizzazione della copertura universale. La gran parte delle persone che non hanno accesso alle cure sono poveri e sfavoriti«. Quello che si prospetta è un fallimento clamoroso della comunità internazionale e mette in luce tutta l’ipocrisia dello slogan “aiutiamoli a casa loro” di cui si riempiono la bocca i sovranisti nazionalisti della prima e dell’ultim’ora.

Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha detto che «Se vogliamo veramente arrivare a una copertura sanitaria universale e migliorare la vita delle popolazioni, dobbiamo veramente mettere l’accento selle cure sanitarie primarie. Questo significa che bisogna proporre dei servizi sanitari essenziali, come la vaccinazione, le cure prenatali e i consigli per un modo di vita il più possibile sano là dove abita la gente e controllare che chi le t utilizza non debba pagare esso stesso le cure»,

Investire altri 200 milioni di dollari  all’anno entro il 2030 per aumentare l’offerta di assistenza sanitaria di base nei Paesi a basso e medio reddito salverebbe 60 milioni di vite e aumenterebbe l’aspettativa di vita media di 3,7 anni e contribuirebbe in modo significativo allo sviluppo socioeconomico. Questo rappresenterebbe un aumento del 3% rispetto ai 7.500 miliardi di dollari spesi per la salute ogni anno in tutto il mondo.  E questi finanziamenti potrebbero provenire in gran parte dall’interno dei diversi Paesi. Il rapporto afferma che «La maggior parte dei Paesi può espandere l’offerta dell’assistenza sanitaria primaria con risorse interne: aumentando la spesa per la salute pubblica in generale, riallocando fondi all’assistenza sanitaria di base o realizzando entrambe le cose in una sola volta. Nella maggior parte dei Paesi gli investimenti nell’assistenza sanitaria sono attualmente inadeguati».

Ma questo non è possibile per i Paesi più poveri, compresi molti Paesi in guerra, che quindi avranno sempre bisogno di aiuto esterno. L’Onu avverte che «Questi finanziamenti devono essere attentamente mirati per consentire un miglioramento sostenibile dei sistemi e dei servizi sanitari, attraverso il rafforzamento sistematico dell’assistenza sanitaria di base a livello nazionalez.

Inoltre, molti Paesi devono compiere ulteriori sforzi per ampliare la copertura dei servizi sanitari a livello nazionale. Il rapporto ricorda che «La copertura è in costante aumento dal 2000, ma negli ultimi anni si è registrato un rallentamento. Hanno aumentato la copertura soprattutto i Paesi a basso reddito, ma sono ancora indietro. I gap sono più importanti nei Paesi più poveri e nei Paesi in conflitto».

La direttrice esecutiva dell’Unicef, Henrietta Fore, denuncia  che «Troppe donne e bambini stanno ancora morendo per cause che possono essere evitate o trattate semplicemente perché non ricevono le cure salvavita di cui hanno bisogno. Lavorando con le comunità per fornire assistenza sanitaria di base ai più poveri e vulnerabili, possiamo raggiungere l’obiettivo e salvare milioni di vite».

In genere, la copertura è inferiore nelle aree rurali rispetto alle città e secondo il rapporto, «I principali ostacoli sono la mancanza di infrastrutture sanitarie, la carenza di personale sanitario, i fragili sistemi di approvvigionamento e la scarsa qualità delle cure, che sta causando sfiducia da parte delle comunità».

Natalia Kanem, direttrice esecutiva dell’United Nations Population Fund  «E’ essenziale migliorare ed espandere l’assistenza sanitaria di base in tutte le regioni. Questo è il modo migliore per garantire che le persone possano ottenere i servizi che soddisfano la maggior parte delle loro esigenze di salute prima della nascita e per tutta la vita».

Inoltre, il rapporto rileva che le persone devono essere protette da difficoltà finanziarie e Muhammad Pate, direttore globale Health, Nutrition, and Population alla Banca Mondiale, aggiunge. «Sarà impossibile raggiungere l’obiettivo della copertura sanitaria universale se i paesi non adottano misure di emergenza per impedire alle persone di cadere in povertà perché devono pagare per l’assistenza sanitaria essenziale. L’ampliamento dell’accesso a un’assistenza sanitaria primaria di qualità salverà più vite e allo stesso tempo fornirà assistenza a prezzi accessibili».

Ma rispetto a 15 anni fa sono di più le persone che soffrono le conseguenze del pagamento diretto per i servizi sanitari: «Circa 925 milioni di persone spendono oltre il 10% del loro reddito familiare per l’assistenza sanitaria e 200 milioni spendono più del 25%. Inoltre, l’impoverimento dovuto al pagamento dell’assistenza sanitaria è in aumento, tranne che tra i più poveri».

Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse, conferma. «E’ scioccante vedere una parte crescente della popolazione che fatica a sbarcare il lunario perché la salute è troppo costosa, anche nelle economie avanzate. Gli unici Paesi in cui ciò non accade sono quelli che investono sempre più efficacemente a favore della salute.

Oggi i leader mondiali s New York discuteranno anche un’ambiziosa dichiarazione sulla copertura sanitaria universale che elenca una serie di passi che devono essere presi per realizzare davvero un’assistenza sanitaria di base accessibile a tutti, applicando così le raccomandazioni dell’Oms.