Stagione irrigua: al Sud è già crisi idrica. Bene al Centro, preoccupa il Nord
I consorzi di bonifica non si fermano ma con il Covid-19 sono in difficoltà economica
[14 Aprile 2020]
In Italia la stagione irrigua inizia tradizionalmente a metà aprile ma, con i cambiamenti climatici, sarebbe meglio dire iniziava, visto che anche quest’anno localmente è già stata anticipata sia per dissetare i campi a causa delle scarse precipitazioni e delle temperature invernali superiori alla media, sia per proteggere l’anticipo delle colture dalle improvvise gelate notturne (servizio antibrina).
Massimo Gargano, direttore generale dell’ Associazione nazionale consorzi di gestione
e tutela del territorio e acque irrigue (ANBI), evidenzia che «L’anticipo dell’irrigazione, con la necessità di avviare gli impianti per il prelievo ed il pompaggio dell’acqua, sta facendo lievitare le bollette elettriche dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, che non godono di alcuna agevolazione tariffaria nonostante il servizio pubblico reso, come testimoniato dall’operatività garantita anche in tempo di emergenza sanitaria Ciò, unito al doveroso posticipo nelle riscossioni delle contribuenze a causa dell’epidemia Covid-19, rischia di creare una situazione di sofferenza economica per gli enti. Per questo, ci appelliamo al Governo, affinché ne tenga conto».
La rete irrigua italiana è lunga circa 150.000 chilometri a servizio di oltre 3.363.000 ettari, dove si produce l’85% del “made in Italy” agroalimentare; le regioni maggiormente servite sono Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Puglia e Sardegna.
Secondo i dati dell’Osservatorio ANBI sulla Stato delle Risorse Idriche, «L’avvio dell’irrigazione si presenta in tre quadri diversi: conclamata siccità al Sud; sostanziale tranquillità al Centro; preoccupazione al Nord, seppur lenita dagli ancora cospicui manti nevosi».
Osservatorio, sottolinea che «Seppur leggermente migliorata a seguito di alcune precipitazioni, permane largamente deficitaria la situazione delle riserve idriche in Puglia e Basilicata, i cui invasi trattengono rispettivamente circa 122 e 102 milioni di metri cubi d’acqua in meno, rispetto all’anno scorso. Analoga è la situazione della Sicilia, dove mancano all’appello, circa 62 milioni di metri cubi d’acqua, rispetto al 2019. Esemplare della condizione idrica calabrese è la situazione della diga Sant’Anna sul fiume Tacina: contiene 7,59 milioni di metri cubi d’acqua, ma erano 10,19 lo scorso anno e 12,21 solo tre anni fa».
Quest’anno è invece più confortante la situazione dei bacini della Sardegna che, con circa 788 milioni di metri cubi d’acqua, segnano + 11 milioni sul 2019. In Abruzzo, la diga di Penne segna il record del più recente quadriennio ad un solo milione di metri cubi dalla massima capacità di invaso, indicata in mln. mc. 8,80. A conferma della positiva condizione del Centro Italia c’è il livello del lago di Bracciano, nel Lazio, oggi a – 110 sullo zero idrometrico, mentre un anno fa era a -144. Interessante è l’andamento delle precipitazioni di Marzo sull’Umbria: con un valore medio di 65,87 millimetri di pioggia, il 2019 è secondo, nel recente quinquennio, solo all’analogo mese del 2018, che segnò eccezionalmente oltre 191 millimetri di pioggia.
A “macchia di leopardo” si presentano la Toscana, sono in sofferenza idrica le province di Grosseto e Siena dove è piovuto meno, e l’Emilia-Romagna, dove ai bacini piacentini di Tidone e Molato, quasi al limite della capacità, si contrappongono le portate dei fiumi Savio, Secchia e Taro, largamente inferiori a quelle dello scorso anno, nonché alla media del periodo e non distanti dai minimi storici.
Non va bene al Nord, dove, dopo un inverno sotto media ma superiori allo scorso anno, le portate del fiume Po risultano ora inferiori al 2019 ed hanno obbligato l’Autorità di bacino a richiamare gli utenti a un uso oculato della risorsa idrica. All’ANBI spiegano che «I flussi in alveo sono in diminuzione fin dal transito in Piemonte, dove solo la Dora Baltea è superiore allo scorso anno, mentre il Tanaro è dimezzato e la Stura di Lanzo è addirittura al 25% del 2019. Tale situazione si pone in un quadro regionale, che vede le piogge di Marzo, diminuite del 34,6% in un solo anno. Migliore pare presentarsi la congiuntura idrica nel Veneto dove, a Marzo, sono caduti mediamente 89 millimetri di pioggia contro una media di 68,1; ciò nonostante, i fiumi sono appena sopra i livelli del minimo deflusso vitale, ma i laghi alpini hanno immagazzinato rassicuranti quantità idriche, così come è ancora cospicuo il manto nevoso alpino».
Per quanto riguarda i grandi laghi è sceso sotto la media storica anche il lago Maggiore (ora a meno del 60% del riempimento), mentre restano abbondantemente sotto media anche il lago di Como (20% del riempimento) e d’Iseo (27% del riempimento); unico a godere di ottima salute è il principale bacino italiano, quello del Garda, ad oltre il 92% del riempimento.
Francesco Vincenzi, presidente di ANBI, conclude: «L’andamento disomogeneo delle piogge sul Paese non fa che confermare la necessità di nuovi invasi per raccogliere le acque di pioggia da utilizzare nei momenti di bisogno; attualmente ne riusciamo a trattenere solo l’11%. È evidente, oggi più che mai, la necessità di avere un’agricoltura di qualità, i cui raccolti e quindi il reddito delle imprese rurali, già minacciati dall’estremizzazione degli eventi atmosferici, non possono essere lasciati alla mercé delle bizze meteorologiche».