In morte di un uomo. La scomparsa di Luis Sepúlveda Calfucura

Lo scrittore ambientalista che si salvò dal fascismo ma non dal coronavirus

[16 Aprile 2020]

Quando muore un poeta il modo perde molto, quando muore un combattente che raccontava mondi è l’umanità, anche quella che non ha mai letto e non leggerà mai i suoi libri, a perdere molto.

Luis Sepúlveda Calfucura, ex comunista ribelle, il socialista armato, guardia personale del presidente cileno Salvador Allende assassinato dalle iene voraci della nostra storia, è scampato al fascismo e alla tortura dei fascisti cileni di Pinochet ma non a un virus mortale che lo ha colto nella sua nuova patria europea.

Nelle pagine di questo scrittore, da quelle intrise di nostalgia e vita de “Il vecchio che leggeva i romanzi d’amore” alla fiaba della “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, ai libri di viaggi e avventure, la natura, la necessità di difenderla e amarla come una madre nutrice, è prepotentemente presente. Una natura feroce, misteriosa, preponderante e allo stesso tempo umana. Come era umano tutto in quest’uomo pacificato con il suo passato di guerriero per forza e con la sua Patria amata, diventato cittadino del mondo e che sul futuro del mondo appassionatamente meditava, scriveva, si incazzava e ancora militava nelle sua maturità ormai diventata quasi vecchiaia.

Come disse nel 2017 in un’intervista al Manifesto: «L’ambientalismo è una delle mie preoccupazioni politiche, so benissimo che i crimini contro l’ambiente hanno un’origine economica e tutto ciò che è economico è intrinsecamente politico».

Nella stessa intervista, Sepúlveda diceva: «Sono sempre stato molto orgoglioso della mia generazione militante, delle centinaia di migliaia di giovani che cercano di cambiare la società. Sono un sopravvissuto di una generazione sacrificata, molti di coloro che sono stati i miei compagni sono morti o stanno sparendo, io sono la loro voce. Finché vivrò le voci dei miei compagni rimarranno vive. Ecco perché scrivo».

Sepúlveda, l’uomo che difese un presidente tradito, l’uomo che diventò profugo e che nei profughi si è sempre riconosciuto, lo scrittore ormai famoso che non ha mai dimenticato la bellezza e la sofferenza, l’uomo dalle molte vite e che molte vite si è inventato e ha scritto, se ne è andato così, lontano dalla sua patria cilena, dai suoi orizzonti patagonici, spezzato da una pandemia insieme a tanti poveri cristi, senza dare la possibilità a chi ha amato i suoi romanzi e ai compagni della sua vita di lanciare una rosa rossa o un fiore di campo sulla sua bara, di alzare un pugno chiuso.

Resteranno i suoi libri, le sue storie, la sua vita avventurosa e appassionata. E per un uomo è già molto.