Blitz Greenpeace in Russia: le foto inedite dell’arresto
[2 Ottobre 2013]
Oggi gli investigatori russi hanno iniziato a rivelare i capi di accusa contro gli attivisti di Greenpeace arrestati e sequestrati a bordo dell’Arctic Sunrise, la rompighiaccio dell’associazione ambientalista che a settembre stava facendo da base per la protesta contro una piattaforma petrolifera off-shore nell’Artico russo, la Prirazlomnaya, di proprietà di Gazprom Neft Shelf, una controllata di colosso energetico statale russo Gazprom, che ha una enorme concessione nel Mare di Pechora.
Le accuse per due militanti di Greenpeace sono anche di pirateria, nonostante il presidente russo in persona, Vladimir Putin, avesse assicurato che un’azione di disturbo come quella attuata da Greenpeace non sarebbe stata perseguita come pirateria, che secondo la legge russa prevede fino a 15 anni di carcere.
La maggior parte dei 30 ambientalisti, provenienti da 18 Paesi e tra i quali c’è anche l’italiano Cristian D’Alessandro, sono in custodia cautelare per due mesi ed ora da Ria Novosti arriva la conferma che «Gli investigatori hanno aperto un procedimento penale con l’accusa di pirateria relativo all’incidente in cui alcuni degli attivisti hanno cercato di scalare la piattaforma petrolifera in acque internazionali nel Mare di Pechora il 18 settembre».
Un portavoce del Comitato investigativo russo ha spiegato: «Oggi, l’indagine ha avviato il processo per portare le accuse contro i sospetti nel caso in attacco alla piattaforma petrolifera Prirazlomnaya», ma non ha chiarito quali siano queste accuse erano o chi è coinvolto, ma secondo gli avvocati di Greenpeace ad essere accusati di pirateria sono una attivista brasiliana, Ana Paula Alminhana Maciel, ed un videoreporter freelance britannico, Kieron Bryan.
In aiuto degli ambientalisti, tra i quali ci sono anche due argentini, arriva il ministro degli esteri argentino, Hector Timerman, che ha detto che ha intenzione di fare appello alle autorità russe per trasferire gli attivisti detenuti agli arresti domiciliari sotto «Garanzia dello Stato»”
I legali di Greenpeace insistono sul fatto che l’azione della Arctic Sunrise è stata una protesta pacifica e legale contro le trivellazioni petrolifere nell’Artico russo.
«L’accusa di pirateria è rivolta a uomini e donne il cui unico crimine è quello di avere una coscienza. Questo è assolutamente scandaloso e mina alla base i principi della protesta pacifica. Assurdo qualificare gli attivisti come pirati, vogliono solo intimidirci e farci tacere, ma non desisteremo» afferma Kumi Naidoo, direttore di Greenpeace International.
«Si tratta della minaccia più seria all’operato pacifico di Greenpeace da quando gli agenti dei Servizi Segreti francesi misero una bomba sulla Rainbow Warrior uccidendo il nostro collega, il fotografo Fernando Pereira, perché ci opponevamo ai test atomici francesi nel Pacifico. 30 anni dopo gli attivisti dell’Arctic Sunrise si oppongono questa volta alla potente industria del petrolio e per questo potrebbero dover passare anni nelle prigioni russe. Chiediamo a tutte le persone al mondo che almeno una volta hanno agito per qualcosa in cui credevano, e in particolare al grande popolo russo, di sostenerci in questo momento e chiedere il rilascio degli Arctic 30» continua Naidoo.
«I coraggiosi attivisti dell’Arctic Sunrise hanno protestato contro la piattaforma della Gazprom per attirare l’attenzione sulla lenta ma inesorabile distruzione dell’Artico. Il ghiaccio si sta sciogliendo e le compagnie petrolifere si spostano a nord per estrarre quei combustibili fossili che contribuiscono alla fusione dei ghiacci. 30 uomini e donne, giovani e meno giovani, hanno fatto qualcosa per impedire questa distruzione. Come in passato, il loro coraggio e la loro determinazione è al servizio di un futuro migliore per i nostri figli. Hanno agito nell’interesse di tutti noi, ora dobbiamo attivarci e sostenerli nel momento in cui vengono rivolte loro accuse tanto gravi e irrazionali».