Il più grande studio mai realizzato finora: le popolazioni globali di insetti mostrano tendenze locali molto variabili
L’apocalisse degli insetti è in corso, ma è più complicata di quanto si credesse
Diminuiscono fortemente gli insetti terrestri ma sono in ripresa quelli di acqua dolce
[24 Aprile 2020]
Lo studio “Meta-analysis reveals declines in terrestrial but increases in freshwater insect abundances”, pubblicato su Science da un team di ricercatori tedeschi, russi e olandesi e una raccolta mondiale di 166 ricerche a lungo termine (condotte tra il 1925 e il 2018) sull’abbondanza di insetti – e non delle specie – e conferma che il numero degli insetti terrestri è in calo. In media, con una riduzione globale dello 0,92% all’anno, che si traduce in circa il 24% in 30 anni. Allo stesso tempo, il numero di insetti che vivono in acqua dolce, come moscerini e mosche, è aumentato in media dell’1,08% ogni anno. Gli scienziati del Deutschen Zentrums für integrative Biodiversitätsforschung (iDiv), dell’Universität Leipzig (UL) e della Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg (MLU) che hanno guidato il team di ricerca dicono che «Questo è probabilmente dovuto a efficaci politiche di protezione delle acque» e avvertono che «Nonostante queste medie generali, le tendenze locali sono molto variabili e le aree che sono state meno colpite dagli essere umani sembrano avere trend più deboli».
Si tratta del più grande studio sui cambiamenti tra le specie di insetti realizzato finora, che ha interessato 1.676 siti in tutto il mondo e colma le lacune di conoscenza riguardo alla cosiddetta o molto discussa “Apocalisse degli insetti”. Sul declino degli insetti negli ultimi anni, sono stati pubblicati numerosi studi che mostrano una drastica riduzione del loro numero. Il più importante dei quali finora era More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas”, pubblicato nell’ottobre 2017 su Plos One e realizzato nelle riserve naturali della Germania occidentale e che evidenziava un calo di ben il 75% degli insetti in 27 anni. E’ questo studio che ha scatenato la tempesta mediatica che ha portato a coniare il termine “Insect apocalypse”. All’iDV sottolineano che «Da allora, ci sono state diverse pubblicazioni di follow-up da diversi luoghi in tutto il mondo, la maggior parte delle quali ha mostrato forti cali, altre meno, e alcune hanno persino mostrato aumenti. Ma finora, nessuno aveva messo insieme i dati disponibili sui trend dell’abbondanza di insetti in tutto il mondo per studiare quanto siano diffuse e gravi le diminuzioni degli insetti. Fino ad ora».
L’analisi complessa ha rivelato un’elevata variabilità nei trend, anche in siti vicini tra loro. Ad esempio, nei Paesi in cui sono state condotte molte ricerche sugli insetti, come Germania, Regno Unito e Stati Uniti, alcuni sitii hanno subito un calo, mentre in altri abbastanza vicini sembra non vi sono cambiamenti o ci siano stati addirittura aumenti. Tuttavia, quando sono stati messi insieme tutti i trend in tutto il mondo sono state combinate, i ricercatori hanno potuto stimare come l’abbondanza totale di insetti stia cambiando in media nel tempo e hanno così scoperto che per gli insetti terrestri (insetti che trascorrono tutta la vita sulla terra, come farfalle, cavallette e formiche), c’è stata una diminuzione media dell’ 0.92% all’anno.
Il principale autore dello studio, Roel van Klink, dell’iDiv e dell’UL, evidenzia che «Lo 0,92% potrebbe non sembrare molto, ma in realtà significa il 24% di insetti in meno in 30 anni e il 50% in meno in 75 anni. Il declino degli insetti avviene in modo silenzioso e non ce ne accorgiamo da un anno all’altro. E’ come tornare nel luogo in cui sei cresciuto. E’ solo perché non ci sei stato da anni che improvvisamente ti rendi conto di quanto è cambiato, e troppo spesso non in meglio. Questo è estremamente grave, significa un quarto degli insetti in meno in 30 anni. E, poiché è una media, ci sono posti in cui è molto peggio di così».
Il declino degli insetti è stato più forte in alcune aree degli Usa (West e Midwest) e in Europa, in particolare in Germania. In generale, per l’Europa i trend con il passare del tempo sono diventati in media più negativi, con i declini più forti dal 2005.
