Fao, Unicef e Wfp/Pam: in Sud Sudan rischio fame per più della metà della popolazione
L’accordo di pace ha migliorato la situazione, ma nelle aree inondate nel 2019 si rischia la catastrofe
[21 Febbraio 2020]
Secondo il rapporto “Integrated Food Security Phase Classification (IPC)” pubblicato da Fao, Unicef, World food programme (Wfp/Pam) e governo del Sud Sudan, «Circa 6,5 milioni di persone in Sud Sudan – oltre la metà della popolazione – potrebbero trovarsi in una situazione di insicurezza alimentare acuta nel picco del periodo di carestia (maggio-luglio)».
Le tra Agenzie Onu sottolineano che «La situazione è particolarmente preoccupante nelle zone maggiormente colpite dalle inondazioni del 2019, in cui la sicurezza alimentare è notevolmente peggiorata dallo scorso giugno. Particolarmente a rischio sono 20.000 persone che – a partire da gennaio – sono esposte ai livelli di fame più estremi (livello di “catastrofe” dell’insicurezza alimentare o IPC 5) nelle contee di Akobo, Duk e Ayod che l’anno scorso sono state colpite da forti piogge e necessitano di interventi intensi e urgenti».
Inoltre, il rapporto lancia un ulteriore allarme: «Da qui a luglio è previsto un graduale peggioramento della fame, soprattutto a Jonglei, nell’Alto Nilo, Warrap e nel Bar El-Ghazal settentrionale, con oltre 1,7 milioni di persone esposte al livello di “emergenza” di insicurezza alimentare (fase IPC 4), in seguito alle devastanti inondazioni e ai bassi livelli di produzione alimentare. Nel corso del periodo di carestia saranno 33 le contee a raggiungere il livello di “emergenza” di insicurezza alimentare, un netto incremento dalle 15 di gennaio. In generale, a gennaio 5,3 milioni di sud sudanesi erano già in difficoltà nel reperire cibo a sufficienza ogni giorno, o erano esposti a livelli di insicurezza alimentare di “crisi” o peggiori (fase IPC 3 e oltre)».
Il Rappresentante della Fao in Sud Sudan, Meshack Malo, ha detto che «Nonostante alcuni miglioramenti stagionali nella produzione alimentare, il numero di persone affamate rimane pericolosamente alto, e continua ad aumentare. Inoltre, ora c’è il problema degli sciami di cavallette, che potrebbero ulteriormente peggiorare la situazione. È importante mantenere e incrementare il nostro sostegno alla popolazione del Sud Sudan, in modo che possa ripristinare o migliorare i propri mezzi di sussistenza e la produzione alimentare, e mettere in grado il governo di gestire l’invasione di cavallette”, ha detto A partire da febbraio è previsto un incremento della fame, dovuto principalmente all’esaurimento delle scorte alimentari e agli elevati prezzi dei prodotti alimentari. Nel complesso, gli effetti delle inondazioni e delle conseguenti migrazioni della popolazione, dell’insicurezza localizzata, della crisi economica, della scarsa produzione agricola e dei lunghi anni di esaurimento delle risorse continuano a mantenere affamate le persone».
Matthew Hollingworth, direttore del Wfp/Pam in Sud Sudan, è molto preoccupato: «Lo stato della sicurezza alimentare è terribile. Qualsiasi tipo di miglioramento fatto è stato vanificato dalle inondazioni alla fine del 2019, specialmente per le comunità più difficili da raggiungere. Il Paese si trova in un momento cruciale. Sabato prossimo dovrebbe formarsi il governo di unità nazionale, ponendo fine ai conflitti. Dovremo fare di più per soddisfare le urgenze dei più vulnerabili e garantire che le comunità del paese possano risollevarsi per contrastare le inevitabili crisi climatiche e alimentari in futuro».
Lo stesso rapporto sottolinea infatti che «La relativa pace e stabilità del Paese hanno portato ad alcuni miglioramenti nello stato generale della sicurezza alimentare e si prevede che l’imminente stagione magra sarà leggermente meno grave rispetto all’anno scorso, quando 6,9 milioni di persone si sono trovate in stato di insicurezza alimentare di livello “crisi” o peggiore. Per esempio, dalla firma dell’accordo di pace rivitalizzato del settembre 2018, la produzione cerealicola è aumentata del 10%, e un ambiente più stabile ha consentito ad alcuni agricoltori di ripristinare i mezzi di sussistenza, il che, grazie anche alle piogge favorevoli, ha favorito l’aumento della produzione alimentare».
