Le nuove frontiere della speleologia e della speleosubacquea: 3D e citizen science
Il progetto Phreatic: i foraminiferi bentonici, le foche monache del Bel Torrente e i musei virtuali del futuro
[4 Novembre 2019]
Le nuove tecnologie digitali e la modellazione 3D sono state le protagoniste di “Strisciando 2.0 – 2019”, il raduno internazionale di speleologia organizzato dall’associazione Majella 2016 e dallo Speleo Club Chieti, con il patrocinio della Società Speleologica Italiana (SSI): «Quattro giorni di reportage, mostre, virtual tour, escursioni nelle grotte del Parco della Majella e corsi specializzati di rilievo digitale, per entrare nel mondo 2.0 della speleologia e comprendere come le nuove tecnologie influenzano il presente ed il futuro dell’esplorazione, della ricerca e della valorizzazione culturale delle scoperte».
Inoltre, un focus particolare è stato dedicato alle nuove frontiere della citizen science, la scienza partecipata che vede la cooperazione tra cittadini ed enti di ricerca del settore e Vincenzo Martimucci, presidente della SSI, ha sottolineato che «In Italia ci sono migliaia di appassionati speleologi e speleosubacquei che, seguendo opportuni protocolli di campionamento, monitoraggio e analisi, possono mettersi gratuitamente al servizio della scienza, della tutela e della valorizzazione dell’ambiente, collaborando con enti di ricerca e di promozione turistico-culturale. Grazie alle loro competenze e alla disponibilità delle nuove tecnologie digitali, riescono ad esplorare luoghi ancora sconosciuti e a raggiungere più facilmente habitat, asciutti e sommersi, ancora poco studiati a causa delle difficoltà di utilizzo dei metodi scientifici tradizionali. Una risorsa umana e tecnica importante che può essere valorizzata attraverso progetti di scienza partecipata».
Tecnologie digitali e la modellazione 3D e citizen science trovano applicazione nel progetto speleosubacqueo Phreatic che, proprio grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate e al contributo di speleosub volontari da tutto il mondo, in collaborazione con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e la Global Underwater Explorers e con il patrocinio della SSI, sta realizzando studi e ricerche nelle grotte sommerse del Golfo di Orosei in Sardegna.
In un comunicato si legge che «Dal 2014 gli speleosub volontari di Phreatic prelevano, su base regolare, campioni di sedimenti dalle grotte del Bel Torrente, Bue Marino e Utopia, per consentire ai ricercatori Ispra di testare l‘applicabilità di specifici indicatori ambientali, i foraminiferi bentonici, che vivono nei sedimenti di molti habitat, incluso quelli estremi come le grotte marine del bacino mediterraneo. I foraminiferi bentonici sono microscopiche “conchiglie” di dimensioni di pochi micron e visibili solo al microscopio, ma considerati dalla scienza un valido strumento di valutazione dello stato ambientale di diversi habitat, grazie al loro breve ciclo vitale e ad un guscio reagisce velocemente ai cambiamenti antropici e fisici quali l’aumento della temperatura, l’acidità e la salinità delle acque. Dopo averne riscontrato la presenza anche in ambienti di grotta, i ricercatori stanno studiando in dettaglio come variano le associazioni di questi organismi al variare delle condizioni ambientali. Uno studio simile è stato condotto solo in zone tropicali come le grotte delle Bermuda, ma grazie a questo progetto sono stati scoperti alcuni esemplari di foraminiferi anche qui in Italia, rendendo questa ricerca un unicum, se si considera l’ambiente temperato».
Le tecnologie digitali sono state utilizzate anche per un affascinante studio: la mappatura delle ossa di foca monaca mediterranea (Monachus monachus), oggi tra le specie a rischio estinzione della Lista Rossa Iucn. I ricercatori spiegano che «Si tratta di 248 frammenti tra cui crani, mandibole e vertebre, che secondo la datazione a radiocarbonio risalgono a 5.000-6.500 anni fa. Attualmente giacciono nella grotta sommersa del “Bel Torrente”, dove furono individuate per la prima volta nel 2001, durante un’esplorazione congiunta tra gruppi eterogenei guidati dagli speleosub Axel Malher e Leo Fancello, direttore della Scuola Nazionale di Speleosubacquea della SSI, che curò anche il rilievo della cavità. Gli speleosub di Phreatic hanno potuto idealmente proseguire e sviluppare quel lavoro, scattando diverse sequenze di immagini frontali e laterali delle ossa, che hanno poi consentito ai ricercatori Ispra di visualizzarne il posizionamento rispetto al nuovo rilievo 3D della grotta, studiarle nel dettaglio e definire il genere degli individui».
Infatti, oltre alle attività di laboratorio, il progetto ha dedicato risorse alla documentazione digitale delle grotte marine attraverso rilievi 3D, fotogrammetria, video 360 divulgativi e modelli tridimensionali delle risorgive, che consentono di creare realtà immersive, anche grazie all’uso originale e creativo delle tecnologie di simulazione e virtual reality proprie dei videogiochi. L’obiettivo è quello di «andare oltre la ricerca scientifica, e utilizzare questi nuovi strumenti per sensibilizzare i cittadini sulla necessità della tutela di questi delicati habitat e valorizzare e promuovere il territorio anche sotto il profilo turistico».
Lo speleosub triestino Andrea Marassich, presidente e coordinatore del progetto Phreatic, conclude: «Ogni anno, sono almeno 50 gli speleosub che vengono da tutta Europa, America e Asia per offrire il loro aiuto ai ricercatori che non possono arrivare in luoghi così remoti. E lo fanno gratuitamente e con passione. Sono ovviamente tutti bravi subacquei ma con background culturali e competenze professionali differenti, che di volta in volta arricchiscono un progetto che si sta espandendo anche ad altre cavità italiane. Ad oggi abbiamo presentato i risultati e la documentazione fotografica in Italia e in diversi congressi scientifici all’estero, ma con il sostegno di enti e istituzioni potremmo realizzare mostre immersive e musei virtuali per portare bambini e adulti a scoprire quelle meraviglie sommerse».