I ricercatori tedeschi ricordano che «Nel riferire del “declino degli insetti”, i mass media si sono spesso riferiti al “fenomeno del parabrezza”: la percezione della gente che ci siano meno insetti schiacciati sui parabrezza delle loro auto rispetto a qualche decennio fa». Il nuovo studio conferma questa osservazione, almeno in media. Un altro autore Jonathan Chase, anche lui dell’IDiv e MLU, fa notare che «Molti insetti possono volare, e sono quelli che vengono distrutti dai parabrezza delle auto. La nostra analisi mostra che gli insetti volanti sono in media effettivamente diminuiti. Tuttavia, la maggior parte degli insetti è meno evidente e vive lontano dalla nostra vista: nel suolo, nelle chiome degli alberi o nell’acqua» e il nuovo studio ha analizzato anche i dati di molti di questi habitat nascosti, dimostrando così che «Oggi, in media ci sono meno insetti che vivono nell’erba e sul terreno rispetto al passato, in maniera simile agli insetti volanti. Al contrario, il numero di insetti che vivono nelle fronde degli alberi è rimasto, in media, sostanzialmente invariato».
Ma, nonostante si fosse convinti del contrario, gli studi sugli insetti che vivono (parte della) vita sott’acqua, come moscerini e mosche, hanno dimostrato un aumento medio annuo dell’1,08%, che corrisponde a un aumento del 38% in 30 anni. Questa tendenza positiva è particolarmente forte nel Nord Europa, negli Stati Uniti occidentali e, dai primi anni ’90, in Russia. Per Chase «Questo è un buon segno. Queste cifre mostrano che possiamo invertire queste tendenze negative. Negli ultimi 50 anni, in molti luoghi del mondo sono state prese diverse misure per ripulire i nostri fiumi e laghi inquinati. Questo potrebbe aver consentito il recupero di molte popolazioni di insetti d’acqua dolce. Ci fa sperare di poter invertire il trend per le popolazioni che attualmente stanno diminuendo».
Van Klink ha aggiunto: «Le popolazioni di insetti sono come tronchi di legno che vengono spinti sott’acqua. Vogliono venire a galla, mentre continuiamo a spingerli più in basso. Ma possiamo ridurre la pressione in modo che possano risalire. Gli insetti d’acqua dolce ci hanno dimostrato che è possibile. Tuttavia, l’aumento degli insetti acquatici non compenserà le perdite di quelli terrestri. Sono solo una frazione degli insetti terrestri, non più del 10%. L’area coperta da acqua dolce che abbiamo sulla terra è solo una piccola percentuale della massa terrestre totale, quindi il numero di insetti d’acqua dolce non sarà mai in grado di compensare gli insetti terrestri. Non è sempre facile identificare le cause dei declini e quindi le misure più efficaci per invertirle. E queste possono anche differire tra i diversi siti».
Un’altra autrice dello studio, Ann Swengel, del Dipartimento computer science della MLU, ha passato gli ultimi 34 anni a studiare le popolazioni di farfalle in centinaia di siti nel Wisconsin e negli Stati Usa vicini e sottolinea quanto siano complesse le tendenze dell’abbondanza osservata e cosa significano per un’efficace gestione della conservazione: «Abbiamo assistito a un tale declino, anche in molti siti protetti. Ma abbiamo anche osservato alcuni siti in cui le farfalle continuano a cavarsela bene. Ci vogliono molti anni e molti dati per capire sia i fallimenti che i successi, specie per specie e sito per sito. Molto è al di fuori del controllo di ogni singola persona, ma le scelte che facciamo ciascuno in ogni singolo sito contano davvero».
Anche se gli scienziati non sono stati in grado di dire con certezza perché siano emerse esattamente queste tendenze, sia negative che positive, fanno alcune ipotesi e, soprattutto, hanno scoperto che «La distruzione degli habitat naturali – in particolare attraverso l’urbanizzazione – è associata al declino degli insetti terrestri». Altri rapporti globali, come il Global Assessment dell’Intergovernmental science-policy panel on biodiversity and ecosystem services (Ipbes) pubblcato nel 2019 hanno indicato nel cambiamento nell’uso del suolo e della distruzione degli habitat le cause principali del cambiamento globale della biodiversità.
Van Klink conclude: «Dato che assistiamo a questi aumenti degli insetti d’acqua dolce, legati alla legislazione in vigore, ci auguriamo che se metteremo in atto i giusti tipi di legislazione per gli insetti terrestri, possiamo anche fare in modo che si riprendano. La cosa bella degli insetti è che la maggior parte di loro ha un numero incredibilmente elevato di prole, quindi se cambiamo l’habitat nel modo giusto li vedremo riprendersi molto velocemente».