Ma questo, dopo decenni di guerriglia contro il Sudan e anni di guerra civile tra le fazioni politico/tribali sud-sudanesi, non impedirà che nel 2020 1,3 milioni di bambini saranno esposti a malnutrizione acuta. E FAo, Unicef e Wfp/Pam fanno notare che «Tra il 2019 e il 2020 la prevalenza di malnutrizione acuta tra i bambini è leggermente aumentata dall’11,7 al 12,6% in tutto il Paese, ma l’aumento è stato notevolmente maggiore nelle contee colpite dalle inondazioni – dal 19,5% al 23,8% a Jonglei, e dal 14 al 16,4% nell’Alto Nilo. Ciò può essere attribuito alla ridotta disponibilità di cibo e all’elevata morbilità – dovuta principalmente all’acqua contaminata e alla recrudescenza della malaria dovuta all’acqua stagnante».
Mohamed Ag Ayoya, rappresentante dell’Unicef in Sud Sudan, aggiunge una nota di speranza: «Nel corso degli anni e con il supporto dei donatori stiamo riuscendo a gestire la malnutrizione. Con il sostegno dell’Unicef e dei suoi partner, il 92% di tutti i bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave ha ricevuto assistenza e più di nove su dieci sono guariti. In ogni caso questi bambini non dovrebbero affatto essere esposti a malnutrizione. L’accesso a cibo a sufficiente, adeguato, all’acqua e ai servizi igienico-sanitari sono diritti umani e sono fondamentali per scongiurare la malnutrizione. È necessario un cambiamento di paradigma con un approccio multisettoriale alla malnutrizione, che ci garantisca di gestire bene tanto la prevenzione quanto la cura»,
Nel 2019 la Fao ha fornito assistenza d’emergenza per i mezzi di sussistenza, tra cui sementi, attrezzi agricoli e kit da pesca, a oltre 3,5 milioni di persone e ha curato o vaccinato circa 8 milioni di animali. Inoltre, ha sostenuto oltre 60.000 famiglie colpite dalle inondazioni per aiutarle a ripristinare i loro mezzi di sussistenza. Quest’anno la Fao punta a incrementare la produzione alimentare e a tutelare i mezzi di sussistenza distribuendo sementi di ortaggi, attrezzi agricoli, attrezzi per l’agricoltura, kit per la pesca e kit di ortaggi, nonché fornendo assistenza in denaro alle persone più bisognose. L’agenzia alimentare e agricola dell’Onu sta inoltre effettuando vaccinazioni e cure per il bestiame per proteggere oltre 3 milioni di animali da malattie e malnutrizione. Ma per il suo programma di interventi per il 2020 la Fao ha bisogno di 75 milioni di dollari.
Nel 2019 l’Unicef e i suoi partner hanno aiutato in Sud Sudan oltre 200.000 bambini, un numero senza precedenti, a guarire dalla malnutrizione acuta grave che ha colpito il Paese e per il 2020 l’Agenzia per l’infanzia dell’Onu dice che «E’ necessario un cambiamento di paradigma con un approccio intersettoriale più intenso per invertire la situazione, attraverso interventi tempestivi, mirati e sensibili alla nutrizione in momenti critici della vita dei bambini, per ridurre drasticamente la malnutrizione». E ha bisogno di 253 milioni di dollari per trattare un numero maggiore di bambini malnutriti e intensificare gli sforzi di prevenzione attraverso interventi intersettoriali nei settori della nutrizione, dell’acqua, dei servizi igienico-sanitari, della salute e della comunicazione per lo sviluppo.
Per il 2020 il Wfp/Pam prevede di assistere circa 5 milioni di sud-sudanesi, fornendo cibo salvavita ai più vulnerabili, assistenza alimentare alle comunità per costruire o ripristinare le loro risorse, pasti scolastici e prodotti nutrienti speciali per prevenire e curare la malnutrizione tra i bambini e le donne incinte o in allattamento. Ma anche il World food programme ha urgente bisogno di 208 milioni di dollari per soddisfare le esigenze immediate e rafforzare la resilienza delle persone nei prossimi 6 mesi. Il Wfp/Pam punta a pre-posizionare 190.000 tonnellate di cibo in oltre 60 magazzini prima dell’inizio delle piogge a maggio, «il che – conclude – non solo aiuterà a salvare vite umane, ma ridurrà anche i costi, rendendo superflui i costosi lanci aerei quando molte aree diventeranno irraggiungibili su strada».