La nuova estrema destra europea tra negazionismo climatico e patriottismo verde
Mentre la crisi dei rifugiati si attenua, sovranisti e populisti attaccano «l’isteria elitaria sul cambiamento climatico»
[6 Novembre 2019]
All’inizio di quest’anno, il leader di Alternative für Deutschland (Afd), il rampante partito di estrema destra tedesco alleato della Lega (ex nord) di Salvini ha accusato i suoi avversari politici di voler far «degenerare la paura» per l’ambiente e di voler trasformare l’Europa in ” un insediamento deindustrializzato ricoperto da pale eoliche». Nei Paesi Bassi, Thierry Baudet ha portato il suo Forum voor Democratie (FvD) al 15,87% dei voti con una campagna contro «L’isteria del cambiamento climatico». Quando ad agosto Greta Thunberg salpò in barca a vela per andare al Climate action summit dell’Onu, Arron Banks, un uomo d’affari finanziatore di Nigel Farage e che si autodefinisce il “cattivo ragazzo della Brexit”, ha augurato alla 16enne ambientalista svedese di non arrivare mai a New York, postando su Twitter: «Succedono strani incidenti di yachting».
Come scrive su Yale Environment 360 Beth Gardiner, autrice di “Choked: Life and Breath in the Age of Air Pollution”, «I Partiti populisti di destra attualmente in crescita in Europa stanno trasformando l’opposizione all’azione climatica in una nuova questione di guerra culturale, in stile americano». Alcuni, partiti della neodestra come l’Afd, il terzo partito del Bundestag, più noto per le politiche anti-immigrati e per la islamofobia, rifiutano apertamente la scienza climatica, altri dicono che il cambiamento climatico è reale ma che intorno a questo problema c’è un’isteria esagerata e le misure di riduzione delle emissioni di CO2 sono impraticabili e inutili di fronte a un problema così vasto.
In entrambi i casi, il clima sta diventando per la neodestra europea una nuova potente leva politica mentre altre tematiche nazionaliste, come la crisi dei rifugiati in Europa sembrano aver stancato buona parte dell’elettorato. L’assalto alla politica climatica si inserisce perfettamente nel presunto attacco dei populisti alle élite o, in salsa italiana, alla casta. La Gardiner fa notare che seminando dubbi sulla necessità di agire, la propaganda dell’estrema destra «minaccia di indebolire le ambizioni di un continente che storicamente ha cercato di essere un leader climatico globale, così come cerca di ridurre i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni e di energia rinnovabile per i prossimi decenni».
La retorica dei sovranisti/populisti europei è in realtà un prodotto di importazione: è storicamente appannaggio della destra repubblicana statunitense, ma fino a poco tempo fa era ai margini del discorso politico europeo (come ha detto Berlusconi alla ricerca della riconoscenza della Meloni e di Salvini: «I fascisti li ho sdoganati io»). Inoltre in Europa i Partiti della sinistra e della destra storiche. almeno a discorsi, ritengono necessario ridurre drasticamente le emissioni di carbonio.
Mat Hope, direttore di DeSmog UK , un sito di giornalismo investigativo che ha indagato sull’estrema destra e il clima, ha detto alla Gardiner: »C’è sicuramente una rinascita del negazionismo climatico in Europa, non c’è dubbio al riguardo, I partiti di estrema destra sostenevano già da molto simili opinioni, ma le recenti vittorie elettorali significano che ora hanno megafoni molto più grandi e la capacità di influenzare la politica. Prima, erano outsider che guardavano dentro. Ora sono dentro».
Ma il successo della neodestra è speculare quasi ovunque – meno che nell’Europa meridionale e in particolare in Italia – a quello dei Partiti verdi e Bernhard Forchtner, esperto di retorica ambientale dell’estrema destra all’Università di Leicester fa notare che «Tale polarizzazione caratterizza sempre più la politica europea. I populisti affermano che stanno rispondendo alla crescente attenzione degli altri Partiti sul clima, nonché ai movimenti di piazza come i recenti scioperi delle scuole per l’azione climatica ed Extinction Rebellion, le cui proteste hanno provocato il blocco delle zone del centro di Londra ad aprile e di nuovo questo mese». E spesso si tratta di movimenti che sono dichiaratamente antifascisti, antirazzisti e internazionalisti, ma anche anti-liberisti e per la giustizia sociale e climatica.
