Clima, la proposta del Kyoto Club: usiamo la carbon tax per aiutare le fasce meno abbienti
«Il Piano Nazionale Energia e Clima è inadeguato nei target per riduzione delle emissioni, rinnovabili ed efficienza e nei mezzi in campo per raggiungerli»
[13 Febbraio 2020]
Secondo Kyoto Cub, «La sfida dei cambiamenti climatici sarà cruciale nei prossimi decenni: il vertiginoso aumento delle temperature a livello globale reso noto e dimostrato da prestigiosi centri di ricerca internazionali ed europei (NASA, NOAA, Copernicus) è la prova che dobbiamo abbandonare subito l’uso delle energie fossili per procedere con la transizione verso un’economia rinnovabile e circolare».
Per questo l’associazione ha organizzato oggi a Roma un convegno per riflettere su come accelerare il processo di decarbonizzazione dell’Italia e dell’Europa che è stato anche l’occasione per celebrare l’anniversario dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto.
L’Unione europea e le istituzioni italiane stanno introducendo diversi strumenti per affrontare la crisi climatica e ambientale: a metà gennaio la Commissione europea ha presentato il Green deal, un piano di investimenti verdi che punta alla riconversione economica, con l’’obiettivo dichiarato di raggiungere la carbon neutrality entro il 2050. Il direttore scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvestrini, ha sottolineato che «In 30 anni l’Europa, sulla spinta del Protocollo di Kyoto, ha ridotto di circa un quarto le proprie emissioni rispetto al 1990. Nei prossimi 10 anni il taglio dovrà raggiungere il 50-55% (o il 65% come chiedono gli ambientalisti) in coerenza con gli obbiettivi di Parigi. E’ evidente la necessità di una forte accelerazione, e la proposta del Green Deal indica la volontà di trovare nuovi strumenti, nuove risorse In questo senso, potrebbe essere discussa una proposta di tassazione del carbonio nei settori non ETS secondo la formula dei “carbon dividends” che prevede una redistribuzione delle entrate uguale per tutti i cittadini, consentendo così un guadagno netto per le fasce meno abbienti. Si potrebbe, volendo, ridurre la restituzione alla fascia più ricca della popolazione ed usare le entrate per accelerare il processo di decarbonizzazione».
Recentemente, il Governo italiano, ha pubblicato la versione finale del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che fissa gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2.
Ma l’Ue e l’Italia stanno mettendo in campo politiche all’altezza delle sfide che dovremo affrontare nel futuro prossimo? Secondo il vicepresidente di Kyoto Club, Francesco Ferrante, no: «C’è ancora troppo scarto fra le dichiarazioni d’intenti e le concrete azioni politiche per affrontare la crisi climatica. Un giudizio che vale per il Green Deal europeo di cui vanno senz’altro apprezzate le novità e l’impostazione generale ma che resta davvero troppo nel vago quando affronta il nodo cruciale delle risorse. E che vale a maggior ragione per le scelte del Governo italiano il cui PNIEC è inadeguato sia in termini di targets (su riduzione emissioni, incremento dell’efficienza, e percentuali da rinnovabili) che di strumenti individuati per raggiungerli».
Durante il convegno è stato presentato il progetto di ricerca Horizon 2020 EUCalc, che fornisce ai decisori politici e ad altri attori l’”EUCalc Model”, uno strumento che permette di calcolare e visualizzare il livello di emissione dei gas serra a livello Europeo e dei singoli Stati Membri, sulla base dei percorsi di implementazione definiti negli Accordi di Parigi,Target Net-zero 2050, European Green Deal. Il CEO di T6, azienda partner di EUCalc, Andrea Nicolai ha evidenziato che «’EUCalc Model’ è uno strumento sviluppato seguendo uno schema pragmatico ma solido, basato su leve e livelli di ambizione che lo rendono di facile comprensione ed utilizzo, nonché strumento di apprendimento per una vasta gamma di utenti: politici, pubblica amministrazione, imprese, ricercatori, insegnanti e giovani, che vogliono comprendere ed esplorare come raggiungere la carbon neutrality nel proprio Paese».
E il convegno ha ribadito proprio il ruolo fondamentale delle istituzioni e del settore pubblico anche per fare in modo che le aziende ed il settore privato intraprendano misure e azioni per una loro trasformazione sostenibile a livello ambientale e Gianluigi Angelantoni, vicepresidente di Kyoto Club, ha ricordato che «I cambiamenti climatici stanno dando segnali sempre più allarmanti e disastrosi. L’anniversario degli accordi di Kyoto deve spingerci, come cittadini, al passaggio verso modelli più virtuosi con differenti stili di vita. Deve anche spingere le imprese ad un progressivo passaggio verso pratiche sostenibili e circolari. Ma cittadini ed imprese devono poter contare sugli interventi delle Istituzioni».