Covid-19: in America Latina e Caraibi rischio di grave insicurezza alimentare per 14 milioni di persone
Unicef e Save the Children: nel mondo a rischio povertà altri 90 milioni di bambini. In Europa più 44%
[29 Maggio 2020]
Secondo le proiezioni del World food programme (Wfp/Pam) «Quest’anno l’impatto socio-economico della pandemia di Covid-19 in America Latina e nei Caraibi potrebbe potenzialmente spingere circa 14 milioni di persone vulnerabili in una grave insicurezza alimentare» e questo solo nei Paesi nei quali è presente l’agenzia dell’Onu: Bolivia, Colombia, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Nicaragua, Perù, Repubblica Dominicana e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo dei Caraibi.
Secondo le stime, altri 10 milioni di persone potrebbero cadere in povertà e soffrire la fame in 11 Paesi della regione. «Nel 2019 – spiegano al Wfp/Pam – erano 3,4 milioni le persone che hanno sofferto di grave insicurezza alimentare, che significa trovarsi in una situazione simile all’emergenza dove non si riescono a soddisfare le esigenze alimentari di base sia in quantità che in varietà di cibo
Ad Haiti, il numero di persone colpite da grave insicurezza alimentare potrebbe passare da 700.000 a 1,6 milioni. La popolazione di migranti venezuelani in Colombia, Ecuador e Perù in grave insicurezza alimentare potrebbe aumentare da 540.000 a oltre 1 milione. Nel Corridoio Secco dell’America centrale, il numero di persone con grave insicurezza alimentare potrebbe potenzialmente arrivare a quasi 3 milioni, dagli oltre 1,6 milioni attuali. La stagione degli uragani nei Caraibi inizia a giugno, un ulteriore rischio per il quale i governi devono prepararsi.
». La proiezione si basa sul confronto tra le valutazioni della sicurezza alimentare effettuate nel 2019, un’analisi degli indicatori economici dopo lo scoppio dell’emergenza Covid-19 e i risultati delle indagini da remoto completate nel 2020 per verificare l’impatto della pandemia sull’accesso ai mercati, sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sostentamento. Per Miguel Barreto, direttore regionale del Wfp/Pam per l’America Latina e i Caraibi, sottolinea che «E’ fondamentale e urgente fornire assistenza alimentare al crescente numero di persone vulnerabili nella regione, nonché a coloro che contano su lavori informali. C’è ancora del tempo per evitare che la pandemia di Covid-19 diventi una pandemia della fame».
Ma l’analisi degli indicatori economici per il 2020 non è incoraggiante. L’United Nations Economic commission for Latin America and the Caribbean (ECLAC) prevede, a causa della pandemia, «una contrazione regionale media del -5,3 % per quest’anno. L’impatto di questa contrazione nell’attività economica può aggravare la già precaria condizione di milioni di persone vulnerabili che hanno bisogno di lavorare per avere accesso al cibo. Ciò è attualmente reso difficile se non impossibile dalle misure di restrizione ai movimenti e di quarantena». Le stime dell’ECLAC e dell’International labour organization sono negative anche per la perdita di posti di lavoro tra le classi povere e lavoratrici e sulla mancanza di reddito a causa della riduzione delle rimesse dall’estero.
Il Wfp/Pam «esorta i Paesi a fornire ulteriore sostegno ai beneficiari dei programmi nazionali di protezione sociale e ad estendere la copertura a più gruppi, come i migranti e le persone con lavori informali. Per rispondere rapidamente e su larga scala all’enorme sfida presentata dal Covid-19, alcuni Paesi hanno bisogno dell’assistenza delle istituzioni finanziarie internazionali e della comunità internazionale».
Secondo Barreto, «Lavorando insieme, possiamo ridurre il rischio di insicurezza alimentare e proteggere i paesi e le comunità più vulnerabili dagli effetti potenzialmente devastanti della pandemia».
Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle prospettive delle comunità colpite dal Covid-19, il Wfp/Pam ha lanciato la campagna #MissingThisMeal, «un’opportunità per mostrare solidarietà alle persone più vulnerabili agli effetti della pandemia».
Intanto, Unicef e Save the Children lanciano un nuovo allarme: «La pandemia potrebbe anche spingere quasi altri 90 milioni di bambini in più nella povertà familiare» e avvertono che «Senza un’azione urgente, il numero di bambini che vivono al di sotto della soglia di povertà nei paesi a basso e medio reddito potrebbe raggiungere i 672 milioni entro la fine dell’anno».
Quasi i due terzi dei bambini e degli adolescenti a rischio vivono nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale, ma «L’aumento più significativo, il 44%, potrebbe essere visto nei Paesi dell’ Europa e dell’Asia centrale, mentre in America Latina e nei Caraibi queste cifre potrebbero aumentare del 22%».
La direttrice esecutiva dell’Unicef, Henrietta Fore. È molto preoccupata: «L’ampiezza e la profondità delle difficoltà finanziarie tra le famiglie minacciano di far arretrare di anni di progressi nella riduzione della povertà infantile e di lasciare i bambini privi dei servizi essenziali. Senza un’azione concertata, le famiglie potrebbero a malapena passare alla povertà e le famiglie più povere potrebbero affrontare livelli di privazione che non si vedono da decenni».
Per questo, Save the Children e l’Unicef chiedono «L’ampliamento dei sistemi e dei programmi di protezione sociale, come trasferimenti di denaro, pasti scolastici e assegni familiari, nonché l’assistenza sanitaria universale». Inoltre, consigliano ai governi di «investire in politiche a favore della famiglia, ad esempio congedi retribuiti e assistenza all’infanzia».
Save the Children e l’Unicef evidenziano che «Alcuni Paesi hanno già preso provvedimenti di fronte alla pandemia» e fanno l’esempio dell’Indonesia, «dove un programma che fornisce assistenza mensile in contanti alle famiglie è stato ampliato per raggiungere 20 milioni di persone, mentre l’Argentina ha aumentato il suo programma di assegni familiari per bambini di 3.100 pesos, poco meno di 50 dollari. Anche Il Sudafrica ha aumentato l’importo della sua sovvenzione per il mantenimento dei figli e altri programmi di protezione sociale».