Forchtner riassume: «I populisti sostengono che gli accordi internazionali sul clima sono guidati da un’agenda cosmopolita liberale, che danneggia l’uomo comune, che sono un nuovo tipo di religione con Greta come nuovo Papa. E possono lamentare la perdita di sovranità che percepiscono nella cooperazione multilaterale».
Si tratta di argomentazioni che la destra sovranista/populista ha utilizzato efficacemente per altre questioni: «In quanto problema complesso che deve essere compreso intellettualmente e che richiede una risposta globale, il clima è in molti modi una bestia nera perfetta per i nazionalisti, che eccellono nella comunicazione emotivamente caricata», spiega ancora Forchtner.
Nonostante non abbiano avuto il successo che speravano alle ultime elezioni, i populisti di estrema destra ora occupano un quarto dei seggi al Parlamento europeo e fanno parte delle coalizioni governative in 8 Paesi europei (sempre con quella casta che dicono di voler combattere). Il problema è che l’estrema destra influenza i conservatori tradizionali ben oltre il suo peso elettorale. Hope spiega che «La loro influenza non è sulla politica e sulla legislazione, è si Partiti che fanno politica e legislazione. Il principale potere di questi partiti [di estrema destra] è quello di trascinare sempre più il centro verso la loro posizione». E per l’Europa ciò potrebbe significare un ammorbidimento dei suoi obiettivi di riduzione delle emissioni e un indebolimento della spinta del continente alla transizione verso l’energia rinnovabile.
Nello studio “Convenient Truths – Mapping climate agendas of right-wing populist parties in Europe”, pubblicato prima che i pArtiti sovranisti/populisti aumentassero i loro seggi al Parlamento europeo alle elezioni di maggio, il think thank climatico tedesco Adelphi ha scoperto che nel Parlamento europeo quasi la metà dei voti contrari alle politiche climatiche e energetiche sostenibili provenivano dall’estrema destra. Tra le altre cose, Adelphi ha esaminato i voti sui limiti più severi di biossido di carbonio per i veicoli pesanti (vedi Salvini e Finanziaria italiana 2020), l’efficienza energetica e le energie rinnovabili e gli aggiornamenti del sistema europeo di scambio delle quote di emissioni.
Per qualche commentatore politico, l’influenza della neodestra sui conservatori si è vista quando la presidente eletta dell’Unione europea, la democristiana tedesca Ursula von der Leyen, dopo essere stata candidata a luglio con la promessa di un “Green Deal europeo”, ha annacquato i suoi piani per rafforzare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 per il 2030. Secondo Hope «E’ il perfetto esempio di una nuova dinamica: con i Verdi e i populisti di destra che flettevano entrambi i muscoli, von der Leyen è stata costretta a dire qualcosa [sul clima]. Ma allo stesso tempo, quello che stava dicendo non era poi così buono».
I partiti verdi hanno ottenuto successi storici in svizzera, mentre in Umbria gli elettori hanno consegnato alla Lega (che la Gardiner e gli altri commentatori stranieri definiscono senza mezze misure «di estrema destra») una vittoria schiacciante su una svogliata e sfibrata alleanza Pd-M5S e quel che resta della sinistra. Per Forchtner «L’ascesa simultanea dei Verdi e dell’estrema destra continua una tendenza decennale della politica europea sempre più polarizzata. Certamente, più recentemente, ha accelerato. La società è diventata più plurale e le vecchie lealtà di partito stanno svanendo».
Un cambiamento che si è mostrato in tutta la sua scioccate evidenzia in Turingia, un Land dell’ex Repubblica Democratica Tedesca (DDR) dove Salvini canta vittoria per il successo dei suoi alleati xenofobi dell’AfD, ma dove le elezioni del 27 ottobre le ha vinte in realtà Die Linke, la sinistra radicale che nell’ex Germania est rappresenta anche la nostalgia per lo stato sociale e le garanzie della DDR. I post-comunisti sono saldamente al rimo posto con oltre il 30% dei voti e l’Afd ha scavalcato la CDU di Angela Merkel al secondo posto. L’AfD a settembre era arrivata seconda anche in altri due Land orientali: il Brandeburgo e la Sassonia, ma qui la loro ascesa è stata contrastata da grossi successi dei Grünen e quindi nel Brandeburgo continuerà la lenta uscita dal carbone che l’AfD contrasta apertamente.
