La brillante iridescenza di alcuni animali serve a camuffarsi (VIDEO)

Uccelli ed esseri umani non riescono a vedere gli scarabei iridescenti sulle foglie

[30 Gennaio 2020]

Finora, si presumeva che i colori iridescenti di alcuni animali avessero due scopi principali: attirare i compagni per accoppiarsi o avvertire i predatori che una possibile preda può essere velenosa, ma lo studio “Iridescence as Camouflage”, pubblicato recentemente su  Current Biology da un team di ricercatori dell’università di Bristol dimostra che in realtà quei sorprendenti colori iridescenti aumentano sì le loro possibilità di sopravvivenza contro i predatori ma come mezzo di mimetizzazione. Insomma, dicono all’università di Bristol, «Piuttosto che rivelare sembra che queste sfumature che cambiano dinamicamente siano usate per nascondere».

I ricercatori del Bristol’s Camo Lab  volevano scoprire perché queste vivaci colorazioni metalliche si sono evolute in così tante diverse specie di animali studiando la sua funzione biologica e per farlo hanno scelto lo scarabeo gioiello asiatico (Sternocera aequisignata) perché in questa specie sono iridescenti sia i maschi che le femmine, il che rende la funzione sessuale dei colori vivaci un po’ meno probabile.

I ricercatori britannici spiegano che «Il riflesso iridescente dello scarabeo gioiello asiatico è creato da nanostrutture nelle sue ali ed è causato dall’interferenza nelle onde luminose che rimbalzano tra i molteplici strati della cuticola dello scarabeo. La spaziatura tra questi strati determina l’aspetto dei colori che vediamo, perché le lunghezze d’onda che corrispondono alla spaziatura del livello vengono riflesse, mentre altre onde passano attraverso e vengono assorbite. L’iridescenza avviene perché la luce che arriva da angoli diversi dagli strati deve percorrere diverse distanze attraverso di essi».

I ricercatori britannici hanno testato la teoria che l’iridescenza possa servire come camuffamento collocando elitre iridescenti di insetti e altre di colore opaco (verde, viola, blu, arcobaleno e nero) su diverse piante in un ambiente naturale e quindi hanno osservato la frequenza con cui gli uccelli attaccavano ogni gruppo di elitre. A questo è seguito da un test di avvistamento fatto da esseri umani, che dovevano cercare le stesse elitre. Nonostante il loro bagliore, il team di scienziati ha scoperto che le elitre iridescenti venivano avvistate meno che di quelle di colore opaco sia dagli uccelli che dagli esseri umani. La decisione del doppio test è stata presa perché, come spiega la principale autrice dello studio, Karin Kjernsmo della School of biological sciences dell’università di Bristol, «Con gli uccelli non si sa mai se non possono vedere un oggetto da predare o se lo vedono ma scelgono di ignorarlo. Con i partecipanti umani, sai esattamente quali siano gli effetti».

Hanno così scoperto che «i modelli con iridescenza biologica sono sopravvissuti meglio contro gli uccelli, fornendo prove che l’iridescenza può aumentare la sopravvivenza delle prede e che questi colori metallici brillanti potrebbero essersi evoluti negli scarabei per confondere gli uccelli; i loro principali predatori».

La Kjernsmo ha ricordato che «I colori iridescenti vi sono probabilmente familiari per oggetti di uso quotidiano come bolle di sapone e CD, ma questa sorprendente forma di colore strutturale è anche molto comune in natura. L’iridescenza si è evoluta in modo indipendente in tutto, dagli insetti gioiello agli uccelli luccicanti e potete vederla anche nel vostro giardino in insetti come la Cetonia aurata e lo scarabeo rosmarino».

Ma in realtà noi siamo abituati a vedere questi insetti da vicino, quando ci si posano accanto, e spesso al di fuori del loro ambiente naturale, magari in una foto o in una bacheca ben illuminata di un museo: «Penso che la sorpresa più grande per noi sia stata che quando abbiamo effettuato lo stesso esperimento con gli esseri umani – dice la Kjernsmo – hanno persino dovuto faticare molto per individuare gli scarabei iridescenti. Sia gli uccelli che gli umani hanno davvero difficoltà a individuare oggetti iridescenti in un ambiente naturale, complesso e forestale. Sebbene l’idea stessa dell’iridescenza come mimetizzazione non sia nuova, il nostro studio è la prima prova concreta dell’idea che l’iridescenza possa funzionare come forma altamente efficace di mimetizzazione, e alla fine questo potrebbe spiegare perché l’iridescenza si è evoluta in così tanti specie di animali».

Infatti, la capacità mimetica è diventata ancora più pronunciata quando i modelli di elitre iridescenti iridescenti sono state posizionati su uno sfondo di foglie lucide, aggiungendo altro “rumore visivo”. Kjernsmo è convinta che «L’abilità mascherante dell’iridescenza può essere il risultato di un “camuffamento dinamico distruttivo”, che crea l’illusione di caratteristiche e profondità inconsistenti, confondendo i potenziali predatori».

Questi risultati suggeriscono che il camuffamento può essere una funzione primaria delle strutture iridescenti presenti in alcune specie, costringendoci a rivedere la nostra attuale comprensione sulla sua evoluzione e il suo ruolo in natura.

La Kjernsmo conclude: «Non abbiamo pensato nemmeno per un minuto che questo effetto sia qualcosa di unico per i coleotteri gioiello; in effetti, saremmo delusi se lo fosse. Se scoprissimo che questi coleotteri potrebbero venire nascosti dai loro colori, aumenterebbero le possibilità che molte specie iridescenti possano usare i loro colori in questo modo».

Il prossimo passo del team della Kjernsmo utilizzerà l’intelligenza artificiale per comprendere meglio l’evoluzione del camuffamento in natura. E la Kjernsmo sta lavorando con l’autore senior dello studio, Innes Cuthill, un ecologo comportamentale, e Nick Scott-Samuel, uno psicologo sperimentale, entrambi dell’università di Bristol, usando l’apprendimento automatico per evolvere i modelli di mimetizzazione ottimali per diversi ambienti e confrontandoli con i veri colori degli animali.

Videogallery

  • Iridescence as Camouflage / Curr. Biol., Jan. 23, 2020 (Vol. 30, Issue 3)