Siccità: allarme in Veneto e cresce la preoccupazione in Emilia Romagna

Anbi: le piogge mitigano il deficit idrico in Basilicata e Puglia

[29 Aprile 2020]

Secondo l’Osservatorio ANBI sullo Stato delle Risorse Idriche, , «Si aggrava la situazione nei campi veneti: dopo settimane climaticamente miti, le colture hanno anticipato il ciclo vegetativo, ma le loro necessità irrigue non possono essere adeguatamente soddisfatte a causa di concessioni per prelievi idrici, inadeguate alla condizione di siccità, che si sta registrando quest’anno, pregiudicando i raccolti».

Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (ANBI), evidenzia che «E’ necessario che la Regione del Veneto riveda sollecitamente la modulazione delle derivazioni irrigue per far fronte alle criticità in atto, conseguenza dei  cambiamenti climatici –- In questo periodo, infatti, c’è disponibilità d’acqua nei fiumi, grazie allo scioglimento delle nevi in alta quota ed i bacini montani del  Veneto sono  mediamente  all’80% della loro capacità d’invaso. È un paradosso: i campi hanno sete ma, a causa di rigidità burocratiche, stiamo perdendo molta acqua dolce che, non potendo essere prelevata, dai fiumi va direttamente a mare».

Il caso più eclatante è quello del canale Lessinio Euganeo Berico (L.E.B.) la principale asta irrigua veneta, che distribuisce l’acqua dell’Adige su un territorio di oltre 350.000 ettari tra le province di Verona, Vicenza, Padova e Venezia. Andrea Crestani, direttore di ANBI Veneto, spiega che «Il Consorzio irriguo L.E.B. sta prelevando, in questi giorni, 21 metri cubi d’acqua al secondo e ad inizio Maggio potrà aumentare la derivazione fino a 25 metri cubi, ma è sempre troppo poco rispetto alle attuali necessità irrigue. In questo inizio di primavera, il bisogno d’acqua nelle campagne è pari a quello di Giugno-Luglio, quando la concessione di derivazione del Consorzio L.E.B. arriva a 34 metri cubi al secondo; stiamo dunque prelevando 13 metri cubi d’acqua in meno, rispetto a quanto previsto in un’analoga situazione, seppur in un periodo diverso dell’anno. L’acqua nell’Adige c’è, ma non possiamo prelevarne a sufficienza».”

L’Osservatori ANBI sottolinea che «E’ lo scioglimento delle nevi a caratterizzare l’attuale situazione idrica nel Nord Italia; a beneficiarne sono soprattutto i grandi laghi: pur rimanendo sotto la media stagionale sono in ripresa il lago Maggiore (55,1% di riempimento) ed il lago di Como (36,5%), mentre il lago d’Iseo, dopo mesi di sofferenza idrica, è al 66,4% della capacità d’invaso, sopra la media stagionale così come il lago di Garda (82,9% di riempimento). Di riflesso ne beneficia anche il fiume Po che, lasciato il Piemonte e dopo centinaia di chilometri in deficit rispetto allo scorso anno, torna in media al rilevamento di Pontelagoscuro verso il delta. Analogamente sono in ripresa idrica i fiumi piemontesi Dora Baltea, Tanaro e Stura di Lanzo».

Massimo Gargano, direttore generale di ANBI, aggiunge: «E’ una ricchezza però che, in assenza di bacini di stoccaggio, defluirà rapidamente verso il mare; sono risorse, che rischiamo di rimpiangere di fronte a mesi, che si preannunciano idricamente complicati – È auspicabile che i gestori idroelettrici dei laghi alpini invasino ora più acqua possibile da rilasciare, però, in caso di bisogno a valle».

Intanto cresce la preoccupazione per la situazione dei fiumi in Emilia Romagna: «sotto le medie mensili, ad eccezione di Panaro, nel modenese e Nure, nel piacentino; nelle stesse province, altresì, Secchia e Taro hanno raggiunto il minimo storico», dicono all’ANBI.

le piogge hanno invece lenito il grave deficit idrico in Puglia e Basilicata, dove però continuano a mancare rispettivamente 109 e 88 milioni di m3 negli invasi. A beneficiare delle precipitazioni sono stati soprattutto i bacini di Occhitto e Pertusillo (il suo livello è ora addirittura superiore all’anno scorso).

Resta largamente deficitaria la situazione idrica in Calabria e Sicilia (-62 milioni di m3 circa negli invasi dell’isola), mentre si conferma confortante l’accumulo idrico nei bacini della Sardegna, così come nell’Italia Centrale.