Matthew Lockwood, che insegna politica energetica all’università del Sussex, evidenzia che «Il tira e molla tra i Verdi e la destra populista è un quadro complesso. Entrambi hanno maggiori probabilità di ottenere seggi parlamentari nell’Europa continentale, dove i sistemi di voto proporzionale consentono a molti Partiti di convertire il sostegno popolare in rappresentanza nelle legislature, rispetto alla Gran Bretagna, dove il sistema del chi vince prende tutto finisce per congelare tutti tranne due o tre partiti dominanti. Inoltre, l’intento dei Verdi sul clima può offrire loro un vantaggio quando lottano politicamente con i populisti di destra, per i quali è una delle diverse priorità».
In molti casi, le argomentazioni dei negazionisti climatici si adattano bene alla mania dei Partiti conservatori tradizionali per la rottamazione delle leggi. In Gran Bretagna uno dei punti forti della propaganda della Brexit è quello della possibilità di liberarsi dal potere normativo dell’Ue e stabilire le proprie regole (vedi anche Salvini e Meloni in Italia). Il primo ministro conservatore Boris Johnson dice di voler mantenere gli standard Ue più elevati, ma nel rinegoziare l’accordo con Bruxelles ha declassato da impegno vincolante a impegno non vincolante che le normative britanniche riguardanti aree come il clima e l’ambiente rimarranno strettamente allineate con quelle dell’Ue dopo l’uscita della Gran Bretagna. Hope ha commentato. «Questa è un’indicazione precoce di come ci aspettiamo che vada. Molti analisti ritengono che i conservatori di Johnson coglieranno l’occasione per trasformare la Gran Bretagna post-Brexit in un paradiso fiscale con poche regole e low-tax. Questo è davvero la fine dei giochi: una massiccia deregulation del mercato». Così il risultato della Brexit sarà che l’elettorato popolare che ha massicciamente votato per la Brexit avrà fatto un favore alla casta e all’élite economica che credeva di punire e le disuguaglianze già enormi aumenteranno.
Johnson punta a vincere le elezioni anticipate (e sembra che ce la farà) recuperando i voti dei sostenitori del Brexit Party di Nigel Farage, che a maggio ha ottenuto quasi un terzo dei consensi e 29 seggi al Parlamento europeo. Farage, che nonostante le fake news diffuse senza pudore al tempo del referendum sulla Brexit continua a mietere consensi, ha definito il taglio delle emissioni di CO2 una «strana ossessione» e nel suo nuovo Partito militano molti negazionisti climatici.
L’immigrazione è sempre un tema molto caldo in Europa, ma si sta raffreddando rispetto al culmine della crisi dei rifugiati toccato nel 2015 e nel 2016. Stella Schaller, esperta di clima di Adelphi dice che è per questo che «I populisti stanno cercando un nuovo soggetto polarizzante. Ormai padroneggiano gli strumenti del dramma, dell’emozione, della personalizzazione. I recenti attacchi a Greta Thunberg hanno mostrato tutte queste strategie. Il linguaggio che usano è forte: parlano di “eco-dittatura”, “isteria climatica” o “deindustrializzazione”. Queste sono parole emotive che raggiungono la pancia delle persone. Viviamo in tempi instabili e incerti con un’enorme disuguaglianza, quindi queste narrazioni trovano un terreno fertile». L’olandese Theo Wolters, presidente dell’European Climate Realist Network , una piattaforma di negazionisti/minimizzatori climatici che asseriscono che il global warming può portare benefici, ha detto che l’Unione europea ha gonfiato i timori climatici per giustificare un ulteriore consolidamento del potere politico di Bruxelles: «Tutto questo inquadramento – la fine del pianeta è vicina – dura da 20 anni. Le persone semplici, le persone non istruite, si sono stufate, non ci credono più». Poi Wolters ha aggiunto che parlava per sé e non necessariamente per il suo network, nel quale naturalmente nessuno lo ha contraddetto. Poi Wolters l’ha buttata addirittura sulla difesa paternalistica dei giovani: «Molti sostenitori del mio gruppo vedono i loro nipoti depressi e spaventati per il futuro perché Greta Thunberg ha detto che moriremo. Stanno privando un’intera generazione di una visione positiva della vita e dobbiamo chiedere scusa per essere vivi».
