Gli Usa minacciano nuove sanzioni contro il gasdotto Nord Stream 2, è scontro con la Germania
L’ambasciatore Usa a Berlino: la Germania deve dare più soldi alla Nato e cessare di nutrire la bestia
[28 Maggio 2020]
Nord Stream 2 AG, l’operatore svizzero del nuovo gasdotto che collegherà Russia e Germania attraverso il Mar Baltico, ha condannato le minacce di nuove sanzioni da parte degli Usa contro le imprese che costruiscono e gestiscono le pipeline. La compagnia ha dichiarato che «Ogni minaccia di sanzione è una discriminazione illegale contro delle imprese europee. Siamo d’accordo con la Commissione europea sul fatto che le sanzioni extraterritoriali costituiscono una violazione del diritto internazionale e che le politiche e le pratiche dell’Ue non dovrebbero essere definite da quelle».
Nord Stream 2 e i partner del progetto continuano ad essere convinti che un avvio rapido del gasdotto «corrisponda all’interesse dei consumatori europei, alla sicurezza energetica europea e alla competitività economica dell’Ue». Il progetto Nord Stream 2 prevede la posa di due pipeline per una capacità totale di 55 miliardi di m3 di gas all’anno e gli Usa, che stanno cercando di esportare in Europa il loro gas liquefatto prodotto dagli impianti di fracking in crisi nera per la crisi Covid-19, fanno di tutto per impedirlo, spalleggiati dall’Ucraina e da altri Paesi dell’Europa orientale che si oppongono alla realizzazione del progetto sia perché temono di essere bypassati dal nuovo gasdotto, sia per la loro storica avversione alla Russia, come nel caso della Polonia.
A dicembre gli Stati Uniti hanno adottato il bilancio per la Difesa per l’anno fiscale 2020 che prevede sanzioni contro le imprese legate alla costruzione dei gasdotti Nord Stream 2 e Turkish Stream. La compagnia svizzera Allseas, incaricata di posare i tubi di Nord Stream 2, ha ritirato le sue navi dal Mar Baltico e la Russia sta portando avanti il lavoro da sola e spera di mettere in funzione e sfruttamento Nord Stream 2 al più tardi nel primo trimestre 2021.
La nuova polemica nasce da un’intervista concessa il 26 maggio al quotidiano tedesco Handelsblatt dall’ambasciatore statunitense in Germania, Richard Grenell, durante la quale ha avvertito che il Congresso Usa potrebbe presto adottare nuove sanzioni contro Nord Stream 2, sottolineando che, anche se ormai Donald Trump è in piana campagna elettorale, «L’adozione di nuove leggi ad hoc potrebbe essere effettuata rapidamente». Grenell ha detto chiaro e tondo che l’obiettivo di queste eventuali sanzioni è quello di impedire alla Russia di sfruttare il gasdotto, anche se non ha precisato quale potrebbe essere il nuovo tipo di sanzioni. L’ambasciatore statunitense ha anche rivolto un appello al governo tedesco a «ripensare fondamentalmente la sua politica riguardo alla Russia. La Germania non apporta sufficientemente denaro al budget della Nato e deve cessare di nutrire la bestia».
La risposta di Berlino è stata dura e la portavoce del ministero dell’economia tedesco, Maria Adebahr, ha detto all’Handelsblatt che «Nel momento in cui la pandemia di coronavirus esercita una pressione enorme sui Paesi di tutto il mondo non è il momento di montare la spirale dell’escalation e di minacciare delle nuove sanzioni extraterritoriali contrarie al diritto internazionale».
Successivamente, in un briefing con la stampa il 27 maggio, la Adebahr ha sottolineato che «Se parliamo di progressi concreti sul progetto, è logico contattare l’impresa. Per quanto riguarda le sanzioni, posso ripetere quel che ho detto ieri: a nostro avviso, non è tempo di innescare la spirale dell’escalation e di minacciare nuove sanzioni, abbiamo altri problemi».
La Germania aveva già criticato le sanzioni verso Nord Stream 2, che considera come un progetto economico e che quindi non può essere colpito da sanzioni extraterritoriali (magari Berlino farebbe bene a ricordarsene anche quando si accoda a sanzioni statunitensi contro altri Paesi) e, dopo le minacce di Grenell, la portavoce del governo federale tedesco, Ulrike Demmer, aveva subito dichiarato che la posizione della Germania riguardo a Nord Stream 2 resta immutata.