Accanto a questo – e non sempre alternativo a questo- sta emergendo tra i sovranisti/populisti una sorta di “patriottismo verde” che sostiene la conservazione della natura e del paesaggio come omaggio alla patria.
Come evidenzia ancora la Gardiner su Yale Environment 360, «L’ascesa europea del populismo di destra è solo una componente di una storia globale. Da Donald Trump al presidente brasiliano Jair Bolsonaro, i populisti stanno canalizzando una potente miscela di nazionalismo e teorie della cospirazione per respingere la cooperazione globale sul clima. In Australia, quest’anno gli elettori hanno consegnato una vittoria inaspettata a una coalizione conservatrice che ha chiesto il sostegno di coloro che il suo leader ha definito gli ” australiani tranquilli”. La coalizione ha abbracciato il carbone e ha sostenuto che gli obiettivi per i veicoli elettrici dei loro avversari equivalgono a una guerra al weekend».
Ad Aprile il Perussuomalaiset (il Partito anti-immigrati dei veri Finlandesi alleato della Lega di Salvini) non ce l’ha fatta a diventare il primo partito finlandese come credeva ma è arrivato secondo dietro i socialdemocratici, dopo una campagna elettorale aggressiva contro i Verdi (che hanno avuto un buon risultato) e le politiche ambientali della sinistra che «avrebbero tolto la salsiccia dalla bocca dei lavoratori», ispirandosi chiaramente alla falsa affermazione di Trump che il Green New Deal porterà alla eliminazione delle mucche e degli hamburger.
Uno dei parlamentari più noti del Perussuomalaiset, Sakari Puisto, è forse il massimo esponente del “patriottismo verde” e in un’intervista a Yale Environment 360 ha detto che «Gli altri Partiti della Finlandia sono in competizione per chi è il più radicale sul clima. Riteniamo che la questione del clima sia molto importante, ma vogliamo essere cauti riguardo alle iniziative politiche. Tornare davvero a ciò che è realistico ed equo». Il Partito dei Veri Finlandesi ha sottolineato in un documento politico «La necessità di prendersi cura dei bellissimi laghi e foreste, dell’aria pulita e della natura».
Diversi analisti politici fanno notare che non è insolito che la neodestra sovranista accetti al suo interno una frangia di “patriottismo verde”, a sostegno della salvaguardia dell’ambiente in patria e che a volte utilizzi una retorica romantica: pensate al Festival di Atreiu organizzato da Giorgia Meloni che si richiama all’eroe della Storia Infinita, la favola ecologica di Michael Ende che è stato un militante anti-nazista. Poi questi stessi partiti neofascisti e di estrema destra si oppongono all’azione internazionale sul clima.
Il “realista climatico” Wolters prevede che in Europa la guerra politica/culturale sul clima si intensificherà. «Vedo che entrambe le parti diventano più forti e lo scontro proseguirà e a mio avviso è già iniziato».
Schaller conclude: «Questo conflitto potrebbe rendere più difficile avere consenso sull’azione climatica. Il linguaggio emotivo stimola la paura del cambiamento e mina il rispetto e la coesione sociale necessari per un dibattito e un’azione costruttivi. Ma gli argomenti accattivanti e talvolta allarmanti dei populisti possono essere meno consequenziali delle decisioni di chi detiene effettivamente il potere. Vediamo che i Partiti conservatori fanno propria questa retorica. E’ importante non solo parlare dei populisti di destra, ma anche di quelle forze del centro e della loro mancanza di ambizione. Perché è ancora il centro a decidere cosa succede».